CRONACA

NUOVO CINEMA PARADISO LA LUNGA STORIA DEL CAPRICHO

Lo Stabilimento balneare costruito dall’imprenditore romano Domenico Cacciani nel 1959 e riconvertito in struttura commerciale dalla Società Calise, è ridotto quasi allo stato di rudere. Il Demanio marittimo lo “perseguita” da decenni, mentre nessun imprenditore ha voluto accollarsi un onere (forse) impossibile da gestire

La notizia di una probabile demolizione del noto complesso “Capricho de Calise” -ormai allo stato di totale annientamento- dopo l’abbandono della struttura ad un irreversibile degrado, ha richiamato alla memoria l’analoga vicenda del Cinema Paradiso egli uomini, ma anche dal corso della storia che non ammette sentimentalismi, soverchi battiti del cuore e imprese impossibili, ma soltanto una resa dei conti con la vicenda umana, sempre nuova eppure dagli aspetti immutabili come bene insegnano i “corsi e ricorsi” di Gianbattista Vico. Dopo il terremoto del 1883 fu lacerata l’anima a quelli del Maio che videro cadere sotto i colpi impietosi dei picconi le care sembianze della Parrocchia di Santa Maria Maddalena, colpita a morte da un’onda sismica terrificante che è passata alla storia universale come “Il Terremoto di Casamicciola”! Fu necessario demolire e non parlare più di ricostruzione in sito. Anche per il grandioso Ospizio Termale del Pio Monte della Misericordia, costruito nel 1604 a Piazza dei Bagni, sulle storiche Fonti del Gurgitello, fu necessario spianarlo completamente al suolo con la sua storia, i suoi ricordi e l’opera benefica che aveva contrassegnato due secoli di attività filantropica svolta a favore dei poverelli!

Uguale al “Capricho”, risparmiato dal terremoto, ma distrutto dall’indifferenza dei “paesani”, dal cinismo di chi non vede più nella struttura orientaleggiante una fonte di guadagno smodato e infine da un poco accorto insediamento urbanistico in quell’ottica di abusivismo a tutti i costi che ha contrassegnato molti decenni dell’attività edilizia isolana. Ho dedicato a questa vicenda oltre cento pagine di un “dossier” quasi completato ma non più destinato alle stampe per i noti accadimenti societari della Famiglia Calise: quasi una maramalderia inconcepibile, sebbene molte responsabilità della “brutta fine” del Capricho risiedano proprio in un modus vivendi imprenditoriale che ha finito per dare il colpo di grazia ad un complesso che DEVE essere demolito per fare giustizia di tutto e di tutti! La storia del Bagno Marino è facile e si dipana su due caposaldi: La realizzazione dello Stabilimento in pieno arenile (1959) sulle “fondamenta” dell’esistente Bagno Marino “Elena” e il cambio di destinazione in Esercizio Commerciale, Tea Room, Pizzeria, Ristorante, Piano Bar e night club attraverso lavori di trasformazione architettonica e logistica (anno 1968) su progetto dell’estroso arch. Ugo Cacciapuoti, noto professionista dell’epoca per aver realizzato le più belle ville isolane.

Tempi grami per Casamicciola, uscita poverissima dal secondo conflitto mondiale; con le Terme in leggera ripresa e gli alberghi ormai abbondantemente superati da una nuova concezione dell’Accoglienza. Il sindaco Antonio Castagna, al suo primo mandato dopo le fallimentari esperienze Monti-Vitale, aveva in animo di rilanciare le sorti turistiche del suo paesello, ma non contava ancora niente nel Partito Democristiano di Stefano Riccio, Rubinacci, Titomanlio e, poi, Silvio Gava. Dunque si affidò anima e corpo nelle mani di uno speculatore della Ciociaria, tale Domenico Cacciani, che era sbarcato a Casamicciola per investire un po’ di denaro e trarne vantaggi economici. Presentò ad Antonio Castagna tre progetti mirabolanti per poter entrare nelle grazie degli amministratori locali e offrire un’immagine di sé rassicurante di illuminato imprenditore e di ammiratore delle bellezze dell’Isola Verde! Trattavasi della costruzione di un grande Albergo di lusso da costruire sulla sommità del Bosco della Maddalena – comprensorio verdeggiante di 250.000 mq. quadrati di area montana comunale-, della realizzazione di un Bagno Marino sulla spiaggia di Casamicciola e, tenetevi forti amici Lettori, della costruzione di una funivia per il monte Epomeo. Il tutto senza possedere nemmeno un metro quadrato di terreno, tanto alle aree da urbanizzare ci avrebbe dovuto pensare il sindaco Castagna. Inutile dire che dei tre progetti soltanto il bagno marino vedrà la luce, dopo anni di guerre e di denunce dell’opposizione consiliare e di privati cittadini schierati contro gli attacchi concentrici e indiscriminati al Territorio senza un benchè minimo straccio di licenza edilizia! L’albergo nel bosco della Maddalena si fermò alle casseformi in legno dopo l’intervento del ministero Agricoltura e Foreste; la funivia, neanche a parlarne, perché la Soprintendenza giudicò quei forsennati “matti da legare”; soltanto il Bagno Marino – fonte di futuri malanni – si traduceva in realtà grazie alle iniziative ideate da Castagna come ad esempio l’attribuire all’arenile la particella catastale n. 125, del Comune, in luogo delle particelle n. 1134, 1135 e 361 appartenenti al Demanio Marittimo!

Presunta manipolazione per legittimare l’intervento del Cacciani e liberare dalle responsabilità il Comune, sottoscrittore di una Convenzione diretta ad assicurarsi la proprietà dello Stabilimento Balneare allo spirare del trentesimo anno di attività gestionale privatistica! Sul filo di tale trastola si è dipanato il lunghissimo braccio di ferro fra il Comune e il Demanio Marittimo; quest’ultimo deciso ad ottenere…miliardi di vecchie lire per indebita occupazione della proprietà demaniale dalla struttura balneare costruita dal Cacciani in piena spiaggia. Ma torniamo agli antefatti per meglio delineare la storiella del Capricho de Calise in tutte le sue ambigue concatenazioni. Dopo un batti e ribatti fra gli oppositori del progetto e i suoi sostenitori, finalmente lo Stabilimento Balneare riusciva a gettare i pilastri in cemento armato nella…sabbia dell’ex Bagno Elena, demolito e indennizzato con pochi spiccioli rifilati a quel povero diavolo di gestore storico! Dalle foto pubblicate in questo Servizio (rarissime e messe a disposizione da un collezionista!) si può notare il vecchio Bagno Marino in legno che occupa uno spazio ben definito della spiaggia come punto di riferimento in linea d’aria con il rettangolo dell’area di Pattinaggio che confina con la particella n. 125 del Comune. Sulla stessa spiaggia compare dopo alcuni mesi la nuova struttura in cemento armato. Occupa una superficie coperta di 1200 metri quadrati e un’area pertinenziale scoperta di circa 350 metri quadri insistenti sulle particelle Demaniali n.ri 1134, 1135 e 361.

Con il nome d’Insegna “Il Gabbiano”, Domenico Cacciani gestì la struttura balneare per nove anni fin quando non decise di mollare tutto e tornarsene nella terra d’origine. Il sindaco Castagna – preso di contropiede – corse ai ripari e ne ideò un’altra delle sue: affidare il Bagno Marino alla Famiglia Calise che gestiva fin dal 1925 il prestigioso Bar-Pasticceria in piazza Marina, orgoglio della cittadina termale e meta di villeggianti e forestieri provenienti da tutta l’isola. Il cav. Ciccio Calise non si dimostrò di grande entusiasmo per la gestione di un… Bagno Marino, lontano mille miglia dalla tradizione familiare, ma quel…volpone di Emiddio -che aveva raccolto in pieno l’eredità paterna e aveva aperto con grande successo un Bar Pasticceria nella pineta di Ischia- accettò di buon grado la proposta Castagna ma a condizione di stipulare una Convenzione con il Comune diretta ad un cambio di destinazione del Bagno Marino per l’esercizio di bar, pizzeria, ristorante, tea-room, e night club. Il tutto da ospitare in una nuova struttura architettonica di prim’ordine su progetto dell’arch. Ugo Cacciapuoti. La cosa andò felicemente in porto ed Emiddio chiamò il nuovo locale “Capricho de Calise”, come a giustificarsi per quel “colpo di testa” un po’ azzardato che aveva richiesto parecchi soldoni e, naturalmente, l’assunzione di un bel numero di personale per la gestione del grande complesso turistico.

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Ad onor del vero va detto che il Capricho funzionò per alcuni anni alla perfezione, richiamando una buona clientela da tutta l’isola e puntando sulla colonia villeggianti di Casamicciola che affollava per tutta l’estate le ampie sale ristorante, tavola calda, pizzeria e piano bar, con bellissima vista sul mare e il porto turistico. E poi non bisogna dimenticare che il sindaco Castagna si era…”rovinato” per questi suoi…amici Calise, “regalando” loro la gestione annua a 300.000 lire e chiudendo gli occhi sugli orari, le chiusure invernali, l’entità del personale, i prezzi liberi e pure le tasse sulla spazzatura. Ma non sempre le ciambelle riescono col buco. Dopo la stagione dei veleni che mandò in prigione il sindaco Nicolino Barbieri, la nuova amministrazione di “Sinistra” attenzionò proprio Il “Capricho” e aumentò il canone a dieci milioni di lire annue spezzando in tal modo un rapporto privilegiato che si era consolidato fra esponenti malavitosi della maggioranza DC e la società Calise, allo scopo di mantenere in piedi i privilegi goduti in tanti anni dietro compensi di varia natura.

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Una mostruosa catena di cause contro il Comune si scatenerà dopo il 1989, data di scadenza della Concessione trentennale e incameramento automatico dei Beni detenuti dai Calise. Passare in rassegna la montagna di opposizioni, ricorsi e rivendicazioni della società Calise sul cespite “Capricho” è impresa impossibile che esula dalle linee generali della nostra storia. Basti ricordare che fra richieste risarcitorie, mancati pagamenti di canoni, affidamento provvisorio della gestione ai Calise per il solo periodo estivo e produzioni di sfratto coattivo da parte del Comune, si consumarono anni di esasperante conflittualità culminati poi con il “getto della spugna” della società Calise e la consegna del complesso in cattivo stato di conservazione nell’anno 2008!

Perché dopo un braccio di ferro durato 19 anni, i Calise si arrendevano rinunciando ad una gestione che poteva ancora fruttare qualche soldino in tutti gli anni Novanta e Duemila? Semplice. L’anno prima (2007) si era affacciato dalle nostre parti l’Agenzia del Demanio Marittimo, quel Centimano addormentato, che di tanto in tanto si desta dal lungo torpore letargico per “ricordare” a tutti quelli che credono incautamente di godere ancora – a distanza di ben sei secoli dai cosiddetti “Diritti Aragonesi”- prerogative su Lidi, spiagge, scogliere, promontori e battigie varie. Male gliene incolse in quel periodo (e successivi) a Ischitani e Santangiolesi che si erano appropriati anche delle onde del mare per fare affari d’oro sull’altrui proprietà. Dicevamo che nel 2007 calava in Piazza Marina il Demanio Marittimo nelle persone del geom. Vincenzo Quagliuolo e arch. Marianna Bocchetti per misurare con il metro e il compasso l’intero Capricho, dai tetti ai sottoscala e stabilire -leggi alla mano- l’indennità di occupazione abusiva di suolo demaniale da corrispondere allo Stato, considerato che Cacciani e Antonio Castagna avevano barato sulle particelle catastali dichiarando il falso! I due segugi dell’Agenzia delle Entrate fecero il loro lavoro con scrupolo e precisione e dopo una decina di giorni da quella incursione, mandarono una sfogliatella calda, calda al sindaco D’Ambrosio, scrivendo, nero su bianco, che il Comune di Casamicciola era tenuto al pagamento di due milioni di euro tondi, tondi per aver occupato illegittimamente con il Bagno Marino buona parte dell’arenile ed esattamente le particelle catastali n.ri 1134, 1135 e 361 e non già la particella comunale n. 125.

La mazzata del Demanio mise in fuga tutti gli “addetti ai lavori”; ne sa qualcosa l’avvocato Felice Laudadio a cui spettò l’ingrato compito di “rassicurare” gli…occupatori abusivi della spiaggia e metterci una pezza a colori attraverso un corposo “parere legale” recapitato in data 25.6. 2008 -strano caso del destino- nelle mani dell’ing. Gaetano Grasso, granitico Capo dell’UTC, ancora oggi in attività di servizio (dicono gratis!) in quel di Casamicciola! Torniamo a bomba. Il Capricho, dopo tanto battagliare, era tornato dunque nella disponibilità del Comune che pensò subito di farlo fruttare alla faccia del Demanio e delle sue pretese miliardarie. Un sindaco saggio e prudente avrebbe dato di mano ad una ruspa e vai con Dio; ma quelli che si sono passati la fascia tricolore con notevole faccia di bronzo erano e sono di scorza dura: leggi, regolamenti, diritti di proprietà, retta gestione della Cosa Pubblica sono un optional, anche se poi qualche dispiacere (vedi Corte dei Conti) è arrivato anche a Casamicciola, con pagamenti milionari che hanno fatto piangere diversi “primi cittadini” poco accorti , ma molto disinvolti!

Ebbene tutta la pratica Capricho passava sulle spalle del povero ing. Ferdinando Formisano, un burocrate coi fiocchi, un esperto di gare di appalto, vendite all’incanto procedure urbanistiche e alienazioni di Beni comunali. Siamo arrivati al 2012 e Formisano ha confezionato la bellezza di tre Bandi di Gara in successione per l’assegnazione del Complesso Commerciale ex Calise al miglior offerente, ovvero 185.000 euro annui e passa la paura! Le gare vanno deserte; gli imprenditori non ne vogliono sapere di quel bell’anatroccolo che evoca soltanto sciagure! Ormai il Capricho non tira più. Casamicciola ha subìto la mazzata demaniale, il nubifragio del 2009 e quattro commissari prefettizi che hanno fatto terra bruciata sulle povere casse comunali. Le Società Partecipate sono a pezzi, nel Porto Turistico, oltre a un certo Gino Razzano, ci mangiano anche i topacci di fogna e a Piazza Bagni, l’ultimo Stabilimento Termale ha tirato le cuoia per far posto ad un Supermercato.

Si prepara il de profundis per il Capricho; chiuso, sbarrato, con i primi calcinacci a cadere, la cupola moresca sfondata, le mattonelle verdi invetriate a pezzi e gli infissi marci. Viene racimolato qualche spicciolo per interventi di manutenzione ordinaria affidati a una Ditta privata onde evitare il crollo dei solai e, dulcis in fundo, ecco arrivare il Terremoto del 2017 che manda in tilt il palazzo Bellavista! Il sindaco GB Castagna non si fa pregare troppo e sposta tutta la mercanzia municipale nel Capricho, sezionato con muretti, pareti di compensato e altri separè che ne sfigurano gli ampi saloni e la vista-mare! E’ qui che il sindaco del Terremoto riceverà il commissario all’Emergenza Grimaldi, i due alla Ricostruzione Schilardi e Legnini, il ministro Di Maio, De Magistris De Luca e pure gli…Elemosinieri del Vaticano!

La triste storia del Capricho volge al termine. Con l’arrivo del nuovo sindaco Giuseppe Ferrandino il “Nuovo Cinema Paradiso” viene abbandonato per la Sede del Convento dei Passionisti che ospiterà il Municipio in attesa di tempi migliori. Intanto il sindaco ha espresso la volontà di rifare e ripensare il Capricho, che evoca ormai soltanto disastri clamorosi e un nuovo… Monte della Misericordia! Si parla di sistemazione della Piazza Marina, ampliata e aperta verso il mare e il Porto Turistico e l’eliminazione di quel malanno che nessuno vuole, nessuno cerca e nessuno è in grado di ristrutturare a colpi di milioni. Si è parlato di demolizione e sono in tanti a opporsi a questa ipotesi (adombrata anche dal commissario Legnini) fra cui Peppino Mazzella che vga raccogliendo firme per salvare un “luogo della memoria” dalle ruspe municipali. Che dire al riguardo? C’è la possibilità di “calmare” il Demanio Marittimo e scongiurare la mazzata di sei miliardi di vecchie lire da pagare per occupazione abusiva di suolo demaniale? Sono disponibili milioni di euro per mettere in sicurezza lo stabile “Capricho” che viene giù a pezzi malgrado il parziale intervento di restauro di quattro anni fa? Ci sono in circolazione Imprenditori coraggiosi e capaci di accollarsi oneri enormi, in una Casamicciola economicamente morta?

Peppe Mazzella dovrà rispondere a questi interrogativi insieme ai sottoscrittori del “salvataggio” di un piccolo pezzo della storia locale e dovrà assumere la responsabilità derivante da un atteggiamento di faciloneria, come avvenne per il passato per il “museo” Bellavista e quello tutto da ridere dell’ex Osservatorio Geofisico, con le cartuscelle appese alle scale del Municipio, i crocefissi mortuari dell’ineffabile Di Massa, e il rovinio di due strutture che hanno tirato le cuoia con cause e causette ancora in predicato! Non vorrei dover vedere il Capricho di Emiddio Calise che “misura il tempo” come il Pio Monte della Misericordia; una misura di orrore che segna la miseria di una generazione senza sentimenti e senza vergogna.

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