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Pascale: «Speso un patrimonio, si risolva il problema degli alloggiati negli alberghi»

ISCHIA. Un’ordinanza che possa dare un termine entro il quale lasciare l’albergo a chi prima del sisma era in fitto. Questa l’idea del commissario per l’emergenza che starebbe valutando le modalità per porre in essere questo provvedimento. Ogni mese, infatti, una famiglia di quattro persone che vive in albergo per aver perso la casa nel terremoto del 21 agosto 2017 costa alle casse dello Stato circa 5mila euro. Il cas- contributo di autonoma sistemazione – per una famiglia composta da quattro persone costa è pari a 700 euro. Al 22 dicembre (ultimo dato utile ed ufficiale) erano ancora 280 le persone che vivevano in albergo. Troppi se consideriamo che le case certamente non c’è un’emergenza abitativa sull’isola di Ischia. Né il commissario straordinario per l’emergenza né la sua struttura posso ‘requisire’ le abitazioni, o obbligare un proprietario a fittarla a chi ha perso la propria con il sisma. Un proprietario di casa instaura con il proprio affittuario un rapporto privato nel quale il Commissario straordinario, non può entrare. Se il privato non vuole fittare una casa, non può essere ‘obbligare’.  Chi in passato, ovvero prima del sisma, aveva una casa in fitto non ha alcun interesse a cercarsi una nuova casa e lasciare l’albergo. A loro è stata data una sistemazione gratuita con tanto di pasti. Queste famiglie hanno un notevole risparmio: non pagano l’affitto, le bollette e non fanno la spesa. È una convenienza dal punto di vista economico e non lasceranno mai l’albergo.  Già qualche mese fa Susy Capuano lanciava l’allarme: “Dopo oltre un anno credo che per gli affittuari sia arrivato il momento di rendersi autonomi. Sono stati ospiti dello Stato già per troppo tempo. Per loro non cambierebbe nulla. Come pagavano un fitto prima del 21 agosto dello scorso anno, tornerebbero a pagarlo. Deve essere reciso questo cordone ombelicale. Deve esserci una differenza tra il proprietario di casa che ha fatto un investimento per l’acquisto dell’abitazione e semmai (come me) per ristrutturarla. Ed oggi si trova in questa assurda situazione. Deve esserci una differenza. L’assurdità è che queste persone pretendono una casa. Cioè vorrebbero grazie al terremoto qualcosa che prima non avevano. Un’assurdità”. E proprio per colmare quest’assurdità sarebbe in itinere un’ordinanza che imporrebbe un tempo massimo entro il quale gli ex fittuari devono lasciare gli alberghi e trasferirsi in una casa andando a percepire il contributo di autonoma sistemazione. Attualmente coloro che vivono in albergo costano alle casse dello Stato, attraverso il commissariato per l’emergenza, circa 10mila euro al giorno pari a poco meno di 300mila euro al mese. “E’ troppo soprattutto se consideriamo che tra queste persone ci sono tanti, anzi troppi, che non hanno l’orgoglio di cercarsi una casa”.

Non usa mezzi termini il sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale. “Al momento già sono stati spesi oltre 24 milioni di euro per l’assistenza. È davvero troppo”. E continua: “Non va bene. Il problema è che non c’è l’impegno massimo per andare a trovare un’autonoma sistemazione ed uscire dagli alberghi per tante persone. E così ci ritroviamo in questa situazione che reputo grave perché c’è un dispendio economico importante da parte dello Stato”. “Questa situazione – tuona Pascale – non può durare all’infinito”. Il primo cittadino ammette che “nella fase iniziale, ovvero nelle primissime settimane dopo il sisma, c’è stata una speculazione da parte di chi avrebbe voluto fittare le case a prezzo fuori mercato. Ma oggi questa situazione non c’è più. Sono passati 17 mesi dal sisma e non è possibile vivere in albergo anche perché la vita non è una vacanza”. Accoglie con favore il provvedimento che potrebbe operare una distinzione tra i proprietari e gli inquilini per dare a questi ultimi un termine massimo entro il quale lasciare gli alberghi e trasferirsi nelle case. “Gli inquilini devono avere uno ‘stimolo’ per lasciare l’albergo. Questa situazione non è più sostenibile. Non voglio pensar male, ma credo che ci siano alcune famiglie che si siano adagiate in questa situazione”. Il riferimento è a chi in passato aveva una casa in fitto ed oggi, alloggiando in albergo, risparmia il pagamento del canone abitativo, le utenze e non fa la spesa. La sistemazione in albergo, infatti, è all inclusive. “Ma queste persone – precisa Pascale – devono essere più collaborative nel cercare una casa. Non credo che non hanno trovato una casa. Non è possibile. Questo comportamento non depone bene perché non danno una mano nella gestione sisma”. Anche a costo di sembrare impopolare Pascale non usa mezzi termini: “I fittuari devono lasciare gli alberghi. In questo modo diminuiscono i dell’emergenza. I soldi pubblici destinati al sisma potrebbero essere spesi in modo diverso, anche nel rispetto di chi ha maggiormente bisogno. L’assistenza, che sia l’albergo o il cas, non certo verrà meno nemmeno con la fine dell’emergenza”. E conclude Pascale con un esempio pratico: “Ad oggi per il pagamento di chi vive in albergo sono stati spesi milioni di euro. Soldi che potrebbero essere investiti, ad esempio, nella messa in sicurezza dei fabbricati prospicienti su pubblica via. Ci sono famiglie, infatti, le cui case non hanno subito danni dal sisma ma che non possono accedere alle proprie abitazioni perché sono all’interno della zona rossa. Ecco, con i soldi risparmiati per chi vive in albergo, si potrebbe partire da lì”.

Francesca Pagano

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