CULTURA & SOCIETA'

Autismo, Esposito: «Passi avanti, ma occorre una presa in carico globale»

Facciamo un punto della situazione. Oggi si parla sempre più spesso di Disturbo dello spettro autistico. Perché è in aumento? Qual è la situazione sull’isola di Ischia rispetto a qualche anno fa?

«Rispetto al passato, esistono più strumenti diagnostici e sempre più accurati. Quindi ci sono più diagnosi. Sul nostro territorio esiste un livello di incidenza del disturbo piuttosto importante, una casistica alta, rispetto alla media nazionale. Le cause sono affidate alla ricerca, ancora in corso.»

Da un punto di vista di assistenza e servizi sanitari, qual è la situazione sul nostro territorio?

«L’assistenza non è ancora sufficiente. Gli unici trattamenti che vengono attualmente erogati sono quelli convenzionali, quindi la classica logopedia e la psicomotricità. Oggi, però, il concetto di riabilitazione si è evoluto, subendo una notevole trasformazione. Quando si parla di riabilitazione, nei casi di disturbo dello spettro autistico, si fa riferimento a un progetto di vita. A un intervento che possa garantire dei percorsi a 360° attuati attraverso strategie di rete. Sicuramente l’assistenza psicoeducativa è ancora piuttosto deficitaria.»

Quali sono gli attori di questa rete chiamati in causa?

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«La scuola, le associazioni, la famiglia, il territorio in generale. Quindi la costruzione di un tessuto sociale che possa essere accogliente, inclusivo. La nostra associazione è riuscita proprio in questo: negli ultimi due anni siamo riusciti a costruire una rete molto importante. Abbiamo protocolli di intesa in quasi tutte le scuole dell’isola, tra primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado, che ci permette di realizzare interventi mirati all’interno del contesto “classe” che possano permettere il raggiungimento di obiettivi inclusivi importanti. Abbiamo protocolli e progetti con associazioni sportive del territorio, un laboratorio di musicoterapia per lo sviluppo di strumenti di affermazione personali e sociali nel “Dono di Marianna”, struttura per l’accoglienza donata da Annarita Ferrara e suo marito. Insomma, una rete decisiva di cui siamo certamente orgogliosi. Ma c’è tanto altro ancora da realizzare.»

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Quali sono i bisogni primari delle famiglie? Che risposte dobbiamo dare?

«Una presa in carico globale. E ciò di cui le famiglie necessitano maggiormente, perché le difficoltà sono quelle legate all’inclusione: i percorsi scolastici, le attività extramurali, la costruzione di rapporti sociali che possano accompagnare questi ragazzi nel corso della loro esistenza. E’ ciò che maggiormente viene richiesto alla nostra associazione: attuazioni di interventi basati su evidenze scientifiche, quindi con risultati che possono essere successivamente valutati attraverso criteri oggettivi e non soggettivi.»

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