CRONACA

Pegaso, il processo alla stretta finale

Iniziano oggi le discussioni conclusive nel lungo dibattimento relativo al fallimento della società che gestiva la raccolta dei rifiuti nel comune di Forio fino al 2007

È arrivato allo snodo decisivo il lungo dibattimento nell’ambito del processo per il fallimento della società Pegaso. Stamane, dinanzi al collegio C della settima sezione penale del Tribunale di Napoli, presieduto dal giudice Di Stefano, toccherà al pubblico ministero formulare le proprie conclusioni e inoltre le relative richieste al Tribunale. Se il tempo lo consentirà, anche la difesa di uno dei due imputati potrebbe articolare la propria discussione finale, dopo di che il collegio verosimilmente fisserà una nuova udienza per le conclusioni dell’altra parte.

A quel punto, i giudici potranno emettere il verdetto, almeno in questo primo grado, su una vicenda annosa come poche. La Pegaso era la società che deteneva il servizio di gestione rifiuti a Forio fino al 2007, per poi essere dichiarata fallita quattro anni dopo. Unici imputati, Franco Monti e Salvatore Serpico, chiamati a dimostrare la propria estraneità in un processo nato su contestazioni che chiamano in causa la capacità valutativa degli amministratori e dunque su un piano estremamente scivoloso, al punto che, in sede di udienza preliminare, quasi tutti gli imputati vennero prosciolti perché secondo il magistrato il collegio decadde dalla carica prima della creazione della nuova società (Torre Saracena) che poi si accollò la raccolta dei rifiuti, mentre i nuovi amministratori espressero il loro consenso al “passaggio” di tale servizio al nuovo soggetto giuridico. Una decisione che avrebbe comportato la necessità, secondo il gip, di un approfondimento dibattimentale. Fu quindi accolta la richiesta del Pubblico Ministero per Pietro Russo, prosciolto insieme all’intero collegio sindacale, composto da Enzo Ferrandino, Oscar Rumolo, Domenico Miragliuolo e Antonio Siciliano: per il Gip i componenti dell’organo societario non avevano commesso il fatto, che per l’accusa consisteva nell’aver omesso dolosamente la dovuta vigilanza, contabile e gestionale, oltre ad aver redatto mendaci relazioni sindacali che in definitiva avrebbero celato la reale situazione societaria provocandone fraudolentemente la bancarotta.

Franco Monti

Gli unici rinviati a giudizio furono quindi Franco Monti e Salvatore Serpico, amministratori della società durante gli anni in cui si consumò il lento decorso finale prima del definitivo fallimento della Pegaso. Il curatore fallimentare della Pegaso, l’avvocato Bocchini, lanciò accuse verso essi, sottolineando l’impossibilità di fronteggiare i costi del servizio per mezzo di un canone manifestamente insufficiente e affermando che la situazione era chiarissima sin dalla fine degli anni ’90. Secondo il curatore, l’ultimo amministratore della società avrebbe la responsabilità di non aver posto tempestivamente fine allo stillicidio dichiarando il fallimento della società, contribuendo quindi al pesante aggravamento della già enorme situazione debitoria. Accuse decisamente respinte dalla difesa, che nella primavera scorsa chiamò a deporre l’ultimo testimone della propria lista, il dottor Antonio Bernasconi, che rivestì il ruolo di direttore amministrativo della società nel periodo in cui Franco Monti era sindaco di Forio.

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