CULTURA & SOCIETA'

Perseguitati dal 17: non è vero….Ma ci credo!

Piccole e grandi superstizioni che “ingabbiano” tra l’altro anche il più longevo ente di volontariato di Ischia

Alzi la mano chi non è mai rimasto soggiogato dai riti apotropaici. Da quelli più semplici, comuni, diffusi (incrociare le dita, toccare ferro, grattarsi le parti intime, sfiorare la gobba di un vecchietto, mangiare lenticchie, raccogliere uno scarabeo) a quelli più “elaborati” (farsi preparare un siero magico, mettere il dentino di un bimbo sotto il cuscino, richiedere un oroscopo “personalizzato”). Secondo i testi sacri dei popoli indiani Arii del XX sec. a.C. – ripresi dalle dottrine induiste, buddiste, giainiste – per “Karma” s’intende l’agire, in antitesi con la malasorte, secondo lo schema “causa-effetto”. Principio strettamente connesso al “Moksha”. Sia sotto il profilo spirituale che soteriologico, come condizione di una “condizione superiore”. In India, simboleggia il “Ganesh” – Dio dell’abbondanza e prosperità – una testa di elefante. Fondamentali, nella cultura classica, il mito dei licantropi (di solito, semplici umanissimi “serial killers”) e gli Oracoli. Tra le figure più note: Amaltea (Sibilla Cumana) Olimpia, Dodona. L’equipollente dell’oracle (o meglio del suo “intermediario”) – per le tribù nativo-americane, nel 1800 – si rinviene nello sciamano, originario della Siberia (“anello di congiunzione” col mondo degli spiriti, con poteri di “curatore” dei malati) ovvero al “profeta” o “indovino” nel mondo paleocristiano.

IL TEMPIO DI APOLLO E LA BUONA SORTE

L’oraculum consisteva in un’entità metafisica, fonte di saggezza, profezie infallibili, in grado di leggere il futuro. Nell’Antica Grecia, pagana, la Divinità si manifestava e poteva essere consultata, prima di assumere decisioni importanti – dai semplici cittadini, come dai re – attraverso speciali prelati. Similmente agli idoli tibetani, col supporto del Dalai Lama. Il Tempio di Apollo appartiene al mito, avendo ospitato il famosissimo Oracolo di Delfi. Esso predisse la fondazione di Siracusa, Crotone. Attraverso la sacerdotessa – ispirata da Apollo – Pizia (oggi la definiremmo “medium”) il Sommo Indovino sovente si esprimeva in guisa criptica, enigmatica, ambigua. In modo da non perdere la credibilità, se gli eventi prendevano pieghe diverse dagli iniziali vaticini. Nella mitologia greca, la Giustizia veniva rappresentata da una Dea Bendata (la titanide “Demi” o, sua figlia “Dike”) – munita di stadera, spada – a simboleggiare l’equità ed imparzialità delle decisioni. Le sorelle di Dike erano: Eunomia (la legalità), Eirene (la pace). Inoltre, nel mondo ellenico, la Dea Tiche – figlia di Teti – costituiva la personificazione della buonasorte: “Fors Fortuna”, onorata il 24 giugno. Gli astronomi hanno denominato “Fortuna Tessera” una vasta area del Pianeta Venere.

IL CULTO DEI MORTI E IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA “SALUTE”

Notorio il culto dei morti per gli Egizi, i Micenei, gli Achei. Questi ultimi socializzavano coi “trapassati”, i quali conoscevano il futuro, ma non gli accadimenti contemporanei. Nell’11° libro dell’omerica Odissea, Ulisse scende nell’Ade (Lago d’Averno). Incontra l’indovino Tiresia, la madre Anticlea, alcuni eterni eroi della guerra di Troia. Maya ed Aztechi, invece non ritenevano le anime dei defunti “perpetue”.

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Dopo uno starnuto, si grida “salute”! Durante l’epoca della pestilenza, si pensava che l’anima uscisse dal corpo, grazie alle violente espirazioni, tramite le vie nasali.

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Soprattutto nel Sud Italia, su queste imbarazzanti credenze (maledette dal Voltaire) frutto di retaggi medievali – che ancora, in parte, sopravvivono – giocarono, per lustri, Wanna Marchi, il “mago do Nascimento” – sedicente Nostradamus – i loro epigoni, truffando centinaia di migliaia di ignavi cittadini, persino laureati. Ma tuttoggi, a venti anni dall’arresto della teleimbonitrice bolognese – condannata, in via definitiva a 9 anni e sei mesi di reclusione, per associazione a delinquere, estorsione, truffa – maghi, santoni, sensitivi, negromanti, paragnosti, esorcisti, aruspici, illusionisti, cartomanti, chiaroveggenti, astrologi (per la Cassazione n. 10609/2021: “ciarlatani, fuorilegge”) conseguono affari d’oro, nel Belpaese.

Per tentare di scoprire le origini delle “popular beliefs”, bisognerebbe tornare alla notte dei tempi. Fermo restando che, molti dei personaggi – appartenenti al mondo dello spettacolo, sport, teatro – i quali, in pubblico, assumono atteggiamenti sprezzanti, insofferenti, spavaldi “contro il malocchio” – nell’intimo nascondono spesso delle sottili “prudenze”. Celeberrimo il caso di Paolo Stoppa (1906-1988). Il caratterista romano era terrorizzato, durante le esibizioni teatrali o le riprese cinematografiche, dal colore viola (l’esposizione di una stola violacea, da parte dei sacerdoti medievali, durante la Quaresima, stava ad indicare il divieto di tenere spettacoli ludici). Nel corso della stessa Quaresima, dedicata alla penitenza (dal mercoledì delle ceneri, al Sabato Santo: 40 gg.) come noto è proibito mangiare la carne rossa. Stimolerebbe la libido, evocando feste o celebrazioni. Il codice di diritto canonico del 1917, contemplava il divieto, per i fedeli, di consumo carneo – con esclusione del pesce – dai 7 anni d’età in sù. Secondo talune “fantasies”, i frutti di mare andrebbero gustati nei mesi che contengono la lettera “R”. La leggenda nasce nei secoli in cui non esistevano i frigoriferi. Pertanto, il consumo dei bivalvi, pure crudi – nei periodi meno afosi – ne garantiva la corretta conservazione. Risalirebbe all’Impero Mongolo, la tradizione connessa al “lucky red” (il rosso allontanava il “Nian”, una bestia predatrice). Chi rinuncia, nelle ore serali, ad indossare biancheria intima purpurea a Capodanno? “Rosso di sera, bel tempo si spera”!

LE SCARAMANZIE PIU’ E MENO STRAMBE NEL MONDO DELLO SPETTACOLO

L’attore americano Richard Gere – vincitore del “Golden Glode 2003” – non esce mai di casa, senza un pezzo di cristallo in tasca. John Travolta, ogni 31 dicembre mangia un branzino, senza privarlo delle scaglie. Colin Farrell il primo giorno delle riprese, dei novelli films che interpreta, indossa sempre gli stinti boxer bianchi. Saltimbanchi e campioni dello sport sono accomunati dallo strillo liberatorio: “merda, merda, merda”! Il vezzo risale al 1800, quando i nobili europei andavano a teatro con le carrozze, trainate dai cavalli. La concentrazione di escrementi equini, nei pressi dei luoghi della cultura, stava a significare un’alta presenza di spettatori, quindi un gran successo! Per le stesse ragioni è segno di “buon augurio” calpestare, per strada, escrementi animali o essere colpiti, dall’alto, dai residui della digestione di un piccione. Evitare, tuttavia, le parole “buona fortuna”! Si otterrebbe l’effetto opposto. Meglio usare: “in bocca al lupo”. Oppure “in culo alla balena”.

Artisti, personaggi televisivi, scrittori, politici, di tutto il globo, odiano i colori giallo, azzurro, verdino. Il “green”, sostanzialmente per esigenze tecniche. Se si mixano immagini TV, il contrasto, sul verde, del cosiddetto “Chroma Key” va in tilt. Per intenderci si ottiene l’effetto “trasparenza”, sulla cravatta, del celeberrimo Felice Caccamo/Teo Teocoli. Invenzione tardo-seicentesca si ritiene la ruota della fortuna. Gli amuleti ed antidoti contro malasorte, disgrazia, malocchio, dominano nella cultura partenopea contemporanea. Il più famoso è sicuramente il cornetto rossiccio, che però la tradizione – risalente al 1600 – vuole efficace solo se ricevuto in regalo: mai acquistato. Equivalente, in Turchia – del piccolo corno – traspare il ciondolo con l’occhio del diavolo. Tipica figura del folclore del tardo “Regno delle Due Sicilie” risuona il “Munaciello”. Folletto benefico benchè dispettoso, personificato da un ragazzo deforme o di bassa statura. Le bravate degli “Spiritelli” erano connesse alle famose “scorrerie amorose” dei pozzari – gli addetti alla manutenzione degli acquedotti sotterranei napoletani – altrimenti noti come “chiavettieri”: custodivano le chiavi degli impianti idrici. Costoro, attraversando le cavità del sottosuolo – che culminavano nelle pertinenze di proprietà private – potevano facilmente accedere, senza permesso, in qualsiasi abitazione, ad ogni ora. Non di rado, alla fine del 1800, i mariti di varie nobildonne campane si allontanavano da casa, per periodi superiori ad un anno. Così, se qualcuna di esse restava tuttavia incinta, pronta ribolliva la risposta delle fedifraghe, per difendersi dalle accuse di poligamia: “è stato o Munaciell”!

Un efficace strumento per combattere la “jella”– secondo le credenze più invalse non solo nel Vecchio Continente – risulta il ferro di cavallo, con 7 buchi, appeso all’ingresso della propria dimora, con le punte rivolte verso l’alto. Come pure la zampa destra di coniglio. Icastico, a Napoli, l’effetto dell’accarezzare le gibbosità di una donna anziana: porta sfortuna! Provate a vedere, cosa combina, a proposito di “malefici”, Totò, nel film “Questa è la vita” di Luigi Zampa (1954). Oppure Lino Banfi in “Occhio, malocchio, prezzemolo, finocchio” (1983), con Milena Vukotic, Mario Scaccia, Janet Agren.

LA NUMEROLOGIA, LA “SFIGA” E IL VENERDI’

Alla “numerologia” s’ispirano famosi thrillings statunitensi (Enigma 23, Multiple).

Le svariate tesi legate alla “sfiga” (confermata dalla smorfia) del numero 17 – in cifre romane XVII – convergono sulla teoria che, anagrammando i segni XVII, si ottiene la scritta “VIXI”. In latino, VIXI significa “ho vissuto”, ossia “finisce la mia vita, non sto più sulla faccia della Terra”. Il lemma era spesso riportato sulle lapidi dei patrizi romani. A fortiori, se il diciassette coincide col venerdì “porta ancora più scalogna”: “friday” fu il giorno in cui Gesù morì sulla Croce. Bisogna quindi astenersi – come suddetto – dal mangiare carne, partecipare a feste, balli, cerimonie. Inoltre, secondo gli insegnamenti esoterici, il venerdì sarebbe il giorno in cui apparvero gli spiriti malvagi. Volendo estremizzare “il peggio del peggio”: un venerdi 17 in pieno novembre: mese dedicato ai morti! Sapete quando capitò l’ultimo venerdì 17 di novembre? Nel 2017. Quel giorno, di cinque anni fa, molti uffici restarono semi-deserti! Il 23-11-2023 (venerdi 17 in novembre) si ripeterà la coincidenza “ferale”. I pavidi stanno già pensando – fin da ora! – a procurarsi un certificato medico, per non uscire di casa e recarsi al lavoro!

Altre fonti ritengono che, il Diluvio Universale, descritto dalla Bibbia, in Mesopotamia (attuale Iraq) – nel 3400 a.C. – avvenne proprio il 17 della seconda fase delle “punizioni divine”. Luigi XVII di Francia – morì in carcere a 10 anni – non divenne mai Re. I pitagorici disprezzavano il diciassette. Poiché si trova tra il 16 e il 18, numeri ritenuti “la confusione dei quadrilateri” (solo con 16, 18 si può rappresentare sia l’area che il perimetro delle figure geometriche con quattro lati). Nel nono secolo a.C. i Romani si scontrarono col principe Arminio dei Cherusci. Il condottiero germanico, nella battaglia di Teutoburgo, annientò la legione XVII, comandata da Publio Quintilio Varo. 1917 fu l’anno della Rivoluzione d’Ottobre in Russia. L’art. 17 dell’originario “Codice Rocco” prevedeva la pena di morte (oggi l’ergastolo). L’art. 17 cod. civile (abrogato) disciplinava l’accettazione dei beni dei defunti, da parte delle persone giuridiche. 17 (maggio) è il giorno in cui si festeggia, a Lacco Ameno, Santa Restituta. La salma della martire cartaginese, flagellata e bruciata, giunse nel 284 d.C. sulle coste di San Montano. Il 17-1-1961, fu trucidato e fatto a pezzi, il primo ministro congolese Patrice Lumumba. Il 17 maggio 1972 fu assassinato, a Milano, il commissario Luigi Calabresi. 17 sono le regole-base dello sport che fa registrare più “accidents” nei 5 continenti: il calcio. Il terrore per il 17 vanta persino un nomignolo: etpacaidecafobia!

Viceversa, secondo la cabala (arte che presume di indovinare il futuro) il contrassegno richiamante “la disgrazia” nella tombola, assume una funzione benefica.

Per quanto riguarda i paesi anglosassoni, “number” portafortuna è il 13. Anche in Italia, il tredici al totocalcio – per i “razionalisti” frutto della casualità probabilistica – non può che essere foriero di gioie. Sembra che tale segno evochi il “tocco” della Dea Bendata, perché prossimo a “raggruppamenti giustapposti”: 12 mesi, 12 segni zodiacali, 12 Dei dell’Olimpo, ecc. Ma, al contrario, nel Mezzogiorno, il XIII (tanti erano i commensali dell’Ultima Cena – tuttora viene considerato “ferale” sedere in 13 a tavola) rievoca le “sciagure”! Nell’Apocalisse, l’Anticristo appare nel tredicesimo capitolo. In un martedì 13, si registrò la confusione delle lingue nella Torre di Babele. Il 13-10-1307, inizio’ la persecuzione contro i templari, culminata con la distruzione dell’Ordine Cavalleresco. Ci credereste che alcune compagnie aeree hanno eliminato i posti distinti dalle sequenze 13, 17, inserendo nelle liste di viaggio le poltrone 12bis e 16bis? E negli hotels, o sui treni, molti clienti rifiutano la camera o il posto n. 17. Invece, purtroppo, corrisponde a verità.

IL DECALOGO DELLE NOTE PRATICHE SCARAMANTICHE

Passiamo ora in rassegna altre note pratiche scaramantiche. Buon segno: baciarsi sotto un quadrifoglio. Mai passare sotto le scale. Interrompere l’attraversamento di una strada percorsa da un gatto nero. In passato “strumento” di cui si servivano le streghe. Per Papa Gregorio IX, i felini neri – con “sette vite” – andavano scacciati dai siti religiosi. Evitare di versare l’olio o spaccare uno specchio durante un trasloco (la rottura di superfici in cui si ritraggono sembianze umane, si ripercuoterebbe – secondo le “fattucchiare” – sul viso delle persone). Sinonimo di sventura sarebbe pure il ritrovamento casuale di un ago. Porre le scarpe, dopo averle dismesse, a forma di croce, rappresentava offesa a Cristo, nel 1400. Scendere la mattina, dal letto, col piede sinistro provoca tribolazioni (a “manca” si collocherebbe il lato preferito del Demonio). Così come aprire l’ombrello nelle abitazioni: tenere in uso, negli interni, l’attrezzo – che ci protegge dagli acquazzoni – scatena la pioggia in casa. Esiziale versare il sale da cucina sul tavolo (salvo se si butta, alle spalle, il cloruro di sodio). Mai incrociare l’avambraccio con due persone che si stringono la mano: si formerebbe una “X”, emblema di malefici. Mettere una ghiandaia sul davanzale proteggerebbe gli alloggi urbani dai fulmini.

Per combattere i cattivi sortilegi: far bollire latte e riso in una pentola, finquando trabocca (tradizione indiana).

L’ASSOCIAZIONE AMBIENTALISTA E LO STATUTO REGISTRATO… IL 17

Facciamo un passo indietro. Ancora oggi – dopo 33 anni – quando accade qualcosa di sgradevole alla “P.A.S. PRONATURA-Pan Assoverdi S.” (come gli insulti degli haters, i quali hanno equivocato la proposta della ONLUS isolana di revoca a Toni Capuozzo del “Premio Ischia 2011”, consistente in una mera “provocazione”) sapete i soci più suggestionabili a cosa addossano qualsiasi iattura? Incredibilia sed vera: al fatto che lo statuto, l’atto costitutivo della formazione ambientalista vennero registrati – per decisione del futuro presidente – il 17 gennaio 1989, alle ore 11,17: atto Uff. Reg. Ischia 17-1-1989, n. 82, mod. III, vol. II.

Orbene, incuriositi dalla “storiella”, abbiamo chiesto “dettagli più approfonditi” al leader dell’organizzazione, dott. Rino Romano, insegnante di discipline giuridiche-economiche, fondatore della prima Sezione WWF di Ischia (1983-1990), già componente di vari organi consultivi regionali, vincitore del “Premio Giano”, assegnato – nell’aprile 1991 – a Formia, nell’ambito del Festival Internazionale di Ecologia, sotto gli auspici del Min. Ambiente.

Il funzionario della SABAP Napoli – che fu, inoltre, Commissario del Gruppo Pionieri Croce Rossa di Ischia (1992) e, nel dicembre 1990, partecipò, come delegato regionale, all’assemblea nazionale “Verdi Sole che Ride” di Castrocaro Terme – conferma le “velate accuse”. “Si – dichiara Romano – assunsi una decisione istintiva, solitaria, controcorrente, 33 anni fa. Me ne assumo la piena responsabilità. All’epoca, ero 26enne. Le prime basi, per fondare la nuova compagine eco-culturale furono poste nel novembre 1988. Redigemmo poi lo statuto, negli ultimi giorni del dic. 1988. Come notorio, ai sensi art. 13 L. 131/86, avevo 20 giorni di tempo per procedere all’omologazione degli atti. Gli amici, per ovvie tentazioni scaramantiche, mi pregarono di evitare il 13, 17 gennaio, i venerdì. Minacciando – in caso contrario – di uscire dal comitato promotore. Di contro, io mi impuntai ed – a fronte di atteggiamenti infantili – pretesi, proprio per evitare di propalare all’esterno “messaggi sbagliati”, di eseguire la registrazione il 17 successivo. Come in effetti avvenne, non senza dissapori e discussioni, che si protraggono ancora oggi, tra gli adepti”.

Ma ci credereste, in quale data, fu pubblicato il primo articolo dedicato all’associazione: 17-6-1989 (Il Giornale di Napoli, pag. 11, diretto da Emiddio Novi). Sapete l’età della socia fondatrice più anziana della P.A.S (Angela M. Zampillo: 5-2-1942)? E quando nacque il vicepresidente del club, Giovan Giuseppe Esposito? 22-1-1966. Provate a sottrarre 5 dal 22. Cosa otterrete?

Per finire, molti attivisti e simpatizzanti dell’ente di volontariato, nel 1990, si candidarono alle Comunali ad Ischia, nella Lista Verde (“il movimento storico, non il partito di Borrelli ed Urraro”, tiene a precisare il dott. Romano). Quanti voti pensate che riportò il capolista, in ordine alfabetico: il regista Gaetano Amalfitano? Controllare per credere: i dati sono pubblicati su internet. 17!

Il colmo dei colmi lo riecheggia l’Avv. Giovannino Di Meglio (scrittore ed ex assessore municipale alla cultura di Ischia). “Il 17 luglio 2017, partii, per un viaggio a Mosca, con degli amici – dice Di Meglio – tra cui un’insegnate residente a Sant’Alessandro (grazie a Dio non iscritta alla P.A.S.!). In albergo, a costei, fu assegnata la camera n. 17, al 17° piano: Sapete cosa capitò alla docente? Alle ore 17,17 del secondo giorno, cadde per le scale e si ruppe una costola”!

Nel momento in cui l’esponente della “P.A.S.”, Rino Romano, decise “uti singuli” quando registrare lo statuto associativo (17-1-89) forse avrebbe fatto meglio ad ispirarsi non a Francois Marie Arouet – Voltaire (l’immenso filosofo illuminista francese del 1700, che aborriva ogni superstizione ed arretratezza culturale). Bensì al comico partenopeo, morto nel 1980 – comunque erede della nobilissima “tradizione scarpettiana” – Peppino De Filippo, detto “Pappagone” (devoto alla maschera di Pulcinella) il quale diceva: “Non è vero, ma ci credo”.

Per la cronaca: il 17 gennaio 1989, non era venerdì (almeno questo!) bensì martedì, giorno comunque un po’ “scalognatino”. “Né di venere (venerdi, per i motivi già illustrati) né di marte (martedì) non si sposa, non si parte”. Il giorno dedicato a “Mars”, Dio della Guerra potrebbe provocare relazioni tumultuose. Nell’Antica Roma – non va dimenticato – martedì, venerdì non lavoravano i “magistrali”. Gli uffici preposti al rilascio delle autorizzazioni o licenze, erano soggetti a chiusura bisettimanale. Propizio ai nubendi – secondo le indicazioni degli Astri – sarebbe invece il lunedì, dedicato alla Luna, indicante buona salute. Le stelle consigliano di non celebrare il matrimonio nella ricorrenza del compleanno di uno degli sposi.

Ipotizzereste che, secondo i servizi segreti francesi, il “d-day” fissato dal Cremlino, per invadere l’Ucraina, era il 17-2-22? Ci fu poi un rinvio “di cortesia”, per compiacere la Cina. Le Autorità del gigante asiatico pregarono, infatti, Putin di attendere la fine dei Giochi di Tokio 2022 (21 febbr.) per non turbare la tregua olimpica.

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