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Pichetto Fratin: «Tutelare il territorio e la risorsa turismo»

Chiaro il segnale lanciato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica intervenuto da remoto nel corso della presentazione del rapporto Bei: «La sicurezza di una comunità e la salvaguardia di un patrimonio dipendono più che mai da quella che è la nostra capacità di anticipare gli eventi e dunque di prevenirli»

Era comprensibilmente l’intervento più atteso, non fosse altro che per le “stellette” di chi da remoto ha partecipato ieri pomeriggio alla presentazione del rapporto della Banca Europea degli Investimenti sull’analisi dei rischi e delle vulnerabilità climatiche nell’isola d’Ischia. Parliamo del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha portato tra l’altro anche ad un repentino cambiamento della scaletta a causa della necessità dell’esponente del governo Meloni di dover imbarcarsi su un volo in partenza nel breve volgere di qualche minuto. Ciò nonostante non è mancato un intervento significativo ed articolato che si è aperto così: «Il mio vuole essere innanzitutto un grazie tutti gli amministratori presenti, al commissario Legnini al quale sono legato da tanti anni di conoscenza e stima e grazie anche alla Banca Europea degli Investimenti che oggi presenta questo importante e significativo rapporto. Cosa posso dirvi? Beh, nell’attesa di essere presente alla prossima iniziativa, quando penso all’isola la mente ed i ricordi scivolano inevitabilmente a quanto successe nel 2017 e nel 2022 con il terremoto prima e l’alluvione poi. Due episodi che confermano la vulnerabilità di questo territorio: per quanto riguarda l’alluvione, si può e si deve intervenire con le azioni di adattamento e mitigazione, per quanto riguarda il terremoto bisogna muoversi con una struttura adeguata a un territorio come quello italiano che per vocazione è in gran parte sismico, molto sismico».

Pichetto Fratin prosegue la sua disamina e non a caso scomoda anche un recentissimo precedente che la dice lunga a proposito di cambiamento climatico. «Un concetto deve essere chiaro – spiega il ministro ai suoi attenti interlocutori – la sicurezza di una comunità e la conseguente salvaguardia di un patrimonio dipendono davvero più che mai da quella che è la nostra capacità di anticipare le cose e gli eventi, di prevenirli, di mitigare quello che è in questo caso il rischio che rappresenta il tema principale, anche dello stesso mandato che è stato conferito al commissario straordinario. Vedete, la verità è che oggi alcuni fenomeni hanno davvero risvolti imprevedibili. Il fatto che ieri (giovedì per chi legge, ndr) in una realtà come Dubai sia piovuta dal cielo in un giorno l’acqua che fin qui cadeva in un anno e mezzo ha davvero un significato iconico e particolare, in particolare che il climate change che stiamo vivendo (e che comporta tutta una serie di conseguenze) ci impone una serie di adeguamenti sotto tutti i punti di vista, anche quello squisitamente normativo. Serve un cambio di marcia e di mentalità che a questo punto dobbiamo imporci nel realizzare le opere ma anche nell’intervenire in una serie di settori tra cui la mitigazione del suolo. Ricordiamoci di un fatto, il nostro paese, l’Italia, è decisamente fragile e sotto questo aspetto purtroppo è un prototipo rilevante sotto questo aspetto. L’Italia è fragile perché per due terzi è un paese collinare montano, perché sta vivendo da più anni la desertificazione di alcune aree che creano l’abbandono e di conseguenza l’assenza di una puntuale attenzione e la concentrazione su altre zone dove l’eccesso di fabbricazione, senza le opportune cautele, può cagionare conseguenze davvero rilevanti. Da qui i dati di Ispra che sono a conoscenza di tutti i convenuti, dove solo sul fronte delle frane si è registrato un aumento di una percentuale davvero notevolissima rispetto ai numeri in nostro possesso e relativi al 2021».

Poi il monito: «Il climate change che stiamo vivendo ci impone una serie di adeguamenti sotto tutti i punti di vista, anche quello squisitamente normativo. Insomma, serve davvero un cambio di marcia»

Il ministro poi continua a snocciolarli, questi dati, oggettivamente davvero impietosi: «C’è una percentuale che sfiora davvero il 90 per cento dei Comuni italiani tra quelli che sono soggetti a rischio idrogeologico e naturalmente questo porta anche i nostri territori ad una alternanza di siccità ed alluvioni naturalmente con la necessità poi di dover correre ai ripari per creare le condizioni migliori. Con quali strumenti? Ora più che mai bisogna essere consapevoli della necessità di sforzarci ad investire nell’efficienza, nella capacità di rispondere subito, di prevenire, anziché di intervenire a posteriori e dunque solo per riparare i danni prodotti dalla natura. Tutto questo lo possiamo fare utilizzando altre e più moderne tecnologie. Pensiamo a quello che sarebbe il grande vantaggio legato alla digitalizzazione che è in corso sul territorio nazionale e che può essere lo strumento che ci permette di misurare i fenomeni e anche laddove possibile di prevederli, di renderci conto laddove ci sono dei movimenti franosi l’inizio di questi fenomeni è individuabile dai satelliti, è percepibile in modo millimetrico». Poi Pichetto Fratin detta una sorta di decalogo: «Sono tre le direzioni nelle quali è necessario intervenire e la prima riguarda la semplificazione amministrativa. Le altre due? Beh, noi non possiamo impiegare dieci anni per fare le opere di intervento: non è a danno della trasparenza se noi abbreviamo i termini, diminuiamo il numero dei soggetti che devono intervenire, perché tutto questo deve affiancarsi alla conservazione della natura. Questo meraviglioso patrimonio, di cui Ischia è modello e gioiello e che il Padreterno ci ha donato: in località come queste c’è un fattore economico rappresentato dal turismo, risorsa da tutelare ad ogni costo unitamente ai visitatori che di questo fattore sono gli attori protagonisti». Poi il ministro si congeda con questa riflessione: «Non sarà mai una singola delibera o una legge regionale a fare la differenza, si tratta di una somma, un mosaico che noi dobbiamo costruire un tassello alla volta. Quel che è certo è che noi abbiamo l’impegno di consegnare alle future generazioni questo nostro mondo (e per quanto in nostro potere questa piccola porzione di mondo) non danneggiato rispetto a come l’abbiamo ricevuto, ma se possiamo anche in maniera decisamente migliore». Poi il “triplice fischio” finale, dettato dall’annuncio dell’aeroporto che invita i passaggi in partenza a recarsi all’imbarco. Il ministro saluta e si congeda accolto da un applauso dei presenti e dal caloroso saluto e ringraziamento dell’amico Giovanni Legnini.

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