CRONACA

Come è stata liquidata l’ultima oasi di verde del borgo antico di Ischia

La storia del parcheggio della siena, a Ischia Ponte./Come un privato può costruire a spese della…Comunità Europea. L’imprenditore Fiore acquista a prezzo di realizzo il palazzo Morgioni e l’area verdeggiante Scalfati

Partiamo da lontano; da molto lontano, perchè certe storielle ischitane hanno radici profonde che vanno portate “fuori terra” per meglio analizzarle e metterle nella giusta luce e nella corretta ricostruzione. C’era una volta…all’ingresso del centro storico di Ischia Ponte,di fronte al palazzo Tirabella e ai due monumentali edifici del vescovo Morgioni e della Curia Vescovile un esteso giardino di Gelsi, da cui prende il nome l’antichissimo abitato del “Borgo di Celsa, convertito in tempi più recenti in un rigoglioso vigneto di “Biancolella e “Forastera; i due vitigni autoctoni che contraddistinguono i pregiati vini ischitani. L’area verdeggiante era stata ereditata dalla Famiglia Scalfati insieme alla residenza settecentesca del vescovo Morgioni e costituiva un cespite cospicuo perché ubicato in felice posizione sul mare, proprio ad un tiro di schioppo dalla spiaggetta di Terrazappata.

LA TRASFORMAZIONE IN PARCHEGGIO… CON LA CLAUSOLA

Per molti anni questo angolo di paradiso fu rispettato e quasi venerato da Francesco Scalfati, uomo politico socialista e galantuomo di vecchio stampo, che aveva eletto a sua residenza estiva (viveva a Napoli) la casa nobiliare di Ischia Ponte. Poi le cose cambiarono di colpo intorno agli anni Ottanta, quando Scalfati non fu più in grado di fronteggiare le spese di manutenzione della proprietà e pagare le tasse sugli immobili. Decise dunque di mettere a frutto il vigneto, cedendolo in affitto ad un privato per destinarlo ad area di parcheggio autoveicoli, ma con la clausola di non distruggere, per quanto possibile i vitigni e gli alberi di agrumi che crescevano rigogliosi e disseminati disordinatamente nell’estesa pianura di via Pontano.

Si andò avanti per anni, coniugando alla perfezione l’area di sosta e il polmone di verde che si ostinava a non cedere sotto i miasmi fetidi dei tubi di scappamento delle auto e gli assalti notturni del parcheggiatore che, armato di piccone, apriva sempre nuovi spazi nel terreno sbarazzandosi delle viti più vecchie e malandate! Il prezioso parcheggio, in parte occultato dai filari di viti e da sporadici alberi di limoni e aranci, costituiva l’unica area di sosta degli autoveicoli dell’intero abitato di Ischia Ponte, Cittadella fortificata nel tredicesimo secolo, ricca di storia e di arte e meta -insieme all’isolotto del Castello Aragonese- di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. Il commercio era fiorente, i ristorantini svolgevano una fruttuosa attività -grazie a quel parcheggio- e gli abitanti del posto non erano costretti a invadere le piccole stradine del Borgo con le loro auto, servendosi della “siena” Scalfati e pagando una modesta tariffa proporzionata al servizio ottenuto.

LA COSTRUZIONE DEL MIRAMARE E CASTELLO

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A questo punto va detto che al confine con il parcheggio, c’era una piccola area verdeggiante che correva longitudinalmente alla linea di spiaggia di Terrazappata; un giardino semi abbandonato che apparteneva alla proprietà del limitrofo Albergo “Miramare e Castello” costruito alla fine degli anni Cinquanta su di una minuscola zonetta di terreno e in parte sul Demanio Marittimo. La colossale struttura, costituita da ben quattro piani, ebbe via libera, come era costumanza dei tempi, grazie alle assenze delle autorità municipali e marittime che finsero di non vedere lo scempio portato a termine sull’antichissima sorgiva dei Sassi! Questi cespiti nel corso degli anni Settanta entreranno in possesso della Famiglia Santaroni di Roma, imparentata con i Mazzella di Ischia, proprietari dell’omonimo palazzo settecentesco di via Pontano, trasformato in Albergo Mareblu dai Fratelli Mario e Generoso Santaroni.

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Ma torniamo per un attimo alla Famiglia Scalfati che non navigava in acque tranquille perché oberata di spese e di debiti per quel palazzo parassitario, abbisognevole di restauri molto onerosi. Dopo un batti e ribatti fra gli eredi, fu deciso di vendere l’area di parcheggio, che per qualche tempo mantenne la sua destinazione. Poi venne la volta del palazzotto Morgioni, che ancora ostentava al piano nobile il blasone gentilizio e conservava sul retro, come una reliquia, la Cappella Gentilizia decorata con oro zecchino! Si aggirava da qualche tempo nei paraggi di Ischia Ponte un imprenditore in cerca di buoni affari da concludere nel settore Immobiliare-Edilizio; tale Ciro Fiore, napoletano doc.

QUEL PARCHEGGIO DA FIORE A SANTARONI

Il Fiore propose a Scalfati un contratto di permuta consistente nel passaggio di proprietà dal palazzo in cambio del restauro di due appartamenti da assegnare alla

Famiglia Scalfati e una somma di denaro imprecisato, ma comunque irrisoria, considerato che anche il vigneto-parcheggio e un negozio poco distante sarebbero stati alienati in favore del Fiore! Il palazzinaro, molto amico del sindaco dell’epoca, convinse Francesco Scalfati, approfittando delle ristrettezze economiche dello svenditore! Inutile dire che gli interni del palazzo storico furono letteralmente distrutti per “sezionarli” in numerosi appartamenti da vendere a peso d’oro con buona pace per Idilia Delizia, docente universitaria, scrittrice isolana ed esperta di Restauro, che in quella sciagurata occasione fece sentire l’accorata denuncia in presenza di un capolavoro architettonico violato su cui gravavano i vincoli monumentali!

Negli anni 2002-2003 vi fu una nuova cessione volontaria del terreno parcheggio, questa volta da parte di Ciro Fiore In favore della Società”Turistica Villa Mimamare” rappresentata da Generoso e Mario Santaroni, visto che c’era poco da grattare con le auto parcheggiate.. Diciamo subito che i Santaroni, proprietari degli Alberghi “Mareblu” e “Miramare e Castello”, oltre al pezzetto di giardino confinante con la spiaggetta di Terrazappata di cui abbiamo già parlato, potevano anche nutrire un interesse per quell’area limitrofa da utilizzare per le loro attività alberghiere, ma vederli in veste di…parcheggiatori, proprio non ce li vedeva nessuno! In ogni caso quel parcheggio, ormai mandato e polveroso, interrotto a macchia di leopardo da viti penosamente sofferenti e quasi rinsecchite, continuò coscienziosamente a svolgere la preziosa “missione”di area di sosta, senza rompere le scatole a nessuno e con tariffe accessibili sia per i paesani che per i forestieri. Le solite voci avevano intanto arricchito di particolari la cessione del terreno avvenuta anche in questo caso con le modalità di una permuta perfezionata fra il Fiore e i Santaroni. Si parlò dello scambio di una ricchissima proprietà a Roma in favore di una figlia di Ciro Fiore, che poteva pareggiare il valore della ex siena Scalfati!

Passarono alcuni anni e nel 2013 le cose a Ischia Ponte cambiarono di colpo. Il parcheggio improvvisamente smobilitò; recinzioni dappertutto, arrivo di macchinari e betoniere, ruspe e pale meccaniche; insomma un’ira di dio soltanto annunciata! Cosa diamine era accaduto nella “siena? Semplice. I Santaroni sono uomini di mondo -avrebbe detto Totò- e il vestito di albergatori incominciava a star loro stretto. Si erano sempre fatti gli affari loro, i Santaroni. Zitti, attenti alle loro aziende alberghiere e di tanto in tanto una parola, gettata non a caso, come in occasione del progetto di Sandro Petti che, ad ogni tornata elettorale, srotolava i suoi cartoni acquerellati riproducenti strade panoramiche sul mare, porti turistici, tunnel lungo la spiaggia dei pescatori e hangar e torri giganti eretti sotto il naso del Castello Aragonese. I Santaroni protestavano per tanto sfacelo pagato a peso d’oro dal Comune di Ischia ma, fortunatamente, mai portato alle estreme consegue.

IL COMUNE DI ISCHIA E QUEL PERMESSO A COSTRUIRE

Ma andiamo oltre. Gratta, gratta e qualche galantuomo volle ficcare il naso nelle carte dell’UTC del Comune di Ischia. Sforzo notevole con questi chiari di luna, con i documenti e i progetti volpini chiusi a sette mandate e una legge di Trasparenza della Repubblica delle banane che ti chiede perché vuoi impicciarti dei fatti altrui invece di badare alle tue cose, ecc. ecc.! Basta, il misterioso signor rompi… riuscì appena a violare qualche segreto ben celato dal capo dell’Ufficio Tecnico, ing. Francesco Fermo. I Santaroni avevano navigato sott’acqua per qualche anno, sia nei palazzi romani che negli Uffici di Santa Lucia, a Napoli (Regione Campania), ma anche nel mondo “europeo”, che sta lì apposta per agevolare finanziamenti. In poche parole saltava fuori da un cassetto del Comune un bel Permesso a Costruire in tutta l’area della siena ex Scalfati un “Parcheggio pluripiano interrato e una grande sala polifunzionale a vocazione culturale intestata alla società costituita fresca, fresca dai Santaroni: “Turistica Villa Miramare”! Il Permesso n. 38 del 26 novembre 2010 è corredato da un’Autorizzazione Sismica n.3418/AS/13 del 20 novembre 2013, ma al momento non si rinviene il nulla osta della Soprintendenza ai Beni Ambientali trattandosi di località assoggettata ai vincoli del Piano Paesistico vigente! Lo sforzo encomiabile del tale signore curiosone di lì a poco si rivelerà del tutto superfluo perchè -così come prescrive la Legge Urbanistica- i Santaroni saranno costretti ad esporre al di fuori del cantiere in allestimento tutti i cartelli esplicativi; il che sembra cosa ben fatta, ma non sempre osservata da tutti! Da notare che nei cartelli non viene ancora menzionata l’autorizzazione della Soprintendenza! Vediamo di capirci qualcosa. La Impresa costruttrice è la MEC; progettisti dell’opera faraonica le architette Sara Castagna e Sonia Iacono, mentre per la sistemazione a verde e gli interni – tipo metropolitana – altra architetto (gli ingegneri si tengono alla larga?) nelle vesti di una figlia dei Santaroni, Cristina. Ma ce n’è per tutti; nella sfilza di tecnici – un vero esercito – che sono lì per contare anche le pietre del cantiere, notiamo finalmente un ingegnere che, guarda caso, si chiama Giuseppe Fiore, probabile figlio del più famoso Ciro.

I fondi per finanziare l’opera provengono dai Por Campania 2007-2013, ma l’ammontare degli stessi è Top secret, forse perché ci sarebbe da arrossire di vergogna per tanta forsennata gettata di confetti da parte di questa specie di Europa Unita. Dunque un’opera privata, con finalità private per quanto riguarda la gestione a pagamento della struttura, ma il tutto pagato con i soldi pubblici, grazie alla dissipazione delle risorse comunitarie. Come va, come non va, partono infine i lavori di scavo dell’area già sottoposta al sedime stradale di via Pontano di alcuni metri. Si tratta di sterrare una superficie di circa seimila metri quadrati (un enorme rettangolo) raggiungendo la profondità di 18 metri per poterci costruire un manufatto a tre piani (da interrare completamente) in cemento armato rinforzato.Sono stati effettuati carotaggi nel sottosuolo, sondaggi geologici, esami petrografici, e pure osservazioni idrologiche perché si vuole che proprio sotto quel vigneto esista da epoca immemorabile una grossa vena di acqua termale che alimenta un pozzo fratto demolire per non mettere sull’avviso qualche tecnico comunale sulla possibilità di intercettare un vero e proprio bacino idrico difficile da…prosciugare! E, infatti, man mano che i lavori di escavo procedevano, ecco l’acqua sorgiva affiorare in superficie, facendosi beffe delle gettate di terreno, delle iniezioni di cemento precompresso, delle complesse opere di pompaggio e di impermeabilizzazione del sottosuolo. Niente da fare; lo scavo è sempre pieno d’acqua, un laghetto sporco, limaccioso che lambisce le pareti rinforzate con le paratie di cemento, che si fa beffe della Mec, delle architette, degli ingegneri, dei capimastri e dei…fratelli Santaroni che sacramentano da mattina a sera per il grosso guaio a…Chinatown!

QUANDO IL BUBBONE SCOPPIA DAVANTI AGLI OCCHI DI TUTTI

La solfa va avanti per un bel po’ e finalmente la stampa locale ne ha le scatole piene al cospetto di quello scempio a cielo aperto che in molti, ad onor del vero, fanno finta di non vedere. “Ciechi” e “sordi” vanno avanti per la loro strada, senza leggere i giornali, senza udire le imprecazioni dei residenti di Ischia Ponte, ma soprattutto senza gettare uno sguardo nel pantano, quando si trovano a passare nei paraggi di via Pontano! Non divaghiamo e restiamo in tema. Le idrovore sono entrate in azione giorno e notte, con le spese della “corrente” ai cieli e l’acqua limacciosa che sbuca in mare sotto gli occhi dei bagnanti di Terrazappata e della… Capitaneria di Porto! Le fotografie si sprecano, le maledizioni dei commercianti raggiungono anche il padreterno, mentre i turisti che sono ritornati a Ischia – fedeli ospiti da una vita – ci prendono per i fondelli accusandoci di essere sozzoni e impuniti! Intanto i soldi elargiti dalla Comunità Europea cominciano ad assottigliarsi a vista d’occhio, mentre i due anni previsti per il completamento dell’opera risultano abbondantemente scaduti! Dal servizio giornalistico speciale a firma di Geppino Cuomo del 13 novembre 2013, apprendiamo che era stato consacrato a verbale dal direttore dei lavori, ing. Pino Mattera che il parcheggio sarebbe stato portato a compimento, senza intoppi, nel 2015! Un’intervista concessa dal professionista ischitano in cui veniva pubblicizzata la realizzazione del parcheggio e della sala polifunzionale attraverso dichiarazioni fin troppo tranquillizzanti. Pino Mattera corredava l’articolo con un disegno progettuale che occupava due pagine di giornale. Quello che colpisce di più della planimetria a colori sono due rappresentazioni computerizzate in cui è visibile il futuro parcheggio – ritornato al livello stradale originario – completo di alberi, aiuole, fiori e cespugli, il tutto intervallato da centinaia di auto in sosta, tale e quale alla vecchia area Scalfati! Un qualcosa in controtendenza con la dichiarazione dei Santaroni che “glorificavano” il parcheggio pluripiano interrato con la frase:”… L’opera che abbiamo progettata, toglierà finalmente dalla vista dei residenti e dei turisti le auto in sosta!”.

Arriva l’anno 2015 e nulla si muove. Dell’intero progetto è stato avviato soltanto l’impalcato di un grosso parallelepipedo in cemento armato fuori terra (sala polifunzionale), mentre del parcheggio c’è soltanto lo scavo con una gettata cementizia di base. Per questa costruzione cul…turale ecco arrivare la prima denuncia a firma del prof. Antonino Italiano (passato a miglior vita senza veder ultimata l’opera tanto attesa!) in cui si lamentava lo sversamento di “sfraucatura” sotto l’area di sedime della Sala in costruzione al posto di sabbia, lapilli e scorie piroclastiche asportate con le ruspe. Da come andarono le cose nessuna autorità volle evidentemente ficcare il naso nella vicenda, il che lasciò decisamente più di una perplessità. Alla prossima.

1 – Continua

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Maria Pia Calatroni

Che scempio, Ischia non meritava questo, la salvaguardia del territorio deve essere la priorita’e non il guadagno.

Antonio Pellegrini

Approfondire, grazie

Salvatore D'Ambrosio

Complimenti per l’articolo … Non vedo l’ora di leggere la seconda puntata (e chissà se basta )

Carmela Cigliano

Grazie di tutte le delucidazioni.Nessuno mi sapeva dire che stava succedendo in quel parcheggio.Certo non sono belle notizie ma almeno si sa che diavolo stavano combinando.Speriamo almeno che riescano a limitare i danni fatti.

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