CRONACAPRIMO PIANO

L’albergo del “piacere”

In una struttura ricettiva di Ischia le forze dell’ordine sorprendono una prostituta brasiliana in compagnia di un cliente: le indagini hanno appurato che i titolari della struttura erano al corrente che la donna esercitasse il mestiere più antico del mondo, come confermato dalla stessa. La genesi di un’attività investigativa che (forse) era partita dalla droga

All’apparenza un comune residence, anzi anche un albergo particolarmente gettonato sul web. Dotato di tutti i comfort, ubicato a Ischia e in una zona anche abbastanza centrale e comoda per i loro clienti. Ma anche una struttura ricettiva che – stando alle risultanze cui sarebbero pervenute le forze dell’ordine al termine di una lunga e dettagliata indagine – avrebbe di fatto ospitato per un certo periodo di tempo un’attività di prostituzione, di cui i titolari e gestori dell’albergo secondo quanto appurato dagli investigatori erano pienamente a conoscenza e non a caso avevano per questo adottato anche una serie di accorgimenti e precauzioni per evitare che un certo “via vai” di clienti potesse destare sospetti tra la normale clientela ed attirare anche qualche attenzione certo “indesiderata”. Quando in una camera della struttura in questione si è verificato il blitz, all’interno della stessa secondo le scarne informazioni in nostro possesso è stata trovata una giovane cittadina di origine brasiliana: non solo, all’interno della stessa erano presenti profilattici e una consistente somma di denaro. E non è tutto, da poco a lasciare il luogo del “delitto” un giovane isolano – tra l’altro figlio di un vigile urbano – che ha poi confermato agli inquirenti che si era recato in quel residence per effettuare una prestazione sessuale a pagamento e che per la stessa aveva versato alla brasiliana un corrispettivo pari a 70 euro.

Il passaggio successivo è stato quello di ascoltare proprio la protagonista di questa intricata vicenda, la quale sentita a verbale avrebbe ammesso di avere prenotato quella stanza per una settimana al costo di 500 euro per poter svolgere il mestiere più antico del mondo e di averlo fatto con i gestori dell’albergo che ne erano assolutamente al corrente. Prova ne sia il fatto che per favorire l’accesso dei clienti era stato studiato un percorso alternativo e diverso rispetto al passaggio canonico attraverso la reception. L’ingresso nella camera dell’avvenente brasiliana, infatti, avveniva passando da un accesso secondario in modo da non lasciare particolari tracce. Un’altra anomalia commessa dai titolari della struttura ricettiva è stata quella di non registrare tra le presenze la ragazza dedita al meretricio, motivo per il quale adesso potrebbero essere avviati procedimenti che dal punto di vista amministrativo e sanzionatorio potrebbero avere conseguenze pesanti (non soltanto ammende ma potenzialmente anche una chiusura dell’immobile, che certo in piena stagione turistica rappresenterebbe come capirete una mazzata non di poco conto).

In una vicenda complessa e che deve raccontare ancora diversi particolari, è chiaro che c’è un interrogativo che si colloca al di sopra di tutti gli altri: come si è arrivati a mettere sotto osservazione l’albergo in questione sospettando che lo stesso potesse nascondere un’attività di prostituzione? Difficile capirlo, anche perché negli ambienti investigativi il silenzio ed il riserbo sono assoluti e questo lascia intendere come la storia potrebbe arricchirsi di qualche nuovo interessante capitolo. Sembrerebbe che in ogni caso l’attenzione dei tutori dell’ordine fosse indirizzata proprio sul soggetto sorpreso a fare sesso con la brasiliana, soggetto che pare fosse attenzionato perché noto come assuntore di sostanze stupefacenti e verosimilmente ritenuto anche un potenziale spacciatore e quindi alla bisogna monitorato. Forse non ci si aspettava di imbattersi in una vicenda del genere che ha francamente lasciato tutti di stucco prima che le indagini del caso facessero luce sul “quadro” che si era venuto a creare.

Una curiosità, peraltro non di poco conto. Uno dei titolari della struttura è stato al centro di una vicenda giudiziaria che si è conclusa proprio lo scorso marzo in maniera anche abbastanza dolorosa per l’interessato. Tre mesi fa infatti fu confermata dalla Cassazione la condanna a cinque anni e quattro mesi di carcere, oltre alla multa di 26.666 euro, per detenzione e spaccio di droga a carico diell’imprenditore di origine napoletana e gestore di un albergo a Ischia presso il quale l’uomo – di 47 anni – aveva incaricato il suo spedizioniere di fiducia di provvedere alla consegna di un pacco che lui stesso si era mandato.  Per errore il pacco, che conteneva due chili e mezzo di hascish e 270 grammi di cocaina, era finito a Procida dove era stato consegnato a un commerciante del tutto estraneo a questo traffico di droga, e anche la ditta di spedizioni è risultata inconsapevole del contenuto del pacco. Da questo disguido – sul pacco c’era scritto solo ‘Gianni’, soprannome dell’imputato – presero l’avvio le indagini condotte dai carabinieri di Ischia che risalirono al ‘mittente’ del pacco. Ad avviso degli ‘ermellini’, che hanno respinto la richiesta della difesa di concedere all’albergatore le attenuanti generiche, ‘Gianni’ non merita sconti di pena per “l’ingente quantitativo” di droga trovata nel pacco e per “la diversa tipologia delle sostanze stupefacenti detenute”, elementi che dimostrano la “pericolosa caratura criminale” dell’imprenditore “evidentemente inserito in circuiti di mercato stabilmente dediti al traffico illecito”. Con questa decisione – presa al termine dell’udienza svoltasi lo scorso 16 febbraio – la Suprema Corte confermò la condanna inflitta a ‘Gianni’ dalla Corte di Appello di Napoli il 12 aprile 2022. In primo grado, l’uomo era stato giudicato con rito abbreviato.

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex