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Maltrattamenti in famiglia, sfilano i testi della difesa

Si concluderà tra una decina di giorni il processo nei confronti di Rocco Di Costanzo, accusato di maltrattamenti nei confronti dei familiari, e per questo tratto in arresto dai Carabinieri lo scorso luglio a Lacco Ameno. Ieri mattina sono stati ascoltati due testimoni indicati dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Raffaele Pesce. Il primo ad essere esaminato è stato un amico dell’imputato, Pietro Paolo Monti. Il teste ha spiegato di essere amico da lunga data del Di Costanzo. Rispondendo alle domande dell’avvocato Pesce, il Monti ha dichiarato di averlo frequentato anche quando l’imputato perse il lavoro: i due si vedevano almeno tre o quattro volte a settimana, anche presso l’abitazione del signor Di Costanzo. Il testimone ha ammesso di aver assistito in diverse occasioni ai litigi familiari che scoppiavano tra l’amico e la moglie, precisando tuttavia di non aver mai visto atti di violenza fisica: soltanto parole grosse che volavano, cosa che quasi sempre induceva il Monti a salutare la famiglia e lasciare l’abitazione. Insulti che secondo il teste erano vicendevoli, il quale ha però precisato di non sapere se anche i figli della coppia rimanevano coinvolti nelle ricorrenti diatribe tra i genitori. Il pubblico ministero ha rivolto alcune domande inerenti l’abitudine dell’imputato verso l’assunzione di alcolici, e il teste ha confermato che spesso il Di Costanzo era già “mezzo brillo” quando accoglieva l’amico in casa, specificando tuttavia che tale abitudine era stata presa solo da alcuni anni.

È stata poi ascoltata un’amica e coetanea dei figli dell’imputato. La ragazza ha spiegato di frequentare i giovani di casa Di Costanzo da cinque o sei anni, e di aver assistito ad alcuni litigi. Questi scoppiavano sempre tra moglie e marito, ma quest’ultimo  non è mai stato visto dalla teste nell’atto di “alzare le mani” nei confronti della donna. A una precisa domanda della difesa, la giovane ha specificato di non aver assistito ad atti di violenza pur rimanendo nella casa fino al termine dei litigi. La teste ha comunque ammesso che tali diverbi avvenivano anche quando l’imputato era sobrio. Per quanto riguarda i motivi che accendevano le discussioni familiari, la ragazza è rimasta sul vago accennando anche a qualche possibile provocazione verbale da parte della moglie, tuttavia quando il pubblico ministero ha domandato alla teste di descrivere qualche episodio in particolare, ella ha detto di non ricordare, e il giudice Capuano ha evitato di approfondire.

Terminato l’esame dei testimoni, l’avvocato Pesce ha chiesto al giudice se fosse possibile ordinare una nuova trascrizione del verbale della scorsa udienza, a causa dell’incomprensibilità del testo trascritto, oltre all’espunzione della querela dal fascicolo del processo. Il giudice ha accolto entrambe le istanze, prima di rinviare il processo al 24 gennaio, giorno in cui l’udienza sarà dedicata alla discussione delle parti.

Come accade sempre in questi casi, con un imputato in stato di detenzione, il magistrato cerca di concludere il processo entro tempi congrui. Nella scorsa udienza, svoltasi il 29 dicembre, fu ascoltato il carabiniere Dario Paolo Cedro, che fu tra coloro che accorsero presso l’abitazione dei Di Costanzo la sera del 18 luglio, nel mezzo dell’ennesima lite in famiglia, con l’attuale imputato in evidente stato di alterazione indotta dall’alcol. Furono poi gli stessi familiari a deporre dinanzi al giudice Capuano.

La moglie spiegò che all’origine del disagio e delle successive discussioni, fisicamente sfociate anche in spintoni, vi era la perdita del lavoro, cosa che veniva esacerbata dall’abitudine all’abuso di alcolici. La testimonianza della signora, seguita da quella dei figli, fu comprensibilmente condizionata dal tempo trascorso dai fatti: rispetto alle dichiarazioni rese nella denuncia formalizzata in quella tumultuosa sera estiva, i tre testimoni mostrarono difficoltà nel rendere una testimonianza coerente con quanto dichiarato ai Carabinieri. Diverse discrasie furono riscontrate dal giudice, il quale più volte avvisò i familiari dell’imputato delle possibili conseguenze nel rendere falsa testimonianza. Le incoerenze riguardavano soprattutto le presunte colluttazioni avvenute tra il signor Di Costanzo e la moglie, oltre all’episodio specifico dello scontro tra padre e figlio del dicembre 2016, e quello dello stesso 18 luglio, quando il  carabiniere ascoltato cercò di frapporsi tra i due, riportando anche qualche trauma.

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Il prossimo 24 gennaio, dopo la discussione finale e le conclusioni della parti, il giudice sarà chiamato a decidere sui molteplici capi d’accusa che pendono su Di Costanzo: maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e continuate  nei confronti dei familiari, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale, lesioni a pubblico ufficiale.

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Francesco Ferrandino

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