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Rapinò un’anziana ischitana narcotizzandola, acciuffata a Ciampino dopo mesi di ricerche

Nei suoi confronti il gip Luana Romano aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere: i carabinieri la identificarono in breve tempo, poi venerdì sera la svolta nella capitale

E’ stata un’indagine delicata, lunga e complessa. E soprattutto la ricerca di un personaggio che era riuscita a far perdere le proprie tracce ma che alla fine è stata acciuffata venerdì sera dalla polizia aeroportuale di Ciampino, chiudendo così un’attività investigativa dei carabinieri della Compagnia di Ischia – guidati dal cap. Angelo Pio Mitrione – che andava avanti davvero da diverso tempo, addirittura dallo scorso ottobre. A finire in manette è stata Bianca Lacatus, classe 1990, secondo l’ultimo indirizzo conosciuto domiciliata in quel di Napoli. I fatti come detto risalgono allo scorso anno quando la donna si rese responsabile di una rapina presso l’abitazione di un’anziana ischitana (nella centralissima zona di Corso Vittoria Colonna) che venne narcotizzata dopo che la Lacatus si era introdotta con l’inganno presso la sua abitazione. La vittima, A.D.M., venne poi soccorsa dai carabinieri ai quali sporse anche denuncia. Nel suo racconto riferiva che poco prima delle 13 si trovava in cucina intenta a pranzare quando sentiva bussare la vetrata della porta d’ingresso di casa e poco dopo sentiva dalla camera da letto la voce di una donna che la chiamava ripetutamente “nonna. A.D.M. alzò lo sguardo e riconobbe in quella persona la stessa ragazza che nel luglio 2018 si era presentata presso la sua abitazione per provare a vendere mercanzia quali accendini, fazzoletti di carta. All’epoca, Bianca Lacatus confessò di essere incinta e così l’anziana ischitana decise di offrirle un gelato che consumò all’interno della casa in sua compagnia.

L’INVITO A PRANZO, IL SONNIFERO NELL’ACQUA E I SOLDI RUBATI

Quando il 6 ottobre entrò nell’appartamento fuori pioveva a dirotto e così la Lacatus – intanto visibilmente in stato interessante – chiese se poteva ripararsi dalla pioggia e asciugarsi. AD.M. invitò a pranzo Bianca Lacatus e questa accettò: dopo pranzo, preparò una tazza di orzo per l’ospite raccontando ai carabinieri che nel momento in cui bevve un po’ di acqua e vino rimasta nel suo bicchiere gli parve che la bevanda avesse un sapore insolitamente dolciastro. Ai militari dell’Arma la vittima riferì che a quel punto si addormentò stranamente sul tavolo della cucina per risvegliarsi poi in uno stato di torpore poco dopo le 15. Immediatamente A.D.M. telefonò alla figlia per spiegarle quanto le fosse accaduto ma nello stesso momento si accorgeva che il cassettone del comò della camera da letto era stato aperto e dallo stesso mancava una somma di denaro contante pari a 600 euro. Intuito il peggio a casa giungeva celermente il genero dell’anziana ischitana e così ci si accorse che erano stati trafugati anche altri 7.600 euro oltre a dei monili d’oro che si trovava in un mobile. Nel frattempo però gli investigatori guidati dal cap. Mitrione si erano già messi all’opera. I militari avevano acquisito i filmati di diverse telecamere di videosorveglianza ubicate nella zona di Corso Vittoria Colonna ed avevano identificato chiaramente l’autrice della rapina, che indossava gli stessi abiti descritti da A.D.M. oltre a corrispondere in quanto a caratteristiche somatiche. Un aiuto non indifferente arrivava anche dalle videocamere del terminal degli aliscafi a porto d’Ischia, dove Bianca Lacatus si fermò per acquistare il biglietto che l’avrebbe ricondotta in terraferma. Di fatto questo consentì ai carabinieri di sottoporre alla vittima un voluminoso fascicolo fotografico dove erano state selezionate in base a dei parametri alcune persone di sesso femminile già foto segnalate e quindi conosciute alle forze dell’ordine. Ebbene, A.D.M. riconosceva senza alcuna ombra di dubbio in Bianca Lacatus l’autrice della rapina perpetrata a suo carico.

DECISIVE LE VIDEOCAMERE, LA RAPINATRICE RIPRESA ANCHE AL PORTO

L’attività di indagine, peraltro, metteva in condizione i carabinieri di escutere a sommarie informazioni una dipendente in servizio presso la biglietteria Alilauro, che affermava di avere notato il 6 ottobre intorno alle 14 un contatto con una donna di palese etnia rom che chiedeva informazioni utili su come arrivare a Napoli. La descrizione – una donna di circa trent’anni in stato di gravidanza – corrispondeva perfettamente anche per quanto riguarda pettinatura e abiti indossati. Da qui si è arrivati poi alla chiusura del cerchio ed all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico della Lacatus, firmata dal gip Luana Romano lo scorso 27 marzo. Significativo, a riguardo, è il paragrafo in cui si fa riferimento ai “gravi indizi di colpevolezza” a carico dell’indagata per il delitto alla stessa contestato. Si legge nel dispositivo che la convergenza di tutti gli elementi forniti dalla vittima nei confronti della giovane rumena consente di ritenere che il racconto esposto dalla vittima sia assolutamente veritiero e attendibile e quindi frutto di una spiegazione dettagliata e precisa. Alla quale, peraltro, ha fatto seguito l’immediato riconoscimento di Bianca Lacatus: un particolare, questo, non messo in dubbio nemmeno dal gip anche perché A.D.M. – come raccontato in apertura del nostro servizio – aveva avuto un precedente incontro con la rapinatrice nel mese di luglio e dunque ne conosceva bene le sembianze. A complicare ulteriormente la posizione della rumena, anche le diverse immagini estrapolate dalle videocamere di sorveglianza, che la vedono dapprima allontanarsi dalla zona dove risiede l’anziana ischitana e poi imbarcarsi per Napoli.

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IL GIP: NESSUN DUBBIO, LA VITTIMA FU NARCOTIZZATA

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Nell’ordinanza il gip rimarca che “deve ritenersi pure provato in termini di gravità indiziaria, in considerazione della logica verificazione dei fatti così come descritti dalla persona offesa (addormentamento improvviso della stessa sul tavolo dove stava pranzando con l’indagata e sapore dolciastro dell’acqua riassaporata dopo essere stata distratta a preparare il caffè) che la donna sia stata narcotizzata dall’indagata al fine di consentire a quest’ultima di agire in tutta tranquillità. Pienamente condivisibile è dunque la qualificazione giuridica del fatto perché la sottrazione è avvenuta mediante violenza, alla quale può certamente essere parificato l’utilizzo da parte dell’indaga di una sostanza narcotizzante o altro mezzo che determinava l’immediato addormentamento della vittima, determinando inoltre la sussistenza della circostanza aggravante. E’ certamente configurabile, poi, l’aggravante della minorata difesa contestata dal pubblico ministero, poiché l’età avanzata della persona offesa, ultraottantenne, era certamente, sulla base di una valutazione ex ante e tenuto conto delle circostanze del fatto, idonea ad agevolare la commissione del reato”.

LE MOTIVAZIONI DELLE ESIGENZE CAUTELARI

La dott.ssa Romano, soffermandosi sulle esigenze cautelari a carico di Bianca Lacatus, spiega che le stesse sussistono “in quanto, per le gravissime modalità e circostanze dei fatti (la rapina è stata eseguita con assoluta spregiudicatezza ai danni di una vittima anziana carpendone la fiducia precedentemente acquisita) denotanti una notevole potenzialità offensiva della prevenuta, che appare del tutto incompatibile con l’eventuale occasionalità delle condotte in contestazione, piuttosto indice di perfetta organizzazione e pianificazione del reato da parte dell’indagata, la quale verosimilmente non era nuova a mettere in atto tale consolidato schema criminale, sussiste il concreto pericolo che la predetta commetta gravi delitti della stessa specie di quello per cui si procede. La disinvoltura dimostrata nell’esecuzione del delitto, peraltro pianificato nei minimi dettagli, orienta verso una prognosi di pericolosità decisamente infausta. Esiste, peranto, tenuto anche conto del lasso di tempo trascorso dal fatto, il concreto pericolo che l’indagata possa reiterare ulteriori condotte criminose del medesimo tenore di quella per la quale si procede. Le modalità dell’azione delittuosa sono chiaramente indicative di un’abitudine a reiterare, senza alcuno scrupolo, analoghe condotte”.

Una serie di considerazioni che inducono il gip a scrivere che “appare evidente la notevolissima potenzialità offensiva della prevenuta, che si dimostra soggetto di elevata capacità a delinquere. Nei confronti dell’indagata – tenuto conto di quanto detto – appare idonea alla cautela, adeguata e proporzionata alla gravità dei fatti, la misura della custodia cautelare in carcere. Deve altresì osservarsi che la misura degli arresti domiciliari appare, tenuto conto del fatto che l’indagata anche in precedenza è stata generalizzata dalle forze di polizia con vari alias e non risulta avere fissa dimora nel territorio dello Stato, del tutto inidonea a tutelare le indicate esigenze cautelari. La misura in questione appare, allo stato, proporzionata all’entità dei fatti ed alla pena che si ritiene possa essere irrogata escludendosi che la stessa possa fruire della sospensione condizionale della pena, in considerazione dell’entità della pena prevista per questo reato e dell’esito infausto della prognosi di pericolosità per i motivi anzidetti, la natura e la gravità degli addebiti consentono, inoltre, di ritenere che verrà irrogata una pena superiore ai tre anni di reclusione”.

RICERCHE INSTANCABILI DI CARABINIERI E FORZE DELL’ORDINE

Da quel momento in poi la caccia e le ricerche di Bianca Lacatus sono state condotte dai carabinieri e dalle forze dell’ordine ben oltre i confini internazionali. Poi, come detto, la svolta quando venerdì sera la Polaria di Ciampino ha acciuffato la ventinovenne rumena che era appena sbarcata da un aereo proveniente proprio dalla Romania. Fermata e sottoposta agli adempimenti di rito, è stata successivamente condotta presso il carcere di Rebibbia dove resterà a disposizione dell’autorità giudiziaria. E l’impressione è che la sua non sarà certamente una permanenza breve.

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