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Regole sulle spiagge private, anarchia sulle libere: la FIBA non ci sta

In una nota il presidente locale Giuseppe Lafranca denuncia: «Noi costretti ad osservare enormi normative, poi accanto ai nostri arenili ognuno fa quello che vuole»

C’è da preoccuparsi perché la stagione non è ancora iniziata ma i malumori sono già parecchi. E immaginate cosa potrà accadere a luglio e agosto quando gli arenili isolani – che, detto per inciso, come vedremo a breve rappresentano il pomo della discordia e l’oggetto del contendere – saranno letteralmente presi d’assalto da residenti e turisti. Ad alzare la voce ed esternare senza mezzi termini il proprio malcontento sono i gestori di stabilimenti privati ad Ischia, che si sentono fortemente limitati e discriminati. E spiegano in poche parole il perché: da una parte loro sono costretti ad osservare una serie di norme rigorose e stringenti (col rischio di beccarsi una sanzione al minimo errore o intoppo), con i propri clienti parimenti alle prese con diverse limitazioni al punto da rimanere quasi “ingessati”. Ma poi, magari di fronte, c’è chi sulle spiagge libere ignora totalmente le norme anti contagio e fa i comodi propri. Insomma, quasi quasi conviene stare dall’altra parte della barricata.

Un insostenibile paradosso che ha indotto il presidente della Fiba Isola d’Ischia, Giuseppe La Franca, a diramare una nota ufficiale nella quale si legge: “A noi gestori di stabilimenti balneari – sono state imposte regole severe: il distanziamento tra gli ombrelloni, un ombrellone per 10 mq, il distanziamento sociale, un registro dove registrare quotidianamente ogni cliente per singolo ombrellone, un’area di attesa con distanziamento di un metro, una passerella con indicatori ad hoc per discesa e risalita, oltre alle sanificazioni, ai gel disinfettanti, a cartelli e controcartelli, mascherine, termoscanner e plexiglass divisori ai banconi, e sicuramente avremo dimenticato qualcosa.

Ma, poi, a pochi metri da noi, tutte queste regole sembrano scomparire. O meglio: non vengono rispettate e nessuno se ne accorge. Sulle spiagge libere si consentono assembramenti di 15-20 persone, naturalmente senza mascherine, si permette di giocare a pallone e non è previsto nessun distanziamento sociale. Quel che chiediamo è che le regole imposte a noi valgano ovunque, e che non finiscano per penalizzare esclusivamente gli esercenti”. Decisiva, in questa fase, la circostanza che i Comuni non si sono ancora organizzati con la gestione delle spiagge libere che però, proprio in virtù di quanto sta accadendo, va approntata quanto prima per evitare problemi e tensioni.

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Fabio

E si mo per fare un bagno dobbiamo soffrire perche’ a chi ha una concessione non va bene qualche regola! Avete chiesto l’aiuto del governo nel avere una concessione che non vi spetta per diritto? Ora seguite le regole e non venite a dare fastido a chi vuole fare il bagno libero e senza essere estorto soldi da voi!

Rossy

Il fatto è che bisogna capire che di questa situazione nessuno ha colpa, purtroppo è successo e non possiamo farci niente. Ora veniamo al problema delle spiagge. Gli stabilimenti hanno ragione, le spiagge libere pure, tutti hanno le proprie ragioni. Sta a noi comportarci nel migliore dei modi anche perché il danno sarebbe nostro. Spiagge libere, per fortuna esistono, non tutti possono permettersi la comodità di una spiaggia privata. Gli stabilimenti hanno sempre lavorato e guadagnato, ora che c’è stato questo problema, è come fosse il finimondo. Che poi quanto è durato? Niente, anche perché si sta tornando quasi alla normalità. P.S. e quelli che hanno vissuto la vera guerra, cosa dovevano fare? Non potevano nemmeno lamentarsi.

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