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Restrizioni prorogate al 13 aprile e (quasi certamente) oltre, è giusto così?

L’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio sul Coronavirus (1 aprile 2020) sostanzialmente conferma le misure preesistenti con una proroga fino al 13 aprile

Uno speciale a cura di Henry Camilo Bermudez

Da quando è scoppiata l’epidemia di COVID-19, poi diventata pandemia, le nostre abitudini sono state completamente stravolte. E non poteva essere altrimenti. Il nostro paese, come si sa, è uno dei più colpiti dal virus e per arginarne la diffusione sono state messe in campo misure draconiane da parte del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Con il primo Dpcm su scala nazionale del 4 marzo 2020 sono stati sospesi i congressi, le riunioni, gli eventi sociali, le manifestazioni, le competizioni sportive e gli spettacoli di qualsiasi natura.

Anche le scuole e le Università sono state chiuse per evitare ovviamente occasioni di assembramento. Si sono poi susseguiti nel mese di marzo altri decreti più restrittivi per allontanare ogni forma di contagio. Nonostante tutto non sono mancate le incomprensioni tra Palazzo Chigi e i governatori delle regioni che hanno continuato a chiedere maggiori chiarimenti sul comportamento da adottare. È il caso del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca che in queste settimane non ha fatto mancare la propria voce e si è più volte espresso su norme, a detta sua, non sempre precise. Ad oggi comunque le misure su scala nazionale sono state ribadite dall’ultimo Dpcm del 1 aprile che entrerà in vigore il 4 aprile e che avrà valenza fino al 13 dello stesso mese. Quello che accadrà dopo non possiamo saperlo. Lo stesso premier Conte ha dichiarato: «Non siamo nelle condizioni di dire che allenteremo subito le misure. Quando gli esperti ce lo diranno, entreremo nella fase 2».

La sensazione è però quella di dover fare i conti con un aprile ancora blindato perché il numero dei morti purtroppo è ancora alto, mentre quello dei nuovi contagiati è sceso. Ad oggi non sembrano comunque esserci i presupposti per un riapertura del paese. Inoltre è stato chiarito che non è consentita alcuna forma di allenamento anche per gli atleti di interesse nazionale. Nemmeno Ischia è stata risparmiata dagli effetti del coronavirus dal momento che alcuni cittadini isolani sono risultati positivi al tampone. Inoltre sono chiusi alberghi, bar, ristoranti e altre attività ricettive che sono linfa vitale. Quello che preoccupa di più è la ripartenza che sembra ancora lontana. Per un’isola come la nostra che vive di turismo il periodo di Pasqua è da sempre un periodo di riapertura e di rilancio, ma sembra proprio che il 2020 non sia destinato a seguire questo copione. Quello che più mette in allerta gli isolani è però il clima di vaghezza che si respira in questi giorni perché ad oggi non c’è alcuna certezza, non c’è alcun indicatore che ci possa dire quando sarà possibile tornare alla normalità. Per questi motivi abbiamo sondato gli umori sull’isola chiedendo dei pareri ad alcune personalità isolane.

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