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Riciclaggio di auto di lusso, quattro indagati sull’isola

Un maxiblitz della polizia stradale è stato eseguito in tutta Italia portando A 8 arresti e 53 persone finite nel mirino dell’autorità giudiziaria. Coinvolti anche Giovanni Arenella, Francesco Bianco, Maria Luongo e Vito Savio. L’attività investigativa ha avuto inizio a maggio 2018

Macchine rubate di origine estera, nazionalizzazione delle auto in maniera illegale con agenzie compiacenti, auto vendute a clienti non sempre ignari dell’origine della vettura. L’operazione, condotta dalla Polizia Stradale di Taranto, ha visto contestati numerosi reati a 53 persone che risultano indagate ed otto finite agli arresti. L’operazione effettuata dalla Stradale tra Puglia, Campania e Sicilia che ha eseguito alcune misure cautelari tra Palermo, Lecce, Bari, Taranto e Napoli disposte dal gip del tribunale di Taranto su richiesta della locale Procura. Tra gli indagati ci sono anche Giovanni Arenella, 49enne di Forio d’Ischia, Francesco Bianco, 59enne di Forio d’Ischia, Maria Luongo, 47enne di Forio d’Ischia e Vito Savio, 20enne di Lacco Ameno. Secondo l’accusa, il vertice dell’organizzazione sarebbe stato a Napoli ed altri elementi di spicco a Taranto. Numerosi i capi di imputazione a vario titolo sollevati nei confronti degli indagati, sequestrate anche vetture per un valore di circa un milione di euro. Per alcuni di questi indagati il gip pugliese non si è espresso sulla misura cautelare richiesta poiché territorialmente incompetente. Le accuse a vario titolo sono di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e alla ricettazione di svariate autovetture di alta gamma commerciale che avvenivano attraverso il metodo della ‘falsa nazionalizzazione’, riportando dati apparentemente reali di vetture circolanti in altri paesi comunitari (come la Francia) che poi venivano immatricolate in Italia con l’utilizzo di documenti di circolazione estera contraffatti. L’attività investigativa posta in essere dal personale della Squadra di Polizia giudiziaria della Sezione Polizia Stradale di Taranto, diretta dal Sostituto Procuratore Dr.ssa Marzia Castiglia e coordinata dal dirigente Vice questore Dr. Nicola Manzari, ha avuto inizio nel maggio 2018 a seguito del costante monitoraggio effettuato dagli investigatori sulle pratiche di nazionalizzazione che vengono trattate dal locale Dipartimento Trasporti Terrestri.  I poliziotti hanno avviato una complessa attività investigativa che ha permesso di identificare una organizzazione criminale stabilmente incardinata sul territorio jonico, che si ramificava su tutta la regione Puglia, la regione Campania e la regione Sicilia.

LE INDAGINI – Le indagini, supportate dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno messo  in luce l’esistenza di un gruppo stabilmente dedito all’illecita, ed estremamente redditizia attività di riciclaggio di autovetture di altissimo valore commerciale; l’associazione a delinquere, capeggiata da due tarantini ed un napoletano, poteva contare su un’articolata e strutturata organizzazione criminale, della quale facevano parte individui con conoscenze tecniche e professionalità evolute, capaci di manomettere dati sensibili delle vetture di ultima generazione trafugate su tutto il territorio nazionale. L’attività ha evidenziato, in ogni modo, anche il ruolo di altri complici all’interno dell’organigramma delinquenziale che avevano il compito di intestare a società di rivendita auto locali alcune delle autovetture fraudolentemente sottratte a società di noleggio e immatricolate con il metodo delle false nazionalizzazioni. L’organizzazione criminale poteva contare anche su altri componenti con una spiccata caratura criminale e propensione a delinquere che provvedevano ad intermediare la vendita delle vetture oggetto di riciclaggio o, in talune circostanze, ad acquistarle in proprio, per poi rivenderle a fini di lucro. La complessità delle indagini ha altresì evidenziato il ruolo determinante che è stato svolto da agenzie di pratiche automobilistiche, situate nel tarantino, ma anche nel napoletano e nel palermitano che hanno messo disposizione le proprie competenze tecniche consentendo di nazionalizzare le auto con documenti esteri falsi.

I SEQUESTRI – Durante l’attività investigativa sono stati effettuati dalla Squadra di Polizia Giudiziaria numerosi servizi di osservazione e di pedinamento, inoltre si è proceduto a sequestri e perquisizioni che hanno determinato all’interno dell’associazione, momenti di tensione e preoccupazione tanto da pianificare la fuga in Germania di uno dei capi dell’organizzazione. Sintomatico appariva il linguaggio criptato utilizzato dall’organizzazione, la quale ricorreva frasi in codice e dialettali del tipo: “evitiamo di attaccare la spina”, cioè evitare di fare la diagnosi elettronica al veicolo rubato; “fatt u’ fritto” facendo riferimento invece ai documenti stranieri che non potevano essere esibiti per nazionalizzare un veicolo di provenienza illecita perché grossolanamente falsi. L’attività investigativa ha consentito di denunciare in stato di libertà 53 persone coinvolte a vario titolo nei reati di riciclaggio, falsità in atto pubblico, ricettazione e falsa attestazione del privato. Nel corso delle indagini sono state sottoposte a sequestro sedici autovetture di alto valore commerciale e sono stati eseguiti sequestri di fascicoli di nazionalizzazione di autovetture di alta gamma commerciale presso le Motorizzazioni Civili di Napoli, Palermo e Lecce. L’ammontare dell’illecito profitto ottenuto dalla struttura criminale è stato quantificato in circa un milione di euro.

ISCHIA – Un anno fa circa, quando il commissariato isolano era guidato dal vicequestore Alberto Mannelli, i poliziotti bussarono alla porta di almeno due ischitani chiedendo lumi e documenti su una vettura che avevano acquistato poco prima presso una rivendita ubicata a Ischia. Dopo aver visionato gli incartamenti, i tutori dell’ordine comunicarono agli interlocutori che la vettura acquistata con tanti sacrifici era da ritenersi sotto sequestro. Il tutto, tra lo stupore del diretto interessato che a stento è riuscito a trattenere le lacrime. Probabilmente questi due episodi sono legati all’indagine che nella giornata di ieri ha fatto iscrivere sul registro degli indagati Giovanni Arenella, Francesco Bianco, Maria Luongo  di Forio d’Ischia e Vito Savio di Lacco Ameno.

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