CULTURA & SOCIETA'

Ricordo di Franca Barile, donna leader nei panni di maestra e politico benvoluta e plurivotata

IL GRANDE CUORE DI FRANCA BARILE PER IL SUO PAESE E PER LA GENTE BISOGNOSA «Al Comune, ricorda ancora, Franca Barile, avevamo un elenco dei poveri dove erano indicati i nomi delle famiglie bisognose. I medicinali potevano riceverli solo queste famiglie, ma io, con l’aiuto del dott. Santella, facevo scrivere medicine anche per quelli che non erano iscritti e che pure ne avevano bisogno. Rischiavo di andare in galera, ma era a fin di bene. Prendevo queste medicine e gliele portavo, loro le usavano, stavano bene e io ero soddisfatta»

Franca Barile, ultima rimasta della larga e operosa famiglia (Cristina, Franca, Lucia, Michele, Giovanni, Vincenzo e Antonio) di Mast’Antonio e Angela Barile, per poco non ha festeggiato il centenario. Se ne è andata pochi giorni fa alla veneranda età di 99 anni, lasciando a chi saprà fare tesoro dei suoi eccellenti esempi di vita, utili insegnamenti da educatrice scolastica prima e da politico dopo negli anni in cui Ischia era partecipe del boom economico, sociale e turistico della nazione.

FRANCA BARILE IN UNA SUA ULTIMA APPARIZIONE

All’ingresso di casa propria, non per vanità, ma per giusta informazione storica, incorniciato, esposto alla parete, un ritaglio di giornale dell’epoca così parla di Lei: “Per la prima volta nel comune d’Ischia, si presenta come candidata alle elezioni amministrative una donna, la signorina Barile Franca di Antonio. La Barile è candidata nella lista D.C. con capolista il comm. Telese Vincenzo. Ella si diplomò. Dal 1949 al 1958 impiegata presso il comune, ufficio ragioneria, quale applicata di segreteria. Vincitrice di concorso magistrale a Roma. Per un anno è stata ad Aleavano Romano e attualmente insegna a Ischia. La signorina Barile è una donna che gode di larga stima e simpatia dell’elettorato, per aver durante il periodo di impiegata, soddisfatto le esigenze del pubblico, interessandosi di tutto e di tutti. Alla giovane candidata non resta che formulare i nostri più sentiti auguri”. «Trovai quel giornale dal parrucchiere, era il 1960 ed ero la prima donna in Italia a presentarsi alle elezioni amministrative» ebbe modo di precisare qualche tempo fa Franca Barile quando nel corso di un incontro presso la sua abitazione in una chiacchierata confidenziale volle illustrare, con memoria sorprendente, le tappe della sua vita.

L’ULTIMA PRESENZA AL MARCONI DELLA MAESTRA FRANCA BARILE IL 28 MAGGIO 2015

Ai tempi suoi Franca Barile è stata per la comunità ischitana una donna leader nei vari settori della sua quotidianità: prima in famiglia per essere col carattere forte un gradino più su di fratelli e sorelle, poi fra le amiche col suo piglio da prima donna, ancora sul lavoro fra gli impiegati al Comune nel ruolo di prima applicata disponibile e sbrigativa, a scuola quando vincendo concorsi ottenne l’insegnamento fuori di Ischia e dopo un anno la cattedra sull’isola dove ha primeggiato in un ambiente dalla massiccia concorrenza. Infine in politica, voluta dal mitico comm. Vincenzo Telese che nella nuova arrivata vedeva qualità comunicative ed un attivismo concreto ed utile per le battaglie sociali dove non mancò di essere protagonista. Il suo impegno politco a Ischia ebbe inizio nel ’60. Eletta più volte al Comune capoluogo ha ricoperte ruoli di consigliere delegata e assessore distinguendosi per disponibilità, competenza e presenza continua.

UN ATTEGGIAMENTO FIERO DI FRANCA BARILE

Nella consiliatura ’70-’75 il sottoscritto è stato con lei in amministrazione quale giovane consigliere comunale delegato con il suo collega di Giunta l’assessore Rino Cenatiempo al settore dei lavori pubblici vivendo esperienze formative e irripetibili. Franca o Francesca come in qualche occasione si lasciava chiamare, lascia ricordi e testimonianze che la storia custodirà. Prima donna impegnata a Ischia nella cosa pubblica racconta di se con ferrea memoria. «Sono stata per più di dieci anni impiegata al comune, tiene a precisare Franca Barile, poi vinsi il concorso da maestra e iniziai a insegnare. Molti mi conoscevano perché ho sempre fatto del bene, ho aiutato tante persone. All’epoca era appena finita la guerra e la gente aveva  bisogno di tutto. Pur essendo soddisfatta del mio lavoro da impiegata non lasciavo mai l’idea di insegnare. Ho sostenuto il concorso magistrale per 4 volte, a Napoli, a Caserta, a Udine e poi Roma; sono sempre stata ammessa agli orali e, l’ultima volta a Roma, superai il concorso per esami e non per titoli. Tuttavia  fecero una legge grazie alla quale  ogni anno prendevano una parte di quelli che avevano vinto, anche solo per esami, e li assumevano, e così fui chiamata come maestra».

UNA GIOVANE FRANCA BARILE ANNO 1947

«Ricordo di un bisticcio con il segretario Zotti; non si riusciva a trovare una pratica, lui diceva che l’avevo io, ma non era così. Una mattina di prim’ora andai nel suo ufficio e vi trovai la pratica, riguardava l’abolizione del carcere del Punta Molino. Lui mi sorprese mentre ero lì, era accompagnato dall’avv. Umberto di Meglio e dal dott. Bizzarro e mi sgridò. Ricordo che presi la pratica e gliela sbattei forte sulla scrivania. Non fu un gesto bello verso un superiore, ma era un mese che non si trovava quella pratica, ero tesa, e non ho mai avuto un carattere docile. Mi disse che avrebbe voluto denunciarmi e che i due avrebbero fatto da testimoni, ma loro, invece, mi diedero ragione. Ero addetta al protocollo, e per ogni pratica ritirata c’era un biglietto con data e nome di chi l’aveva presa. Fu in quei giorni che mi chiesero di scegliere la sede del concorso magistrale, andai a Roma e la legge diceva che bisognava insegnare un anno lì dove si era passato il concorso. Andai dal segretario e gli dissi, “Segretario me ne vado, vado a insegnare” e lui mi rispose “illusione”. Gli misi l’invito sotto al naso e gli dissi “non è un’ illusione, ma una certezza”. Scelsi di andarmene, ma con il dolore nel cuore, ero attaccata all’ufficio, alla gente e non mi licenziai subito; ogni 3 mesi prendevo l’aspettativa».

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VECCHIO SIMBOLO DELLA DC ANNIO ’60

«Al Comune, ricorda ancora, avevamo un elenco dei poveri dove erano indicati i nomi delle famiglie bisognose. I medicinali potevano riceverli solo queste famiglie, ma io, con l’aiuto del dott. Santella, facevo scrivere medicine anche per quelli che non erano iscritti e che pure ne avevano bisogno. Rischiavo di andare in galera, ma era a fin di bene. Prendevo queste medicine e gliele portavo, loro le usavano, stavano bene e io ero soddisfatta». «Telese, pronuncia questo nome con evidente emozione, è stato un personaggio unico, voleva che i verbali li scrivessi io e non la dattilografa perché ero discreta. Era una persona caritatevole e spesso elargiva, di tasca propria, soldi ai bisognosi; gentilissimo con tutti e, in special modo, con le donne amava molto la sua isola». «Mio padre aveva un negozio di pittura e ferramenta a Piazza Croce, al bar Diaz, che si trovava lì vicino, vide seduto il principe Borghese, apparteneva alla casa Savoia, e lui andò a parlargli. Gli raccontò di me, che insegnavo a Roma, ma volevo tornare a Ischia e lui s’interessò alla mia causa. Fu grazie a lui che ebbi il comando per Ischia. Iniziai a insegnare prima a Buonopane, poi Testaccio, Fiaiano, Campagnano e poi Ischia al Marconi dove sono stata 30 anni e sono stata felice».

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UNA SUA SCOLARESCA DEL 19871

«Fu il sindaco Telese a chiedere a mio padre di mettermi in lista, lui gli rispose che ero “una femmina”, ma la moglie di Telese, professoressa di liceo di mia sorella Cristina, riuscì a convincerlo. Era la prima volta che le donne si potevano candidare. Presi un sacco di voti, più di mille. Lui fu il primo e io la seconda, le persone mi conoscevano bene e mi rivolevano al comune». «Facevo i comizi a Piazza Croce, salivo sul palco ed esponevo il mio programma politico, dove parlavo alle donne, per risolvere i loro problemi, e alla gente. C’era la fame, e distribuivo la polvere di piselli o di fagioli, che mi davano gli americani; feci avere a molti il permesso per portare le motocarrozzette. Appena sposata abitavo a Parco Grazia e tutti i giorni avevo il salone pieno di gente, chi voleva il rimando militare, chi il posto; impiegai molti alle terme comunali. Perorai la causa di una vedova per farle avere un posto di lavoro, era senza marito e con due bambini a carico.

UNA SUA SCOLARESCA DEL 1964

Presi tanti voti, ma non andavo casa per casa, mi vergognavo, eppure per 3 volte che mi sono presentata mi hanno sempre votata». «Eravamo tutti amici, mi rispettavano. All’epoca – racconta lucida – era raro che una donna stesse al comando, ma ero sposata, avevo una figlia piccola, a mezzanotte facevo il bucato e il pomeriggio avevo tutte queste persone a casa e mi impegnavo per loro. Della politica mi piaceva di far bene alla gente, di risolvere i loro problemi e i problemi di Ischia. I  politici di allora erano dotati di cuore, pensavano al benessere del paese e della gente. Andavano incontro ai  bisogni dei cittadini, si impegnavano per aiutarli, ora la gente sembra avere paura di andare a chiedere, pure agli impiegati che, spesso, si chiudono nei loro uffici»

Fotoricerca di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

antoniolubrano1941@gmail.com

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