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“Svuotare gli arsenali, costruire la pace”: il convegno degli scienziati al Polifunzionale

Ischia – Il convegno conclusosi sabato scorso qui ad Ischia è stata l’occasione per un pensare insieme di studiosi di varie discipline aderenti all’ Unione Scienziati per il Disarmo (USPID), che si sono dati appuntamento al Teatro Polifunzionale, dal 20 al 21 aprile scorso, per un primo bilancio delTrattato per la messa al bando delle armi nucleari, il cosiddetto NuclearBan,approvato nella seduta dell’ONU delsette luglio scorso,col quale sono state bandite le testate nucleari esistenti, purtroppo ancora detenute daquesti paesi: USA, Russia , Cina, India, Gran Bretagna, Francia, Israele, Pakistan e Corea del Nord. Il convegno è stato promosso in collaborazione con la Fondazione IDIS-Città della Scienza e l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, col Circolo Sadoul, col Comune d’Ischia ed il Liceo Statale “Ischia” proprio per fare il punto della situazione sulle questioni del disarmo e della pace, mettendo in dialogo il mondo scientifico con la società ela scuola, coinvolgendoinnanzitutto i giovani, che sono solitamente sensibili a questi temi, soprattutto oggi, dopo gli efferati attacchi chimici sulla inerme popolazione siriana della scorsa settimana. Ischia, scelta come location di questa iniziativa non sembra casuale; proprio per la sua posizione geografica, nel cuore del Mediterraneo, rispetto al quale, oltre il suo orizzonte meridionale si trovano paesi come Siria, Libia, Palestina ed Israele, che sono tutt’oggi teatri di annosi conflitti. Durante i dibattiti, inevitabilmente, sono emerse tutte le contraddizioni che hanno accompagnato il nuovoNuclearBan,rispetto al quale il comportamento del nostro paese non è esente da critiche, come ha infatti puntualizzato l’animatore del convegno il noto giornalista e scrittore Pietro Greco: «L’Italia non ha partecipato alle sedute delle Nazioni Unite nel corso delle quali è stato discusso il Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari. Né tantomeno lo ha firmato e poi ratificato. È una posizione comune a tutti i paesi della NATO. Si ritiene più utile portare avanti il Trattato di non proliferazione (Tnp). Il problema è che il Tnp prevede per i detentori di armi nucleari che lo hanno ratificato (USA, Russia, Cina, Francia, Regno Unito) un impegno a diminuire fino a azzerare il loro arsenale. Cosa che però non avviene. La discussione e l’approvazione del Trattato NuclearBan, così come chiedono papa Francesco e oltre 120 stati, può creare una nuova sensibilità e una maggiore pressione dell’opinione pubblica in vista de “un mondo libero dalle armi nucleari». Purtroppo i paesi detentori di armi nucleari stanno proseguendo nel loro programma di sostegno agli arsenali nucleari, come ha ammesso lo stesso presidente Trumpche ha recentemente affermato:“Il deterrente nucleare degli Stati Uniti è moderno, robusto, flessibile, resistente e pronto, opportunamente adattato per dissuadere le minacce del 21° secolo e rassicurare i nostri alleati “.Hanno partecipato a tutte le sessioni del convegno le classi VA, VB e VA Scienze Applicate del Liceo Scientifico ischitano, mostrandosi interessati alle problematiche affrontate, evidenziando la consapevolezza della portata dei problemi tirati in balloe partecipando al dibattito anche con valutazioni molto personali. Infatti mi ha molto colpito la profondità di giudizio della studentessa che ha sottolineato l’importanza di dotare l’ONU di nuove regole, perché oggi giorno gli  stati con potere di veto, rivestendo un ruolo di privilegio, non facilitano affattoil processo di pacificazione del nostro pianeta.Un ampio spazio è stato dedicato ai nuovi settori strategici, che vanno dagli attacchi cibernetici, alle armi autonome, veri e propri killer robot, che con costi molto minori delle armi convenzionali, sono in grado di arrecare morte e distruzione su vasta scala. Si pensi ad esempio ad un attacco di uno sciame di droni, resi autonomi e guidati da sistemi a base di Intelligenza Artificiale, in grado di colpire contemporaneamente più obiettivi, compiendo un’azione a tappeto, rispetto alla quale è praticamente impossibile difendersi.Unfuturo decisamente inquietante, soprattutto se si pensa che nel conflitto tra uomini, dove il carnefice, essendo una persona, potrebbe anche provare sentimenti di pietà verso la vittima, mentre nel caso di armi autonome non c’è spazio per sentimenti o senso di responsabilità, perché si tratta di soldati macchina, che rispondono esclusivamente alla cinica predeterminazione di un file. Eppure anche l’Italia di fronte alla prospettiva non molto remota dell’uso di queste nuove armi – si è detto –  rimane molto silenziosa, sarebbe invece necessaria anche in questo campo un’adeguata campagna di sensibilizzazione delle coscienze attraverso gli organi di stampa ed il coinvolgimento dell’opinione pubblica.Il coinvolgimento dei vari segmenti della società civile è stata infatti alla base dell’esperienza molto interessante condotta dall’Univ. di Pisa e dalle Scuole della Normale e di S.Anna, che, in occasione dei 70 anni dall’attacco di Hiroshima, hanno promosso una serie di iniziative che hanno visto collaborare assieme associazioni, gruppi pacifisti, mondo politico, comunità cristiane, buddiste ed islamiche,  riuscendo a diffondere una cultura di pace capace di muovere le coscienze, promuovendo il disarmo interiore delle persone, ancor prima di quello militare. Un modello che pensiamo sia facilmente esportabile anche qui sull’isola d’Ischia ed in altre realtà locali, che operando dal basso nella società, potrebbe promuovere lo sviluppo di una vera cultura di pace, capace di sollecitare la politica aprendere le sue decisioni, trasformando gli obiettivi a volta utopici di questi trattati in realtà.I prossimi obiettivi concordati dagli studiosi dell’USPID sono stati così riassunti dal Pietro GrecoLa riaffermazione della necessità di lavorare per un mondo libero da armi nucleari. Su questa base chiederemo un incontro ai presidenti delle Commissioni esteri e difesa della Camera e del Senato per avviare quantomeno una discussione in Parlamento. Allo stesso modo lavoreremo perché l’Italia assuma un ruolo trainante per la messa al bando di armi altrettanto pericolose, le armi autonome. In questa prospettiva cercheremo di organizzare un movimento di opinione all’interno della comunità scientifica, tecnologica e industriale su quella che potremmo definire la “infoetica”: una disciplina che, in analogia con la bioetica, rifletta e agisca sullo sviluppo dei sistemi informatici affinché essi siano a beneficio dell’intera umanità e non costituiscano, al contrario, una minaccia».  Per concludere, non possiamo evitare di ricordare un profeta dei nostri tempi, difensore dei diritti degli ultimi e di quanti continuano a non vedere orizzonti di pace … ed è papa Francesco,che durante il Simposio sul Disarmo tenuto in Vaticano a novembre  ha affermato:”Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, altro non generano che un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana, che deve invece ispirarsi ad un’etica di solidarietà”.

 

 

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