CRONACAPRIMO PIANO

Truffa immobiliare all’ischitana, le motivazioni della sentenza

Ecco perché il Tribunale di Milano ha condannato un noto professionista ischitano e la sua procacciatrice d’affari a un anno di reclusione per truffa aggravata: hanno raggirato una coppia pugliese che cercava un appartamento per far studiare il figlio all’Università Cattolica di Milano

Un “assegno in bianco” intestato ad un cameriere di Milano e che non “sarebbe mai potuto essere incassato” e utilizzato a “garanzia” di un investimento immobiliare pericoloso. Con queste parole il Tribunale di Milano ha condannato, lo scorso 30 novembre, a un anno per truffa aggravata un noto professionista ischitano e la sua procacciatrice d’affari Lucia Losacco. Sono accusati di aver truffato una coppia pugliese (conoscenti della donna sin dai tempi del liceo) in cerca di un appartamento per far studiare il figlio all’università Cattolica di Milano. A partire dall’estate 2016, ed in particolare dal gennaio 2017, il nostro concittadino avrebbe proposto l’acquisto di una casa di via Altamura simulando di avere il controllo sulla società LU.VI srl, aggiudicataria dell’asta di vendita dell’appartamento, e chiedendo 100mila euro in due bonifici alla coppia “per fermare l’immobile”. Nelle 16 pagine di motivazioni della condanna, la giudice Maria Profeta ricostruisce l’intera vicenda dei contratti preliminari, fatti firmare alla coppia pugliese, e dei rogiti che continuano a slittare per mesi con motivazioni sempre diverse (ristrutturazioni, cambi di destinazione d’uso, mancanza del decreto di trasferimento dell’immobile da parte del Tribunale). A marzo 2017, di fronte all’ennesimo rinvio, il professionista ischitano e la collega Losacco consegnano ai due signori “un assegno postale per la somma di 200mila euro”, pari al doppio della caparra già versata, con lo scopo di tranquillizzarli sulla “serietà dell’operazione” e chiedono loro di posticipare di nuovo la compravendita davanti al notaio al 30 giugno 2017, sostenendo che se non fosse andata in porto entro quella data, avrebbero avuto il diritto di riscuotere l’assegno chiudendo così la “partita”.

Così i giudici hanno ricostruito la vicenda: un “assegno in bianco” intestato ad un cameriere di Milano e che non “sarebbe mai potuto essere incassato” perché privo di fondie utilizzato a “garanzia” di un investimento immobiliare pericoloso

Questo è il punto di vista di una vicenda che da quel momento segna un punto di svolta determinante e decisiva nel far precipitare gli eventi e far sentire “odore” di truffa ai potenziali acquirenti della casa. Da metà aprile, infatti, l’ischitano si rende “irreperibile” mentre la collega parla di “problemi per il trasferimento della proprietà. Da maggio i due genitori iniziano a mandare diffide via pec chiedendo la risoluzione del contratto preliminare e la restituzione del denaro già versato ma i vari ultimatum scadono. A fine maggio la coppia prova a riscuotere l’assegno che viene rifiutato con la dicitura ‘segnato impagato’ e la motivazione ‘firma illeggibile assegno: non denunciato smarrito’. In effetti – emerge agli atti del processo celebrato con rito abbreviato – si tratta di un titolo di credito da 200mila euro intestato a M.R., un cameriere di un ristorante milanese e conoscente del professionista ischitano che, sentito dagli inquirenti, racconta come gli fosse stato chiesto un “assegno in bianco tratto dal proprio libretto” per “coprire un investimento immobiliare” da utilizzare quale “garanzia”. “Non sarebbe mai potuto essere incassato”, precisa il cameriere, “per mancanza di fondi” sul suo conto corrente. Secondo la giudice l’ischitano, condannato anche al pagamento di 800 euro di multa e di 60mila euro di provvisionale, aveva “piena consapevolezza di non poter avere la disponibilità dell’appartamento” ma “invece di informare” la coppia di signori li avrebbe convinti a firmare un “nuovo contratto preliminare” e spostare il rogito per la terza volta. Il professionista – come raccontato peraltro da diverse agenzie di stampa – risulta avere precedenti anche per i reati di truffa, truffa aggravata, peculato e bancarotta fraudolenta. Come emerge dal suo casellario giudiziale si tratta di sentenze provvisorie, definitive e provvedimenti di cumulo pena emessi dalla Procura generale di Napoli. Negli ultimi 10 anni è stato anche affidato in prova ai servizi sociali dopo averne fatto richiesta al Tribunale di Sorveglianza di Milano e raggiunto da provvedimenti di interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e divieti di esercitare uffici direttivi delle imprese per 2 anni. Di lui si sono occupati Nuclei della Guardia di Finanza di Milano, Lecce e Brescia sulla base di numerose denunce presentate da cittadini che ritengono di essere stati truffati.

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