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Ucciso da un tumore alla bocca, i metalli della protesi erano cancerogeni

Riscontrata la presenza di metalli pesanti sui perni impiantati a Pasquale Capuano, recentemente scomparso a causa di un carcinoma orale: ieri scontro in aula per l’acquisizione della relazione tecnica voluta dalla Procura

Ieri al Tribunale di Ischia si è svolta l’udienza nel procedimento diretto ad accertare le eventuali responsabilità per l’insorgere della patologia tumorale che ha portato a prematura morte l’imprenditore isolano Pasquale Capuano, deceduto alcuni mesi fa per le complicazioni di un carcinoma alla bocca. La dolorosa scomparsa costituì l’epilogo di vari anni segnati da sofferenze, interventi chirurgici, dolorose terapie.

L’avvocato Francesco Cellammare, che rappresenta i familiari dell’imprenditore scomparso, ha depositato la relazione tecnica voluta dalla Procura di Napoli sui perni odontoiatrici, che secondo la parte offesa prova in maniera inconfutabile la responsabilità del dottor Marotta, che impiantò tali protesi al signor Capuano. Secondo la relazione, i perni contenevano tracce di cinque metalli pesanti cancerogeni, che verosimilmente possono aver cagionato il tumore poi risultato fatale.

Inoltre, tali perni, oltre a non essere composti da titanio puro come inizialmente dichiarato, non sarebbero nemmeno risultati conformi alla normativa europea, in quanto composti di una lega di titanio con quantitativi di vanadio e alluminio inferiori a quelli prescritti, ma contenenti appunto metalli cancerogeni. Soprattutto, erano sprovvisti di certificato implantologico, e verosimilmente provenienti da mercati “paralleli”, ma poi spacciati per perni rispettosi delle normative continentali. Circostanza che molto probabilmente indurrà i familiari a contestare anche il reato di truffa aggravata. Si tratta di evidenze che, se confermate a livello giudiziario, potrebbero avere conseguenze dirompenti anche al di fuori della vicenda in questione, vista la probabile diffusione di tali protesi.

Nella prossima udienza il giudice nominerà un collegio medico per dichiarare la nullità della consulenza tecnica d’ufficio. Si attendono inoltre i risultati dell’autopsia, che dovrebbero essere depositati agli inizi di marzo

L’udienza è stata movimentata dalla strenua obiezione della difesa del medico, che si è opposta all’acquisizione della relazione, motivando tale opposizione col fatto che la relazione sarebbe stata depositata dopo la scadenza dei termini previsti dall’articolo 183. L’avvocato Cellammare ha chiarito spiegando che si tratta di un documento che si è formato dopo tale scadenza, quindi acquisibile, e che rientrava nel mandato conferito dal giudice al consulente tecnico d’ufficio. Quest’ultimo avrebbe dovuto analizzare le protesi, ma non ha personalmente provveduto, perché non dotato delle necessarie attrezzature e competenze. I perni sono stati richiesti dalla Procura della Repubblica, nell’ambito delle indagini tuttora in corso, che ha poi deciso di affidare l’incarico a un ingegnere biomedico, il quale si è avvalso dei tecnici e degli strumenti dell’Università Federico II. La relazione era stata dunque richiesta dal magistrato, dottor Polcari, al Consulente tecnico d’ufficio. Quest’ultimo però non la realizzò perché nelle more della perizia era stata richiesta da parte della Procura della Repubblica la consegna del plico ancora sigillato contenente i perni, per effettuare l’analisi. E il dottor Polcari ordinò al consulente di trasmettere le protesi alla Procura affinché fossero analizzati come richiesto dal Pubblico Ministero. Dunque, secondo l’avvocato Cellammare la relazione ordinata dalla Procura ha tutto il diritto di entrare nel fascicolo processuale. D’altronde, come detto, è stato proprio il giudice a ordinare al Ctu l’invio del plico per eseguire le analisi, che costituiscono peraltro un esame irripetibile, perché i perni sono poi stati distrutti.

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Entrambe le parti in causa tuttavia su un punto si sono trovate d’accordo: quello di revocare l’incarico al Ctu. Secondo la parte offesa, infatti, ci sono contraddizioni evidenti all’interno di quanto scritto dal Ctu: nella premessa della bozza di consulenza egli scriveva che la morte è dovuta alle lesioni metastatiche e alla sepsi,attribuendo la responsabilità al medico. Invece, nelle considerazioni medico-legali della consulenza definitiva, il danno biologico viene ridotto da 23 a 18 punti, mentre i giorni di invalidità totale vengono sorprendentemente ridotti da trecento ad addirittura solo sette, e viene negata la responsabilità del dottor Marotta nella morte di Capuano, riconoscendo soltanto la responsabilità di ritardata diagnosi. Discrasie incomprensibili secondo la difesa, visti anche gli anni di calvario subiti dal signor Capuano, e senza che tali asserzioni siano debitamente motivate.

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Dopo che la Procura di Napoli aveva disposto l’autopsia, i cui risultati si attendono per le prime settimane di marzo, ieri il giudice civile di Ischia ha fissato un rinvio al mese prossimo per nominare un collegio medico composto da un odontoiatra, un oncologo e un chirurgo maxillo facciale, che dovrà dichiarare la radicale nullità della consulenza tecnica d’ufficio.

Come alcuni ricorderanno, la vedova del signor Capuano è stata ascoltata in Procura dal Pubblico Ministero Mario Canale, dopo la denuncia nei confronti del dottor Marotta. L’avvocato Cellammare punta a dimostrare il nesso di causalità tra l’impianto delle protesi dentarie, e dunque dei perni utilizzati, e l’insorgere del carcinoma. Il mese di marzo si annuncia dunque decisivo per l’evoluzione della vicenda.

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