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Il vero marketing? Nasce mettendo a posto il territorio

Le diecimila presenze in meno sull’isola d’Ischia fatte registrare nel periodo natalizio (o almeno i passaggi marittimi col saldo negativo rispetto al 2016, non sta scritto da nessuna parte che si tratti con certezza di soli vacanzieri) ha riacceso il dibattito sull’appeal della fu isola verde come meta di richiamo oltre che su una serie di aspetti annessi e connessi al turismo, che nonostante tutto (e rispetto al passato cominciamo a dirlo con un pizzico di preoccupazione), resta l’unica fonte di sostentamento dell’economia locale e dunque del territorio e della sua gente. La discussione, come al solito, impazza ed i pareri sono discordanti. Ho seguito con estrema attenzione l’ultimo consiglio comunale di Ischia, dove si è parlato dell’istituzione della tassa unica di soggiorno da parte di cinque comuni dell’isola su sei (Casamicciola si è tirata fuori) per giunta da applicare per l’intero anno solare.

Quando l’iniziativa è stata illustrata, con essa sono state fissate anche le finalità. E l’intenzione, è stato esplicato in maniera chiara ed inequivocabile, è quella di destinare una quota fissa per iniziative di marketing che possano pubblicizzare Ischia lontano dai suoi confini per ridare lustro ad un’isola che ormai si ritrova ad essere reclamizzata soltanto per prodotti e tariffe low cost. Detto che nulla vieta anche alle altre aziende di mettersi insieme, fare sistema e promozionare ben altro (qualità, servizi offerti ecc.), ma su questo ci fermiamo qui perché altrimenti andremmo fuori tema, ho l’impressione che ancora non si sia pienamente centrato il vero nocciolo della questione. All’esterno possiamo trasmettere qualsiasi tipo di messaggio, ma ormai dobbiamo prendere coscienza di un fatto: il cliente potenziale potrà essere attirato ed ingannato una volta sola. Sì, avete capito bene, ingannato: perché tra traffico, disorganizzazione, servizi inesistenti e quant’altro, qui davvero rischiamo di far rizzare i capelli in testa a chi sbarca sullo scoglio. E lo sventurato di turno, certo non rimetterà più piede a Ischia.

La verità è che siamo impreparati su tutti i fronti. Noi, come mi ricordava un esperto del settore venerdì sera, siamo quelli capaci di esultare per aver investito una discreta sommetta per la creazione di un hashtag che non ha prodotto una mazza, quando magari con la stessa somma avremmo potuto pagare per quattro mesi l’anno quattro figure professionali che parlano quattro lingue allo sbarco degli aliscafi, elevando – allora sì – la qualità dell’offerta. Domenica scorsa, e cito l’ultimo episodio al quale ho assistito coi miei occhi, mi sono recato alla Banchina Olimpica perché aspettavo una persona allo sbarco di un traghetto. In pieno pomeriggio, mastodontici camion sbarcano dal mezzo di trasporto marittimo, con gruppi di turisti (quelli over 60, ovviamente, che ve lo dico a fare) che facevano lo slalom per evitare di essere abbattuti come birilli e nel frattempo o si prendevano le “cazziate” dai membri dell’equipaggio o assistevano sbigottiti alle liti degli addetti con gli autisti dei predetti autobus. Vabbè, ho fatto un esempio, ognuno di voi credo potrebbe farne almeno cento. E allora mi domando: ma siamo davvero sicuri che non serva una “ripulita” all’interno prima di trasmettere messaggi all’esterno?

gaetanoferrandino@gmail.com

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