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Vi racconto il mio viaggio in Iran, dove ti puoi sentire a casa

La terra millenaria di Ciro, l’eletto proclamato da Isaia. Le vestigia di una delle più antiche civiltà della storia dell’uomo, i palazzi sfavillanti riflessi nell’acqua delle fontane in giardini splendidamente disegnati, le moschee decorate di specchi, le colonne ricche d’intarsi. I bazar dei tappeti preziosi, delle spezie più rare e degli intensi profumi d’Oriente. Gli edifici eleganti di Shiraz, le strette strade colorate dal rosso dei mattoni nei tramonti di Yazd. Un popolo orgoglioso e fiero, curioso di conoscere, aperto al confronto con gli ospiti, i rari chador neri sotto i quali si scorgono, talvolta, volti truccati di donne raffinate e calzature occidentali assai eleganti, i tantissimi hijab colorati, di seta lucente, indossati come vezzoso ornamento che fa più seducente, ragazzi e ragazze per niente diversi da quelli delle nostre città, solo forse con gli occhi  più aperti sul mondo. Anche su quella parte di mondo che considera -senza sua colpa- questo paese, uno Stato canaglia.

Religioni antiche, amiche dei popoli tutti,  che precedono la nascita  del Cristianesimo e dell’Islam di molti secoli, devozioni zoroastriane personalissime ma non per questo meno serie, in un popolo che prende tutto sul serio senza perdere mai -almeno apparentemente- il suo buon umore. Tutto questo e molto altro ancora è l’Iran. In cui bisogna tornare. Per conoscere. Per imparare. Per fidarsi.

Perché, sia che visiti le rovine di Persepoli, dove arrivò battagliero il grande Alessandro, sia che sali alle Torri del Silenzio che ricordano la caducità della vita e dei corpi affidati ai rapaci avvoltoi, queste pietre parlano, con flebile voce a volte sussurrano. Raccontano storie. Di  uomini illustri, audaci combattenti, che hanno fatto grande la Persia conquistando altri popoli e interi paesi. Di donne e uomini comuni che rispettano l’Acqua e il Fuoco e l’Aria e la Terra e pretendendo di distinguere  ancora il Bene dal Male. E mille altre storie. Di mille notti più una. Come quella di Sherazade  l’affabulatrice fanciulla che sopravvisse a un atroce destino, diventando l’amata Regina.

E poi le storie di moschee  un tempo fiorenti  e del Palazzo delle Quaranta Colonne di Isfahan che si specchia nel verde dell’acqua del giardino di fronte, offrendo allo sguardo immagini di grande suggestione. Oppure le storie del Palazzo Golestan a Teheran che visse gli ultimi fasti della dinastia Palahevi e l’incoronazione della bella Farah Diba nella Sala di specchi lucenti davanti al  Trono del Pavone. E poi le speranze tradite di una rivoluzione in cui molti credettero per avere un paese più giusto. E nella quale gli iraniani, oramai da molti anni, non credono più. Per averli traditi. Resi più poveri. Meno liberi. Più soli nel mondo. Sebbene essi si sentano amici. Non degli Arabi ovunque essi abitino, non di Israele, nè dei Siriani o dei Russi. Ma di chiunque scelga di venire in Iran per conoscerli meglio. Apprezzarne le doti di umanità, la cortesia, le attenzioni che sanno avere per te. Perché in pochi posti al mondo come in Iran – se vuoi – ti puoi sentire a casa.ù

DI LELLO MONTUORI

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