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VINCENZO ABROGATO E ANTIMO PUCA, DUE CAVALIERI DEL LAVORO

di Bruno Molinaro

 

Due nomi, due persone che hanno fatto della cultura del lavoro e della dignità professionale il loro modo di essere, la sfida e, al tempo stesso, l’obiettivo costante per garantire, nel tempo, buon andamento, efficienza e decoro al sistema giustizia.

L’amico Vincenzo Abrogato, per anni pilastro della cancelleria della Pretura di Ischia e, successivamente, della locale sede distaccata del Tribunale, ha recentemente raggiunto la meritata quiescenza, suscitando tra colleghi, magistrati e avvocati sensazioni di vuoto e genuini sentimenti di ammirazione e gratitudine, in virtù di quei valori che ne hanno contraddistinto anni e anni di intensa attività negli uffici giudiziari isolani anche nei periodi di crisi: sentimenti – questi –  che sento di condividere pubblicamente, convinto più che mai che l’amico Vincenzo mancherà tantissimo a noi tutti, sia sotto il profilo umano che professionale, in particolare per la sua appartenenza ad una generazione in grado di privilegiare ad ogni costo la libertà e la dignità del lavoratore e, soprattutto, la trasparenza e l’operosità del proprio lavoro al servizio del pubblico.

Nell’occasione, mi sembra inevitabile richiamare l’attenzione anche sui gravi accadimenti degli ultimi mesi negli ambienti del Tribunale di Napoli, sezione distaccata di Ischia, ai danni di un altro funzionario-modello: il dott. Antimo Puca.

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Chiunque frequenti il piccolo mondo della giustizia di casa nostra ha ben chiara l’efficienza del dott. Puca, la sua impeccabile professionalità, la sua continua presenza in ufficio anche nei periodi feriali, la sua ampia disponibilità ad accogliere ogni minima istanza di chiunque si rivolga a lui, spesso mettendo da parte le sue personali esigenze, ritenendole secondarie rispetto al superiore interesse verso il corretto funzionamento della macchina della giustizia.

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La sensibilità umana e culturale del Dott. Puca, riscoperta – forse troppo tardi – anche nella sua sorprendente vena di novello opinionista/editorialista, è stata, da ultimo, arricchita dal nobile gesto del rifiuto di costituirsi parte civile contro il suo aggressore.

Il Dott. Puca, senza pensarci due volte, ha preferito il perdono allo spirito di rivalsa.

Ritengo, tuttavia, che non si possa cancellare con l’oblio dell’indifferenza l’onta di un atto violento, inaccettabile e da sanzionare con pena esemplare, specie considerando il luogo sacro in cui, in spregio alla legge e al rispetto per il prossimo, è stato consumato.

Nessuno potrà mai negare, infatti, che l’attentato al singolo è anche l’attentato al Corpo, alla Istituzione, alla “nostra seconda famiglia” ed è questa la ragione per la quale non può e non deve passare sotto silenzio.

Le due piccole-grandi storie che hanno ispirato queste mie brevi riflessioni meritano la solidarietà dell’amico, la riconoscenza del professionista, il rispetto di tutti e non solo del Foro, delle associazioni di categoria e degli utenti della giustizia.

 

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