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CON LA SCUSA DEL TERREMOTO SI VOGLIONO COPRIRE LE MAGAGNE

Di GINO BARBIERI

Altro che auguri di buon anno scolastico di Pascale e Castagna ad un anno dal terremoto; qua ci vuole la benedizione Urbi et Orbi di papa Francesco e probabilmente anche qualche controllo suppletivo con buona pace per i tanti benpensanti che staranno già gridando al “giustizialismo”.

Una breve panoramica nei Comuni interessati dal sisma del 2017 (gli altri saranno attenzionati alla prossima puntata) nell’intricato settore dell’edilizia scolastica, ha riservato sorprese inimmaginabili e tali da richiedere all’autorità giudiziaria l’apertura di una inchiesta a vasto raggio con duplice finalità: come sono stati spesi i soldi per le ristrutturazioni di edifici scolastici a tutt’oggi inagibili e con quali modalità si intenderà intervenire – ancora una volta – per metterli in sicurezza e aprire al più presto le aule agli studenti dell’isola d’Ischia.

Compito arduo, non privo di difficoltà oggettive, nella considerazione che nella jungla dei lavori pubblici ci sono sempre molte ombre (bene ha fatto il governo Conte a contemplare nella nuova legge da licenziare sugli appalti la medesima pena per imprenditori, politici, tecnici e “facilitatori” associati in un unico disegno criminoso). Torniamo alla Scuola. L’inizio dell’anno scolastico 2018/2019 è a dir poco catastrofico, malgrado le parole rassicuranti pubblicate sul “Corriere dei Piccoli” ischitano, ma energicamente sconfessate dalle autorità scolastiche sulle quali è piombato il peso di una frequenza problematica, proprio per la inagibilità di diversi edifici.

Facciamo il punto della situazione non mancando di soffermarci sulle implicazioni di carattere edilizio che affioreranno, man mano ci addentreremo in un settore – top secret – che ha fatto arricchire parecchi addetti ai lavori e ha ridotto a brandelli l’intera edilizia scolastica dell’isola d’Ischia.

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SCATOLE DI CARTONE

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In principio vi era il buio pesto, poi pian piano arrivò un po’ di luce, ma si trattò di una misera candela di cera al posto di una lampada a 100 watt. Parliamo naturalmente del buio pesto nell’affidamento dei lavori di costruzione delle scuole di Casamicciola, che a mio avviso sono davanti agli occhi di tutti.

Verso la metà degli anni Settanta mi toccò la… disavventura di andare a insegnare nella Scuola Elementare di Calata sant’Antonio, alla Sentinella, quando c’era ancora il maestro unico, ottanta ore di lavoro in meno, tre mesi di ferie e niente cartacce da scrivere, introdotte in seguito dalla Riforma Scolastica!! Una vera pacchia, amici miei, ma in quanto a stipendio ci facevi la fame e basta! Non vado fuori tema. Quel mattino del primo ottobre, con un caldo boia che non voleva mollare la presa e un bel profumino di mosto che usciva da una vicina ventarola, mi presentai al “corpo docente” (cinque colleghe di cui conoscevo lo zelo e la passione per la scuola), ad alcune mamme e ad un centinaio di ragazzi con i grembiuli stirati di fresco e il fiocchetto azzurro sistemato sul candido colletto arrotondato. Se ne stavano davanti alle scale dello scatolone di cemento, pittato alla men peggio con una vernice color latte sporco, privo di recinzione e circondato da uno spazio sterrato e cespuglioso che fungeva da luogo per la ricreazione e per improbabili esercizi ginnici.

L’aspetto squallido e disadorno della scuola, l’assenza di alberi e le tracce ben visibili del coscienzioso “lavoro” di gatti e cani randagi che frequentavano l’area degradata, la dicevano lunga sull’assenza di decoro e di igiene di un istituto scolastico già condannato all’ingiuria del tempo e degli uomini. Un rapido sguardo agli interni dell’edificio rivelava due cose essenziali: un salone di disimpegno troppo ampio per giustificarne la destinazione, secondo le norme antisismiche, e la mediocrità degli infissi, dei pavimenti e degli intonaci molto somiglianti alle prime case popolari del 1952! L’opera puzzava un miglio di carenza strutturale, di impiego di materiali scadenti, ma soprattutto denunciava l’incompletezza del progetto per ciò che riguardava le aree esterne. Eppure quell’edificio era stato aperto regolarmente, aveva ottenuto un collaudo statico e si era assicurato l’agibilità scolastica in una zona contrassegnata da un cerchio rosso risalente al terremoto del 1883.

Passano gli anni e nel 1983 l’Impresa Pinco pallino esegue lavori di ristrutturazione della scuola e costruisce due aule dopo le tre progettate. Immaginate un po’, tre aule originarie per cinque classi elementari! Dell’area esterna neanche a parlarne. Il terremo battuto arrivava sulla carreggiata lastricata a cubetti di porfido. Fortunati quelli della Sentinella, perché il terremoto – anche di lieve intensità – non si è mai affacciato da queste parti in tempi recenti. Ma è bastato il sisma del 2017, non proprio disastroso e che ha interessato soltanto marginalmente la Sentinella, per mettere fuori combattimento l’edificio, dedicato in tempi recenti alla gloria locale (sic!) Giosuè Lembo, conosciuto soltanto per essere morto in giovanissima età di un male incurabile. Resterebbe – di tutta la storiella raccontata – un punto interrogativo su cui molti galantuomini sorvolano: chi ha “mangiato” sui lavori scolastici, rivelatisi dispendiosi, inutili e tali da vedere, poi, il plesso chiuso dopo tre restauri a “vienetenne? Interrogativo accademico, a circa mezzo secolo di distanza, con i reati prescritti e parecchi tangentisti morti e sepolti!

IL PO)DESTA’ E LE “CRESTE” SULLA SCUO)LA

Passiamo “storicamente” al Paradisiello, struttura risalente al periodo fascista ma di grande attualità riguardo ai numerosi lavori di restauro effettuati e al passaggio di regalini fra gli “addetti”! Il podestà Antonio Vittorio Conte era un personaggio al di fuori di ogni sospetto: ligio, integerrimo e benestante per essere il proprietario del “Grande Albergo delle Terme”, poi Miramonti e Mare, al corso Garibaldi. Nel 1936 il buon Conte aderì al programma scolastico varato dal Fascismo (in quel periodo furono costruite le Scuole Elementari di Ischia, Casamicciola e Lacco Ameno) e contrasse due mutui con la Cassa Depositi e Prestiti Nazionale. Casamicciola terremotata, pagava da cinquant’anni lo scotto della distruzione e dell’ignominia per non aver saputo ricostruire le sue scuole ridotte in briciole dalla potente scossa dell’83. Poche baracche, disseminate lungo la fascia costiera, assolvevano al nobile ruolo di plessi scolastici elementari: specie di tuguri di legno marcito, con i topi che ballavano la quadriglia e il freddo pungente d’inverno e il caldo asfissiante d’estate.

Il podestà soffriva per questo stato indecoroso della scuola casamicciolese, ma, poveretto, non aveva soldi nelle casse comunali, mentre il governo di Vittorio Emanuele annegava in un mare magnum di debiti. Pur tuttavia il podestà si accinse nell’impresa e riuscì ad occupare un terreno arido e incolto sulla collinetta del Paradisiello, servito da un piccolo sentiero a mò di mulattiera, dove i carretti riuscivano a stento a passare per trasportare argilla estratta dalla cava del tale terreno. Panorama meraviglioso, ma posto infelicissimo per collocarvi un edificio scolastico di grandi dimensioni, lontano dal centro abitato e soggetto a “slittamenti” per la precarietà del sottosuolo. Non andava inoltre sottovalutata la zona a rischio sismico, perché proprio la località del Paradisiello, nel terremoto dell’83 aveva subìto una spallata formidabile, con la distruzione delle poche case esistenti in loco, fra cui il maestoso palazzo Siniscalchi.

Non la facciamo lunga. I lavori partirono veloci e in pochi mesi venne su un superbo edificio a “quadrilatero”, con al centro una grande palestra scoperta e ben capienti scantinati per ambienti di servizio. Saremmo ingenerosi a voler tacere della “battaglia” che ben presto scatenò un consigliere comunale, in principio fascista, poi passato all’opposizione, per aver scoperto le magagne del regime (tangenti pagate dalla Ditta al podesta!) e i pessimi lavori eseguiti nelle murature e nelle fondazioni. Nicola De Luise, un imprenditore turistico molto coraggioso e incurante delle minacce del Fascio, ingaggiò per oltre due anni una guerra senza quartiere contro la Scuola, ma ottenne soltanto… il suo arresto, la “deportazione” al carcere del Mulino di Ischia e l’espulsione dal PNF!

Per aprire l’edificio scolastico fu giocoforza costruire una strada di trecento metri in partenza dal corso Garibaldi e addirittura una lunga tesa di scale con numerosi pianerottoli, in partenza dalla Marina; le famose “scalinatelle”, vera opera d’arte realizzata nel fianco scosceso della collina, come è stato fatto di recente al Testaccio per collegare la strada provinciale con la spiaggia dei Maronti. Continueremo la storia delle scuole di Casamicciola nella seconda puntata.

  • Continua)

 

 

 

 

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