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Liceo, Calise: «Formazione e orientamento, i nostri studenti più consapevoli nelle scelte del futuro”

Di Gianluca Castagna
Ischia –
E’ forse la comunità scolastica più numerosa dell’isola: 1350 studenti distribuiti in 64 classi, 19 nella sede di Lacco Ameno, 45 in quella di Ischia. Nasce dall’unione tra l’ex Liceo classico “Scotti” e il Liceo scientifico “A. Einstein”, a cui si sono aggiunti da qualche anno altri indirizzi: il Linguistico e Scienze umane. Da sempre, a torto o a ragione, è la scuola secondaria di secondo grado con la reputazione più alta. La scuola più ambita, malgrado sia difficile prevedere quanti e quali saranno gli sbocchi occupazionali dei liceali di oggi quando termineranno l’università tra dieci anni. Dipenderà molto da che tipo di formazione avranno ricevuto sia al liceo sia all’università, da cosa avranno davvero imparato e da ciò che gli riserverà in futuro il mercato del lavoro. Nel viaggio all’interno del mondo scolastico intrapreso dal quotidiano “Il Golfo” a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, abbiamo incontrato il prof. Gianpietro Calise, da sei anni dirigente scolastico del Liceo Statale “Ischia”.

Foto secondaria«Ischia non è il nome – precisa subito – ma il toponimo. L’ordinanza sugli organici prevedeva la denominazione di Liceo Statale nel caso avesse più indirizzi. Così è stato. Siamo in attesa di intitolarla. Oggi si parla tanto di violenza di genere, mi piacerebbe portasse il nome di una donna che in qualche modo ha segnato la storia di questa comunità. Pensavo alla preside Anna Baldino, una figura decisiva per la scuola dell’isola d’Ischia. Hanno già provveduto con l’Istituto Comprensivo Statale di Barano, ne riparleremo presto».
Il Liceo utilizza due plessi: uno a Lacco Ameno, l’altro a Ischia. Quali sono le criticità maggiori per entrambi?
«La sede di Lacco Ameno accoglie le classi del biennio, ad eccezione del biennio di Scienze Umane, ospitate qui a Ischia insieme a tutte le classi del triennio di ciascun indirizzo. Preciso che entrambe le sedi sono sicure e agibili da un punto di vista strutturale. Le criticità riguardano soprattutto la sede di Lacco Ameno perché non nasce come scuola: rispetto a quando è stata costruita, e alla destinazione successiva, gli spazi si sono rivelati angusti e limitati. Le aule sono piccole, ci troviamo sempre in una situazione di sovraffollamento. Un problema cronico, in altri termini. Due sedi, inoltre, complicano l’organizzazione del servizio e del personale».
L’idea resta quella di unificare tutti gli indirizzi del Liceo nella sede di Ischia, l’ex Polifunzionale.
«Un vecchio progetto che si stava realizzando quando lasciammo la sede in via Michele Mazzella per consentirne la ristrutturazione. L’emergenza tribunale ha bloccato l’iter. A un certo punto la Provincia non ha onorato gli impegni di trasferire fondi per la ristrutturazione del tribunale, quindi tutto è diventato più complicato. Adesso mi pare ci sia finalmente la volontà di finanziare i lavori del vecchio tribunale, in modo da liberare l’ex sede del liceo. La mia intenzione è nota: favorire l’acquisto del Polifunzionale da parte della Città Metropolitana, trasferire qui tutti le classi del liceo, liberare la sede di Lacco Ameno. In particolare, mi riferisco all’ala di questo immobile ora libera dopo che è andata via la Genesis. Un piano è già occupato da noi, in accordo con il sindaco di Ischia Giosi Ferrandino. Gli altri due sono vuoti. Io potrei provvedere ai lavori di sistemazione perché ho la capacità e le risorse per farlo. Tempo sei o sette mesi e riuscirei a trasferire nei due piani dell’ala le classi oggi a Lacco Ameno. C’è la disponibilità del sindaco di Ischia e della sua amministrazione a ragionare su questo progetto, per questo ho avuto un incontro con Luigi De Magistris, alla guida della Città Metropolitana. Incontro nel quale ho affrontato la questione del liceo ma anche della forte carenza di spazi che affligge altre realtà scolastiche isolane. Si veda il “C. Mennella”, ad esempio».
A che punto è la trattativa?
«Ho inviato al dott. Giuseppe Cozzolino, Capo di Gabinetto della Città Metropolitana, un promemoria così come richiestomi dopo un incontro a Napoli del 28 luglio scorso. Da allora nulla di nuovo. Continuiamo a insistere, anche su sollecitazione del sindaco Giosi Ferrandino».

Foto quartaCapitolo insegnanti. Com’è la situazione a quasi dieci giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico? Qualche effetto indesiderato per colpa del celeberrimo algoritmo?
«Complessivamente l’intero organico è quasi al completo. Sto però utilizzando le risorse del potenziamento, la dotazione organica aggiuntiva che serve a implementare la Buona Scuola. Abbiamo docenti da Salerno, dal beneventano ma anche dalla Calabria. A parte i primissimi giorni, l’orario già prevede quattro ore di lezione quotidiane, probabilmente le incrementerò dalla prossima settimana non appena arriveranno i docenti. C’è una piccola sofferenza per le cattedre di Italiano e Latino, ma ho convocato una serie di supplenti che resteranno fino a quando subentreranno gli aventi diritto. Tutto sommato, siamo a un buon punto».
A proposito di misteriosi algoritmi, gli insegnanti del Sud sono scesi in piazza per protestare contro le “deportazioni” verso il Nord previste dalla Buona Scuola di Renzi. Non le sembra esagerato definire un trasferimento come “deportazione”, a fronte di un lavoro sicuro dopo anni di precariato?
«Un problema c’è, però non è legato all’algoritmo. Esistono molti insegnanti nelle graduatorie al Sud e molti posti di lavoro al Nord. Al Sud si registra un’eccedenza di cittadini che aspirano al posto statale, mentre al Nord ci si è rivolti all’impresa privata. E’ un dato storico, ineludibile. Comprendo le difficoltà che vivono certi insegnanti, comprendo che possano verificarsi degli errori sul luogo di destinazione e i meccanismi non siano del tutto chiari, ma non saranno i primi docenti costretti a spostarsi altrove per insegnare e svolgere il loro lavoro. E’ capitato a molti di noi, insegnanti e dirigenti scolastici».
Dia un voto alla Buona Scuola di Renzi.
«Sette».
Le piace allora.
«Poco più della sufficienza, è soprattutto un ricettacolo di buoni propositi. Il passaggio alla realtà risulta impervio, temo che saranno molte le difficoltà pratiche di attuazione».
Com’è organizzata l’Alternanza Scuola-Lavoro al Liceo Statale?
«Non sono dell’avviso di sottrarre ore al curricolare. Fino al 15-20% è ancora accettabile, poi lo faremo in orario extra. I nostri studenti devono anzitutto imparare a ragionare. Preferisco una testa “ben fatta” a una testa piena di nozioni. Il nostro compito è formare individui che si pongano in atteggiamento critico e dialettico verso la realtà, fornire loro ogni strumento utile per compiere scelte responsabili che rispondano ai loro bisogni. Devono saper interrogare se stessi e la realtà, in modo da poter avere, alla fine del ciclo di studi, le idee più chiare possibili sul loro futuro. Ecco perché l’anno scorso abbiamo fatto soprattutto attività di orientamento e di informazione. Corsi di sicurezza sul lavoro, attività di volontariato, lezioni di economia e diritto. L’Alternanza Scuola- Lavoro non è uno stage né un tirocinio, mi interessa soprattutto l’opportunità di orientamento, di crescita, di consapevolezza. Anche riguardo a quella che un giorno sarà la loro busta paga. Vuoi fare l’avvocato? Bene, vai a vedere come funziona un tribunale. Certo quest’anno, per gli alunni delle quarte, si tratterà di uscire e confrontarsi con le dinamiche reali del mondo del lavoro. Penso ad attività di supporto più che lavoro sostitutivo. Ho sentito che gli studenti vorrebbero partecipare a un progetto “a grappolo”, chiamiamolo così. Non un solo settore, ma più esperienze in più campi».
Quali saranno gli interlocutori?
«Li stiamo individuando».
Foto sestaCosa pensa della Rete d’Ambito? Quali benefici apporterà alla scuola isolana e al territorio?
«Un’opportunità importante solo se viene ben gestita. Non per imbrigliare risorse ma per liberarle. In questa fase, la Rete d’Ambito non presenta attività cogenti, ma abbiamo individuato una scuola capofila, l’Istituto Comprensivo Forio 1, che coordinerà i 15 istituti presenti sulle nostre isole. Fermo restando la collegialità delle decisioni attraverso la conferenza dei dirigenti, organo esecutivo dell’Ambito. La nostra prima sfida potrebbe riguardare la valutazione degli apprendimenti. Come certificare le competenze acquisite da uno studente? In che modo valutare gli apprendimenti? E’ un tema che richiede una riflessione seria, già affrontata nella scuola primaria ma non in quella secondaria. La valutazione deve essere oggettiva, slegata dai capricci o dalla soggettività del docente».
E’ davvero possibile oggettivarla?
«Oggettiva al 100% no, renderla più corretta sì. Non è accettabile che due docenti della stessa materia valutino il lavoro di uno studente in un modo completamente diverso. Se un allievo è stato attento e puntuale nel seguire il percorso didattico, ha conseguito in modo ottimale tutti gli obiettivi che sono contemplati, deve avere 10. Bisogna ridurre il fattore variabilità. Nelle classi e tra le classi. Non esistono classi di serie A e classi di serie B. Per lo stesso principio, mi sono sempre battuto per la regola del sorteggio nella composizione delle classi».
Foto terzaAl Liceo Statale di Ischia l’alleanza scuola – famiglia è in buona salute o soffre di qualche patologia più o meno preoccupante? L’anno scorso si sono verificate delle frizioni per il pagamento del cd. contributo
«In questa scuola c’è un buon livello di consapevolezza dei genitori sulla organizzazione e il funzionamento del liceo. Del resto, abbiamo più di 1300 studenti; se ci fossero degli attriti importanti, staremmo sui giornali ogni giorno. A febbraio alcuni genitori hanno impugnato un nostro modo di fare, adducendo soprattutto poca trasparenza. A modo loro avevano ragione, per cui subito ho proceduto a una completa rendicontazione verso la quale si sono verificate manifestazioni di consenso. Oggi non solo tutto è rendicontato, ma codificato. Basta visitare il nostro sito. Esistono tasse e contributi obbligatori e altri non obbligatori. Ora io so bene che una scuola pubblica non dovrebbe chiedere soldi alle famiglie. Ma nel momento in cui i genitori mi chiedono dei servizi e dallo Stato ricevo poco e niente, come dovrei provvedere? La stessa pulizia diventa difficile, bisogna tinteggiare, intonacare, assicurare la cura del giardino, acquistare il materiale didattico. Periodicamente procedo alla pulizia dei filtri per igienizzare i condizionatori. Secondo Lei con quali soldi? E’ vero che i genitori pagano, ma c’è un riscontro. Tutti possono verificarlo. Voce per voce. Non so se altrove accade lo stesso».
Nel futuro, una scuola sempre più digitale. Come siamo messi al Liceo Statale?
«Lavoriamo per rendere digitali 5000 mq di superficie. Presto attiveremo il registro elettronico anche nella sede di Ischia. A Lacco Ameno esiste una rete Lan, intendo fornire ogni aula di un computer non potendo provvedere – per questioni di spazio – alla sistemazione di una LIM, una lavagna interattiva multimediale presente invece in tutte le aule del plesso di Ischia. La tecnologia non deve spaventare, la demonizziamo troppo perché legati all’idea del supporto. Anche le polemiche intorno al libro digitale hanno poco senso, non è questo il problema. Mi interessa il contenuto, non il supporto che mi consente di accedervi. Sia un libro, un tablet o uno smartphone»
La sua scrivania, però, è piena di carte.
«Vero, sono tutte copie di lavoro che potrei gettare dato che è tutto conservato negli hard disk. Penso che anche il mondo della scuola debba fare questo passaggio. E’ inevitabile. Già il settore amministrativo è a buon punto, prima o poi l’evoluzione tecnologica investirà anche la didattica. Credo sia necessario, perché si impongono nuove esigenze e nuove modalità di apprendimento per i nostri ragazzi. Ripeto, è solo una questione di supporto. La carta inquina, costa, distrugge gli alberi ed è poco ecologica. Il digitale è la scelta più intelligente, anche per il mondo della scuola».
Foto quinta

 

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