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Enzo e Dionigi: «Quel depuratore s’ha da fare»

Nella lettera trasmessa dai sindaci isolani al Ministero dell’Ambiente, che chiedeva la costruzione di condotte in luogo dei tre impianti, mancano le firme dei primi cittadini di Ischia e Barano: ecco perché

Una lettera monca, e lo abbiamo appreso con qualche giorno di ritardo Prima, però, abbiamo voluto fare le verifiche del caso e capire cosa avesse spinto due sindaci su sei a non firmare un documento che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere “unanime”. Parliamo della nota trasmessa al Ministero dell’Ambiente dai sindaci dell’isola verde e con la quale – sintetizzando il concetto al massimo – si chiede di evitare la realizzazione dei depuratori previsti sul territorio (che peraltro sta andando per le lunghe e rischia di avere tempi biblici) e di installare delle condotte che in un mare come quello che circonda la nostra isola che è decisamente profondo potrebbero trasportare i liquami al largo e senza renderli assolutamente inquinanti. Insomma, si viene a “duplicare” una teoria già sviluppata da esperti dell’Università Federico II di Napoli, che hanno ritenuto questa soluzione alternativa assolutamente funzionale ed addirittura anche più conveniente, per una serie di motivi che abbiamo più volte illustrato.

Ma alla missiva trasmessa nella capitale mancano due firme, quelle dei sindaci di Ischia e Barano ossia Enzo Ferrandino e Dionigi Gaudioso. Una circostanza, questa, che non ha mancato di suscitare qualche dubbio e perplessità soprattutto perché il sindaco che aveva assunto l’iniziativa, ovvero il primo cittadino foriano Francesco Del Deo, aveva predisposto gli autografi di tutti i suoi colleghi, nessuno escluso. Insomma, la sorpresa certo non è stata di poco conto ed allora abbiamo cercato di comprendere cosa fosse successo.

Ferrandino e Gaudioso ritengono incoerente e poco pratico recedere dall’ultimazione dell’impianto di San Pietro che è già a metà dell’opera: diverso il discorso per quelli di Casamicciola e Forio che sono ancora in fase di progettazione. E poi ci sono le opere complementari e il problema legato al terreno donato a San Pietro

La posizione di Ischia, territorio dove sorge il depuratore che servirà anche Barano, è chiara: l’opera è partita, è stata realizzata per il 55 per cento e dunque deve essere necessariamente ultimata. Il teorema è che un dietro front in questo particolare momento storico non avrebbe assolutamente senso. Tutt’al più che c’è anche un altro aspetto di natura burocratica che non può essere sottaciuto: il fondo sul quale sorgerà il depuratore è stato donato al Comune dalla famiglia Di Meglio (Dimhotels, per intenderci, che ad opera ultimata sulla parte soprastante e superiore dovrà realizzare un parco termale, per il quale esiste un progetto da un bel pezzo. Ed è chiaro che non si può pretendere che chi ha concesso il nulla osta per costruire il depuratore possa attendere “secoli” per vedere soddisfatti i propri interessi.

In questo ragionamento, ovviamente, Barano è legata a filo doppio con Ischia e non soltanto perché il Comune serve entrambe le municipalità. L’amministrazione del Comune collinare, infatti, sta cercando di farsi autorizzare dall’ente idrico campano un depuratore che possa essere installato sul territorio per il trattamento delle acque che finiscono poi nel Rio Corbore e giungono in forma “devastante” nelle acque del Lido di Ischia, come peraltro è accaduto anche di recente. Non è tutto, però, perché sempre Dionigi Gaudioso è al lavoro anche per farsi autorizzare la costruzione di un altro piccolo depuratore per le acque che provengono da Sant’Angelo e da Succhivo. Insomma, uno stato dell’arte da “work in progress” che nessuno dei due sindaci intende arrestare bruscamente o cancellare definitivamente. E c’è ancora un altro particolare da aggiungere: sia Enzo che Dionigi sono convinti di non essersi assolutamente posti in contrapposizione con i loro colleghi Castagna, Pascale, Del Deo e Caruso e questo per un motivo molto semplice. A differenza di Ischia, dove i lavori come detto sono a metà dell’opera, i depuratori di Casamicciola (che servirà anche Lacco Ameno) e Forio (utile anche alla causa di Serrara Fontana) sono ancora nella fase di progettazione e dunque la mancata costruzione degli stessi non si rivelerebbe certamente un handicap, tutt’altro. A proposito di condotte, Enzo Ferrandino ha anche un altro asso nella manica: secondo quanto trapela dagli uffici comunali, al netto del funzionamento e dell’ultimazione del depuratore, con un investimento non eccessivo (pare non superiore ai centomila euro) ci si potrebbe comunque collegare alla condotta che scarica a distanza di sicurezza ed in fondali profondi centinaia di metri.

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Come si ricorderà, i firmatari della nota trasmessa al ministero concludevano in maniera chiara, sottolineando come una serie di considerazioni fatte nella lunga ed articolata esposizione, imponessero “una seria riflessione sulla modalità di spesa delle varie decine di milioni di euro (75 milioni a costi all’anno 2005) stanziate per la realizzazione degli impianti isolani”. Da qui veniva proposta “l’immediata realizzazione delle condotte sottomarine quale stralcio funzionale dei progetti generali dei costruendi depuratori, senza pertanto comportare incremento di costo alcuno, per lo smaltimento separato dei reflui urbani dopo essere stati sottoposti ad ancor più accurati pretrattamenti (grigliatura, dissabbiatura e disoleatura) rispetto a quanto oggi fatto con i limitati impianti disponibili, necessari per esser immessi in condotta. Tali opere saranno oggetto di campagne di monitoraggio e di studio valutandone l’impatto, sia negli areali marini in prossimità dei diffusori, che delle aree circostanti, al fine di validare appieno la validità delle scelte operate ed eventualmente proporre correttivi, valutando all’esito di questa prima fase operativa, l’effettiva necessità della costruzione dei depuratori”. Ma Ischia e Barano, come detto, hanno deciso di percorrere un’altra strada.

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