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«Io, ischitano, ho deciso di rimanere a Milano. E vi spiego perché»

Davide Ferrante, isolano doc, vive nella capitale lombarda da diversi anni e ha deciso di non fare ritorno a Ischia dopo la decisione di chiudere le “frontiere”, nonostante avesse avuto l’opportunità di farlo. A Il Golfo racconta le sue motivazioni e l’aria che si respira in terra meneghina

2020 fuga da Milano, ma c’è chi dice no e rimane all’interno dei confini della Lombardia, come decreto del governo comanda e come suggerisce il buon senso. Eppure, dopo la fuga di notizie che ha anticipato la conferenza stampa del presidente del consiglio Giuseppe Conte e che ha convinto tanti meridionali ad anticipare le partenze, per lo più già previste, per non rimanere bloccati in un territorio in preda al momento più difficile del contagio causato dal Coronavirus, c’è chi ha deciso di rimanere a Milano e dintorni, responsabilmente, senza partecipare alle scene angoscianti che abbiamo visto in stazione. Lo ha fatto ad esempio Davide Ferrante, 27 anni, che da tempo vive a Milano. almeno otto anni, intervallati da qualche pausa, in una delle città più attive d’Europa e del Mondo che adesso, in preda a un rallentamento surreale risulta essere quasi irriconoscibile.

Davide, come mai sei rimasto a Milano?

«Dopo le varie notizie provenienti dalla Lombardia, amici e parenti mi hanno chiesto di scendere a Ischia. Ma ho desistito. Credo non sia giusto, non è questo il modo di affrontare il problema. E’ necessario seguire le direttive del governo per arginare al meglio il contagio e io sto provando a fare la mia parte. Me lo hanno chiesto anche venti giorni fa, quando la situazione appariva più tranquilla, ma ho preferito rimanere. Sto bene, ma ho pensato che potrei essere un portatore sano e non ho nessuna intenzione di portare a Ischia eventualmente una malattia che covo dentro di me. Poi qui ho la mia vita.

Come hai vissuto l’emergenza?
«Devo essere sincero, all’inizio credevo che l’emergenza fosse sovrastimata, che non fosse poi così grave la situazione. Poi mi sono confrontato con amici, anche medici, che mi hanno delineato un quadro diverso e serio, da non sottovalutare.

E ora, la diffusione del coronavirus come sta cambiando la tua vita?

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«Adesso ho ridotto al minimo sindacale uscite e spostamenti. Avrei dovuto iniziare anche un nuovo lavoro, in un ristorante di prossima apertura, ma ha dovuto posticipare l’inaugurazione. Quindi sono bloccato anche se ho firmato il contratto.

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Come stai passando allora tutto questo tempo libero?
«Beh con la mia ragazza il tempo lo si passa davanti alla tv guardando serie tv e film. Amo cucinare, sperimento nuove ricette. Ci informiamo in tv, sui siti di notizie. La tentazione di aggregarsi con gli altri amici per passare assieme questo obbligo di stare in casa è forte, ma desistiamo, meglio evitare gli assembramenti anche in casa, potremmo contagiarci l’un l’altro Nonostante ciò la vita continua. Certo non siamo in guerra ma credo che la situazione sia davvero tragica.

Tragica, com’è la situazione a Milano?

«E’ cambiato tutto nell’arco di pochi giorni. Fino alla settimana scorsa non avevo problemi a uscire. Cercavo anche di dare una mano agli amici commercianti che hanno visto un notevole calo di presenze. Ero uno di quelli che aveva risposto all’appello e cercato di contribuire a non fermare la città. Ora ho cambiato visione. Milano, una città che fino a poche settimane fa era vivacissima, la vedo sempre più vuota. Spettrale. Ci sono le serrande abbassate, molte attività hanno chiuso. Ristoranti e Bar anche hanno deciso di chiudere aspettando tempi migliori, un po’ come ho visto hanno fatto a Ischia. Sappiamo bene che se un bar chiude ci rimette soldi, tanti, ma è necessario.

Vedi più mascherine in giro per la città?

«Tante persone hanno deciso di usare mascherine, ma ci sono anche tante persone senza.

Tu la stai utilizzando?

«Io non indosso la mascherina. Se avessi avuto difese basse o crisi respiratorie l’avrei indossata, ma non rientro in queste categorie. Crea solo ansia. Sto molto più attento all’igiene delle mani, porto sempre con me amuchina o alcool etilico.

A Ischia però le direttive sono state prese davvero sotto gamba. Domenica Citara e Ischia Ponte erano davvero piene di persone, cosa consigli di dire agli isolani da testimone diretto della zona rossa?

«Il mio consiglio è di seguire le normative. Anche se Ischia è più facilmente controllabile dobbiamo seguire tutti le norme. Abbiamo la fortuna di vivere sotto un governo democratico, ma questo induce le persone ad affrontare le cose un po’ a modo proprio, evidentemente. Devo constatare che le persone non hanno dato tanta importanza alla cosa, perché non hanno il problema nel proprio orticello. Qui la si pensava allo stesso modo. Poi dopo il primo contagio la situazione è degenerata in pochi attimi e adesso lo stato dell’arte, credo sia chiaro, è profondamente mutato. Credo che al Sud bisogna stare particolarmente attenti. Se scoppia qualche focolaio è più difficile gestire la situazione. Nella sanità abbiamo eccellenze mediche ma non credo che il sistema sia preparato come quello lombardo, che nonostante tutto è davvero in piena emergenza. Mi sento quindi di appellarmi alla sensibilità di ognuno per evitare problemi.

Cosa ti senti di dire agli amici ischitani?

«Seguite le direttive, evitate per un po’ di uscire. Se i vari locali stanno chiudendo è per senso di responsabilità. Facendo così ci rimettono , ma lo fanno per la sicurezza. Ora dobbiamo ragionare non come ischitani o come appartenenti alla regione Campania, ma come italiani»

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