CRONACA

Cosa è successo al Pio Monte dei Marinai, alla Congrega dei Turchini e all’Albano Francescano?

Commissariato il Pio Monte dei Marinai, la Congrega dei Turchini, perdita dell’isolotto di Vivarae dell’Albano Francescano e non si capisce di chi siano le responsabilità

20 anni di battaglie legali, con sette gradi di giudizio e tre passaggi in Cassazione, la Suprema corte ha messo la parola fine ad una storia iniziata nel ’40 con l’apertura del testamento nel quale il dottore lasciava molti immobili all’Ospedale civico Albano a condizione che l’ente assistesse gratis i non abbienti e che integrasse il suo Cda, composto soprattutto da religiosi, con membri laici scelti, «tra cittadini di provata probità» Tutti gli immobili, compresa l’isola di Vivara, lasciati all’ospedale civico dopo 79 anni tornano dunque ai discendenti del Lachianca.

Ora, al di là degli aspetti giudiziari, che vanno sicuramente esaminati ed approfonditi nei dettagli quello che mi preme sottolineare sono due o tre questioni.

In primis, quale sarà il destino di quei poveri nostri anziani che si trovano attualmente presso la struttura? E che futuro aspetta i dipendenti della struttura stessa, già alle prese da tempo con difficoltà nel vedersi riconosciute le spettanze economiche?

In un‘isola dove si nasce sempre meno, dove l’età media avanza inesorabile, dove i nostri giovani lasciano il territorio per motivi di lavoro con genitori che spesso restano privi di assistenza, in un’isola insomma sempre più per “vecchi”, la politica è capace di interrogarsi sulla necessità di garantire una struttura assistenziale per i nostri anziani privi di altri sostegni e riferimenti?

Secondo. La sentenza si sofferma sulla mancata nomina dei membri laici all’interno dell’amministrazione della Fondazione a garanzia dei cittadini ed indicata espressamente dal Lachianca. Ma la nostra amministrazione ha in questi anni recenti continuato a disattendere non solo l’indicazione del dott. Lachianca ma anche la statuizione di una sentenza favorevole. Membri laici, come indicato dallo stesso Luigi Muro qualche decennio fa, che avrebbero certamente garantito un maggiore controllo sulla fondazione, anche dal punto di vista contabile, per assicurare gestioni più virtuose e di maggiore interesse per la comunità. Poi se i Francescani sono amici dell’amministrazione attuale e non bisogna farli “arrabbiare” tanto di cappello.

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Terzo. Mi sconforta altresì il fatto che l’assessore al ramo non si dica preoccupato per la perdita di Vivara passata in mano ai privati Diana. Per lui non cambia molto, l’importante che resti Riserva Statale. Forse per lui non cambierà molto. Ma per noi procidani cambia parecchio. Innanzitutto, oggi, privare la Fondazione della proprietà di Vivara significa togliere ossigeno fondamentale all’Ente benefico e alle sue attività assistenziali, di cui il Comune dovrebbe ergersi a tutela. Non solo, è vero che Vivara resta riserva statale, ma certamente diventa molto più complicato contrattare e pianificare ogni tipo di attività con un privato rispetto al pubblico, che se pure in questi anni non ha brillato per operatività, resta pur sempre un organo di interessi generali, anche dal punto di vista economico.

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Ultima questione non meno importante. Auspico che la magistratura, anche quella penale, metta sotto i riflettori tutta l’antica e recente amministrazione della Fondazione Albano Francescano e arrivi a conclusioni che diano certezze ai cittadini, restituiscano fiducia verso chi in questi anni ha operato per garantire la gestione di una organizzazione di tipo benefico ed assistenziale, ma ci faccia sapere chi ha disatteso obblighi e chi ha abusato del proprio ruolo. Non è possibile che Procida, fatta essenzialmente di persone perbene, veda commissariato il Pio Monte dei Marinai, la Congrega dei Turchini, perda Vivara, perda l’Albano Francescano e non si capisce di chi siano le responsabilità di questo sfascio e, soprattutto, nessuno spighi, pubblicamente, il perché.

Spero che la politica locale, quella con la P maiuscola e la stessa chiesa locale, sempre quella con la C maiuscola, facciano sentire la propria voce su queste tristi vicende che stanno depauperando la storia, la cultura, le tradizioni della comunità procidana.

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