LE OPINIONI

Chiese aperte: sì è vero, abbiamo bisogno di metterci al cospetto di Dio

Al reclamo sollevato da alcuni in merito all'accesso nelle Chiese rispondiamo quanto sia importante il conforto delle stesse per potersi raccogliere in preghiera e riacquistare fiducia e speranza

Egregio Direttore, in relazione all’articolo pubblicato sul suo quotidiano “Il Golfo” del 2 aprile scorso, dal titolo: ” Ischia, la Chiesa aperta fa storcere il naso” dove sono raccolte le affermazioni del prof. Gianni Vuoso e del prof. Nicola Lamonica circa l’apertura delle Chiese che, per l’appunto, restano in questi giorni accessibili al pubblico, mi permetta alcune considerazioni in merito.

Con la premessa della stima che nutro verso Gianni e Nicola per le loro doti intellettuali e di coerenza che hanno sempre dimostrato negli anni, ritengo sia comunque necessario ribadire anche le nostre opinioni di cattolici in merito al reclamo da essi sollevato. Vorrei iniziare con la testimonianza pubblicata da un magistrato napoletano fermato in auto per il controllo da due agenti di polizia in una domenica mattina dello scorso mese di marzo mentre si recava in Chiesa. Sul foglio di permesso debitamente compilato, cioè l’autocertificazione, il magistrato aveva dichiarato alla voce che richiama i motivi dello spostamento: “Accesso a luoghi di culto”. L’agente, alla lettura del testo, strabuzza gli occhi e chiede al magistrato: “cosa significa?” “che sto andando in Chiesa” risponde il magistrato. “Le Messe sono proibite” continua l’agente di polizia (e qui non vi può essere che il primo colpo al cuore, in quanto si avverte la profonda sensazione di essere osservati come un pericoloso criminale; peggio, uno che non si rende conto della gravità del momento). Il magistrato riprende: “non si possono celebrare le Messe con i fedeli ma è possibile accedervi, per chi vuole”. L’agente, poco convinto risponde: “verificheremo”. Subito dopo il poliziotto si avvicina di nuovo e chiede il documento di riconoscimento e, all’apertura dello stesso esclama, non nascondendo la sorpresa: “Ah, Lei è un magistrato!” la risposta arriva con modalità pacata ma seria: “mi rendo conto che le può sembrare strano che un magistrato senta la necessità di recarsi in Chiesa, ma veda, è proprio in questi momenti che, soprattutto chi ricopre incarichi istituzionali, cerca il conforto di Dio, che è l’unico che può davvero tirarci fuori da questa sventura”. Ma il poliziotto obietta, di rimando: “E non è la stessa cosa pregare a casa? che bisogno c’è di andare in Chiesa?” e la risposta non si fa attendere: “Veda, sono fatto di carne ed ossa e per sentirmi confortato ho bisogno di mettermi, quando posso, al cospetto di Dio. Ed è per questo che sento la necessità di andare a pregare dinanzi al tabernacolo, dinanzi a Gesù. Tutto qui “. ” Vabbè, dottò, vada pure” risponde il poliziotto, deposto il piglio inquisitorio iniziale. Ma proprio nell’andar via,lo sguardo del magistrato si posa verso la bella T apposta sul tabaccaio poco distante e quindi egli chiede all’agente: “Mi tolga una curiosità, ma se le avessi detto che stavo andando a comprare le sigarette, cosa mi avrebbe detto?”. “che era tutto a posto, dottò, e che dubbio c’è” risponde l’agente. ” E invece, – pensa fra sè il magistrato- il dubbio, anzi la certezza, è che per questo nostro mondo malato nel corpo e nello spirito, nostro Signore Gesù Cristo valga meno di una sigaretta. Ed è davvero messo male se uno come me è chiamato a testimoniare che Ne abbiamo invece un bisogno tremendo”.

A questa preziosa testimonianza vorrei aggiungere quella, brevissima, di una semplice massaia intervistata appena due giorni fa mentre si recava in Chiesa: “Vengo qui per qualche minuto di raccoglimento, per pregare soprattutto per chi combatte ogni giorno per salvare delle vite, mettendo a repentaglio la propria”. Ecco, anche chi non riveste ruoli istituzionali di primo piano ma che si occupa della cura e del buon andamento della propria casa, avverte il bisogno di aiutare con la forza della preghiera gli altri, e quegli altri sono uomini che lottano in prima linea, che non si definiscono eroi, quegli altri sono anche quelli che avvertono il peso sulle loro spalle di decisioni da prendere per le quali è vietato sbagliare perché fondamentali per il Paese. Ed è nuovamente quel bene unico e prezioso, la fede, che spinge il corpo a recarsi in Chiesa, è quell’essere cattolici che spinge a continuare a credere, a sperare, e ad amare, anche se viviamo in un triste periodo di isolamento sociale, ed è in Chiesa, nel silenzio della preghiera, che possiamo riacquistare maggiore serenità e soprattutto la certezza di vincere questa battaglia che sta sconvolgendo la nostra vita. Cari amici Gianni e Nicola: vi rispondiamo.

Veniamo dunque alla foto indicata da Gianni Vuoso, circa la porta aperta della Cattedrale dell’Assunta di Ischia ponte, seguita da una sua esplicita affermazione: “Questa è dedicata a chi scrive che le Chiese sono chiuse. Una delle varie Chiese aperte nel Comune di Ischia è quella che vedete” e all’affondo di Nicola Lamonica (contestualizzato sempre dal Gianni), il quale si preoccupa del fatto che: ” le Chiese aperte permettono un ingresso incontrollato senza che nessuno obblighi a rispettare le norme di sicurezza”, come letteralmente riportato sul vostro quotidiano. Possiamo rispondere? ecco il nostro diritto di replica: Cari amici, Gianni e Nicola: sì, è vero, lo abbiamo già detto prima, ma lo ripetiamo, da cattolici, avvertiamo dal profondo del cuore la forte necessità di recarci in Chiesa per metterci al cospetto di Dio, non siamo pericolosi criminali quando vi entriamo per inginocchiarci in raccoglimento di preghiera, e siamo perfettamente consapevoli della gravità del momento. Forse, proprio per questo, in una crisi così devastante per l’intera umanità, dove ogni giorno ascoltiamo il numero delle nuove vittime colpite dal virus in ogni parte del mondo e di medici e infermieri che cadono anch’essi in prima linea, chiediamo il conforto della Chiesa e, scusateci, ma da “esperti” possiamo con certezza rassicurarvi che pregare da casa non è la stessa cosa che andare a trovare il Signore nella sua CASA, che è anche la nostra, anzi, quella aperta a tutti. Nello stesso tempo, alle vostre preoccupazioni, un pò pretestuose per la verità, Vi tranquillizziamo, perché assembramenti al suo interno non ve ne sono, solo alcuni fedeli molto rispettosi delle norme di sicurezza e le acquasantiere sono vuote. E’ dura, molto dura non potersi scambiare il segno della pace o bagnare la nostra fronte con l’acqua santa e, ancor peggio, aver paura uno degli altri, ma viviamo nella speranza di superare questa difficile esperienza e siamo estremamente felici che quelle porte restino aperte. Questa è la nostra informazione, quella che esclude la polemica, probabilmente l’ultima cosa che dovrebbe fare una società così tanto sofferente in questo momento.

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