CRONACAPRIMO PIANO

Il giallo di Perrone: «Sono entrata in una casa vuota, qualcuno ascolti il mio grido di dolore»

La testimonianza diretta della donna protagonista della controversa effrazione di tre giorni fa in un appartamento del popoloso quartiere di Casamicciola

L’episodio della controversa occupazione di un appartamento nel quartiere di Perrone, nella notte tra lunedì e martedì scorso, si arricchisce di contorni umani che avevamo già accennato su queste colonne nell’edizione di ieri. Abbiamo infatti parlato con Teresa, la donna che è entrata in quella che è una casa di fatto disabitata da tempo, e in condizioni quasi fatiscenti. Teresa da anni lotta contro un passato fatto di errori dai quali sta cercando di riemergere, mentre il presente è ancora più duro: un marito 38enne gravemente malato da tre anni, con pesanti problemi di deambulazione che lo costringono a una sostanziale immobilità, pur dopo un intervento di trapianto di midollo osseo e un altro a cui dovrà sottoporsi. Un padre anziano e una madre malata oncologica, che da pochi giorni ha scoperto di essere stata colpita da un altro tumore allo sterno.

Il nucleo familiare di Teresa, composto da quattro persone, è afflitto da gravi problemi di salute: la madre paziente oncologica, il marito colpito da una malattia ossea: «Ci siamo rivolti per anni a tutte le istituzioni, ma adesso qualcuno deve darci ascolto»

Teresa è allo stremo: «So bene che entrare in una casa che non è mia non è gesto da fare, ma prima di arrivare a questo ho cercato per anni e anni di farmi ascoltare. Diversi anni fa avevo provato a fare qualcosa di simile per dare un tetto ai miei genitori, anche per farmi perdonare dei miei errori, con cui avevo causato loro tanta sofferenza. I miei genitori sono persone d’oro, e prima di decidermi a entrare in quell’appartamento disabitato, ho cercato aiuto dappertutto. Domande protocollate ovunque, mi sono rivolta anche alla Caritas, agli assistenti sociali, tutto. Eppure non ho mai ricevuto risposte. Adesso non ce la faccio più, qualcuno deve darmi ascolto».

Una situazione drammatica, peggiorata di anno in anno, visto che ai guai di salute degli anziani genitori si è aggiunta la malattia del marito: «Quella notte a Perrone le forze dell’ordine hanno avuto un’eccezionale comprensione per noi, aiutandomi a trasportare le tante medicine necessarie per la cura di mio marito, bisognoso di insulina. So che non è giusto occupare un’abitazione, ma io non so più cosa fare. Anni fa ho avuto problemi con la giustizia, ma ho compreso quegli errori e da tempo sto cercando di rimediare, tuttavia con le malattie che hanno colpito i miei familiari non riesco più a far fronte da sola».

Teresa ha tenuto più volte a precisare la natura del suo gesto: «Sono entrata in quella casa solo per dare un riparo ai miei cari: ieri mio marito ha avuto un’altra crisi diabetica, alcuni parenti mi danno una mano per le necessità elementari, ma la situazione resta critica. Sostanzialmente non abbiamo toccato nulla nell’appartamento: vogliamo solo che la nostra situazione venga presa in considerazione dalle autorità». Anzi, l’occupazione di due giorni fa in sostanza è un vero e proprio grido di dolore di una famiglia contro la mancata risposta delle varie istituzioni, incapaci di affrontare efficacemente questa e a altre situazioni simili: «La mia vicenda non è un caso isolato: ce ne sono a decine, e le amministrazioni devono fare qualcosa, non c’è alternativa», dice Teresa, «Conosco anche tante altre abitazioni popolari che sono completamente disabitate, come lo era quella in cui sono entrata, segno che si tratta di un fenomeno esteso. Gente che, nonostante ormai da tempo abiti altrove, continua a detenere formalmente alloggi popolari e addirittura a fittarli ad altri. Ormai sull’isola si tende a credere che le case popolari siano proprietà private».

Ads

Teresa punta il dito contro la sostanziale inadeguatezza dei meccanismi per l’assegnazione degli alloggi: «Io vorrei inserirmi in una graduatoria legittima, perché non voglio prevaricare nessuno, ma è impossibile. Siamo quattro persone, di cui tre con malattie gravi, mio marito è invalido al 100% senza alcuna autonomia a causa di una malattia degenerativa alle ossa, si è sottoposto a una cura sperimentale che ogni settimana richiede farmaci costosissimi, sperando che possano alleviare il decorso. Eppure, sembra che tutto questo non significhi nulla per ottenere dallo Stato un pur modesto alloggio». Come si ricorderà, tramite un video era emerso come l’alloggio occupato tre giorni fa fosse in condizioni tutt’altro che riconducibili a quelle di una casa abitata: pavimenti e muri rovinati, infissi divelti, suppellettili ammassate e impolverate, elettrodomestici spenti da tempo e preda dell’obsolescenza, totale mancanza di generi alimentari. Una condizione che cozza con la versione di chi sosteneva che l’appartamento fosse abitato per poi essere occupato durante un’assenza di poche ore da parte dei legittimi detentori.

Ads

Le vicissitudini della famiglia di Teresa sono indicative di un problema, quello dell’esigenza abitativa, che non ha mai trovato un’adeguata risoluzione per ampie fasce della popolazione locale e che ora si fa sentire con ulteriore urgenza in concomitanza con le conseguenze del sisma e quelle economiche della pandemia. Auspichiamo con forza che il suo grido di dolore venga ascoltato quanto prima, e che le autorità non si limitino soltanto a soluzioni d’emergenza, ma anche a riaffrontare in maniera organica un problema che costituisce una vera e propria bomba a orologeria nel tessuto sociale già duramente provato da varie crisi economiche che stanno provocando enormi disparità e sostanziali ingiustizie.

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

1 Comment
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Carlo

La Caritas fa bene con i soldi altrui. Vediamo il vescovo se può fare spazio a questa famiglia nei suoi lussuosi appartamenti.

Pulsante per tornare all'inizio
1
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex