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Morte di Renata, slitta il verdetto: in Corte d’Assise “fumata nera”

Disposto un ulteriore rinvio per la rinnovazione delle discussioni finali, a seguito dell’eccezione di nullità della notifica per uno dei difensori di Raffaele Napolitano, imputato del reato di maltrattamenti in famiglia aggravati dalla morte nei confronti della 43enne di origine polacca

Udienza piuttosto movimentata quella di ieri in Corte d’Assise a Napoli, nell’ambito del processo per la morte di Renata Czesniak, la 43enne di origine polacca, scomparsa a gennaio del 2019. Il suo compagno, Raffaele Napolitano, venne accusato di maltrattamenti in famiglia, aggravati dalla morte. Il drammatico episodio avvenne la sera del 12 gennaio, dopo una lunga giornata in cui i due avevano avuto diverse occasioni di attrito, aggravate dal pesante consumo di alcolici. Dopo una caduta sul pavimento, e nonostante l’intervento degli addetti del 118, non si riuscì ad impedire il decesso della donna. Ieri, dinanzi alla Corte di Assise, era in programma la discussione finale della difesa, sostenuta dagli avvocati Francesco Pero e Daniele Trofa, che però non ha avuto luogo, in quanto i giudici hanno disposto un rinvio per rinnovazione di atti istruttori.

L’avvocato Pero, dopo aver preannunciato il deposito di una memoria alla fine della discussione, ha poi sollevato alcune questioni. Il difensore di Napolitano ha infatti rimarcato che la parte civile aveva cercato di introdurre nel procedimento alcuni documenti: si trattava di denunce e certificati medici riguardanti il precedente procedimento a carico di Napolitano. Il presidente Provitera non li aveva ammessi, tuttavia tali documenti erano rimasti all’interno del fascicolo dibattimentale. La difesa ha quindi chiesto che essi venissero completamente espunti dal fascicolo. Il collegio ha assicurato che essi non sarebbero stati valutati. Dopo questo primo “confronto”, la questione successiva era quella già sollevata la settimana scorsa, relativa all’omessa notifica del rinvio d’udienza all’avvocato Daniele Trofa. Su questo punto l’avvocato Pero ha ribadito l’eccezione in quanto il nome del collega risultava errata nella notifica: e qui ci sono state diverse “scintille”, fin quando anche la parte civile ha rilevato la possibile discrasia, cosa che ha indotto il presidente a riconsiderare la questione. Dopo una discussione alquanto “accesa”, il collegio ha disposto il rinvio alla prossima settimana, stabilendo la rinnovazione delle discussioni dell’accusa e della parte civile, che quindi dovranno essere ripetute per poi essere seguite nella stessa udienza dalla discussione della difesa. Come alcuni lettori ricorderanno, infatti, otto giorni fa il pm Curatoli, contestando l’aggravante, arrivò infine a chiedere una condanna a ben 13 anni di reclusione per Napolitano.

Oltre a tenere presente l’elemento della recidiva, secondo l’accusa l’imputato non può godere delle attenuanti generiche. Il pubblico ministero si concentrò sui presunti maltrattamenti come elementi causali diretti dell’evento-morte, piuttosto che sull’elemento alcolico, il quale secondo la difesa sarebbe invece ciò che ha scatenato la successione di eventi culminati nel decesso, avvenuto a seguito dell’ennesima caduta al suolo provocata dall’elevato consumo di alcol, anche avuto riguardo al fatto che nei documenti d’indagine si parla di spinta e non di “reiterati colpi”, come invece afferma l’accusa. Anche il difensore di parte civile formulò la propria discussione finale ribadendo il convincimento circa la responsabilità del Napolitano nella morte della 43enne, chiedendo la riqualificazione dell’accusa, da “maltrattamenti in famiglia aggravati dalla morte” a quella di omicidio volontario con dolo eventuale con relativa condanna. Adesso è tutto da rifare, o meglio da ripetere.

Il processo è incentrato, tra l’altro, sulla deposizione di un amico della coppia, testimonianza tuttavia caratterizzata da numerose contraddizioni, mentre l’imputato negò decisamente le proprie responsabilità nella dinamica dell’episodio che ha coinvolto la donna, ribadendo che ella cadde da sola in terra, senza che nessuno la toccasse. Un episodio che a lui e agli altri presenti nell’appartamento non sembrava affatto inedito, dal momento che ella spesso in precedenza era svenuta in seguito al grande consumo di alcolici. Quella stessa sera, inoltre, la donna era già caduta in terra nei pressi dell’ingresso, quando aveva manifestato l’intenzione di recarsi a casa di un altro conoscente, per poi rientrare nell’abitazione del Napolitano. In sostanza, visti i precedenti, si era tratta di una sottovalutazione della reale entità del malore della donna, che poi, come ha spiegato l’imputato, era stata trasportata sul letto per provare a rianimarla, ma ormai era troppo tardi. Come si ricorderà, nelle ultime udienze prima del lockdown era emerso che il decesso della donna, si sarebbe concretizzato per un arresto respiratorio, in quanto una volta superato il limite dei 3,5 diventa altissimo il rischio di collasso, e quel limite era stato già ampiamente superato (fu rilevato un quantitativo di 3,8 g/l di alcol nel sangue): per quanto abituata, una donna ha generalmente una capacità di resistenza non paragonabile a quella sopportabile dall’organismo maschile. Nel cercare di smontare la sussistenza dell’aggravante, probabilmente la difesa porrà anche tali elementi a base della requisitoria difensiva nella prossima udienza, sempre se ci sarà il tempo di dare spazio alle tre discussioni. Altrimenti potrebbe essere disposto un ulteriore rinvio, anche se la volontà del collegio giudicante sembra essere quella di riuscire ad arrivare al verdetto prima della pausa estiva.

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Barbara

Sono la mamma di Renata Czerniak
. Ero presente in tutte le audience di processo di Raffaele Napolitano e puoi lego sempre le vostre relazioni che sono molto tirate per difendere Napolitano. Anzi scrivete le bugie. Per esempio che io non sono stata mai sul la.isola.Invece vi posso assicurare che anche la mia carta di identità stata rilasciata da comunè di Serrara Fontana. Anche sta volta avete scritto altre bugie

Barbara

Scusate la mamma di Renata Cześniak

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