ARCHIVIOARCHIVIO 5

A Ischia l’Amm. Giovanni Pettorino: “Emozionato, qui ritrovo le mie radici»

Gianluca Castagna | Casamicciola Terme – «Sono nato a Roma, perché mio padre in quel periodo lavorava nella capitale. Ma i miei genitori, i miei nonni, i miei bisnonni, sono tutti ischitani. Da bambino ho trascorso qui tutte le estati. Ischia la sento come la mia terra: quando arrivo con il traghetto e si doppia Procida, mi sembra di tornare a casa».
Foto terzaA dirlo è l’Ammiraglio Giovanni Pettorino, ospite d’onore della V^ Festa dei Sottufficiali organizzata dall’Unsi con la collaborazione della Pro Casamicciola Terme. Sessantenne, sposato, con due figli, Pettorino si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Dallo scorso anno è al comando della Direzione Marittima della Liguria e commissario dell’authority del primo porto di Italia, quello di Genova. Dopo una lunga carriera che dall’Accademia Navale di Livorno e attraverso le più impegnative e prestigiose esperienze nei porti italiani (Napoli, Pescara, Ancona, La Spezia), lo ha condotto fino a incarichi sempre più importanti, dove si è distinto per la sua capacità di fronteggiare le situazioni più difficili e delicate.
Come il terribile incendio al traghetto Norman Atlantic, distrutto dalle fiamme nel mare Adriatico due anni fa. O l’ultimo viaggio del relitto della nave Concordia dall’isola del Giglio al porto di Genova.
Un trasferimento avvenuto sotto gli occhi del mondo (e lo scetticismo malevolo dei francesi), condotto con successo anche grazie alla supervisione, alla lucidità e alla professionalità di Pettorino e degli uomini della Marina Militare.
Soprattutto l’ammiraglio ha dovuto affrontare in questi anni un fenomeno epocale come quello dei flussi migratori nel Mediterraneo. Centinaia di operazioni di soccorso in mare, migliaia di vita salvate, un’esperienza che coniuga il diritto e l’umanità, la norma e la morale, la gratificazione e il dolore per le tante esistenze sepolte nel grande cimitero del nostro mare. E’ proprio questa l’esperienza che ha raccontato con più partecipazione alla platea di studenti isolani in occasione del convegno “Le Capitanerie di Porto e il soccorso in mare”, tenutosi sabato 19 novembre all’Auditorium dell’Istituto Comprensivo “E. Ibsen”.
Un’occasione, per Pettorino, di tornare nella “sua” isola e incontrare gli zii (anche loro uomini di mare), i tanti cugini a cui è profondamente legato e i numerosi amici venuti a salutarlo. Un’occasione, per “Il Golfo”, di intervistarlo.

Foto 2Ammiraglio, quali sono le difficoltà più complicate da gestire nelle operazioni di soccorso in mare?
«Nei due anni che ho passato in centrale operativa abbiamo portato a termine 2000 operazioni di soccorso. Notte e giorno. Sono casi molto diversi tra loro e diverse sono le difficoltà da affrontare. Imbarcazioni incagliate, incendi a bordi, barche alla deriva. Importante è l’interazione con chi si va a soccorrere. Un elemento che si riscontra sempre nelle emergenze è il panico delle persone. Bisogna affrontarlo con professionalità e sicurezza. In generale serve la capacità di stare in mare, di governare ogni situazione. Compreso evacuare naufraghi con l’elicottero, un’attività che gli uomini e le donne della Capitaneria di porto fanno da sempre. Si allenano da quando cominciano questa professione».
Le rotte dei migranti nel Mediterraneo, una tragedia del nostro tempo. Come siete organizzati per il recupero e gli interventi dei migranti in mare? I tagli alla spesa hanno inciso anche sul vostro lavoro?
«Abbiamo l’obbligo di salvare i migranti, la maggior parte delle quali proviene da situazioni disperate. E’ un’esperienza molto forte ma gli uomini e le donne della Guardia Costiera si impegnano al massimo in quella che consideriamo la nostra missione principale: salvare vite umane. Per noi, al centro di queste emergenze, c’è l’essere umano. L’imperativo è agire subito, in qualsiasi condizione, perché ciò che viene prima di ogni considerazione, anche politica, è prestare soccorso a uomini, donne e bambini che continuano a morire annegati nel tentativo di raggiungere l’Europa. Tutto il mondo ci guarda con rispetto, come italiani dovremmo essere orgogliosi del lavoro finora svolto. La crisi che attraversa il Paese non risparmia neppure noi e ci costringe a non poche restrizioni. In questo momento, abbiamo 2500 persone imbarcate sulle unità navali che fanno attività di soccorso e 500 persone nella componente aerea. Un terzo del Corpo si occupa di soccorso in mare. L’intero Corpo ha 10.900 persone, ne avremmo bisogno di qualcuno in più. Nella legge di bilancio c’è una proposta di alcuni parlamentari per ridarci 300 sottocapi che due anni fa ci sono stati tolti. Vi assicuro che in questo momento di forte emergenza, di queste 300 persone ne abbiamo davvero tanto bisogno».

L'Amm. Pettorino con il comandante dell'Ufficio Circondariale marittimo di Ischia Alessio De Angelis, e gli uomini della Capitaneria di porto Ischia (foto secondaria in buon rilievo) JPGLa Capitaneria di Porto lavora per la difesa del mare e dei naviganti. Dove si trova l’equilibrio di fronte alle spinte per lo sviluppo e la crescita di una comunità marittima? «Nelle attività di controllo e prevenzione. Che sono cresciute molto in questi anni. Pensi che oggi controlliamo i carburanti delle navi, abbiamo biologi a bordo che fanno prelievi, possiamo contare su laboratori mobili. Continue verifiche che, insieme a una maggiore consapevolezza riguardo la cura dell’ambiente e degli ecosistemi, riescono a dare buoni risultati. Quando eravamo bambini, sulle spiagge, si incollava il catrame sotto i nostri piedi. Oggi non accade più. Se una nave non rispetta le norme sull’ambiente, interveniamo immediatamente con contravvenzioni. Il controllo e la sanzione scattano immediatamente».
Tra le vostre competenze anche le attività di controllo a tutela di un settore strategico per l’economia come la pesca. Come sono i rapporti con i pescatori?
«Rapporti continui, anche per via dell’attività amministrativa. E’ la Guardia Costiera che provvede all’iscrizione nei registri, gli facciamo gli esami per i titoli professionali. Certamente le attività di controllo toccano in qualche modo la loro economia, talvolta sono mal sopportate. In questi anni i pescatori stanno comprendendo che, se vogliono un futuro in questo settore, bisogna rispettare le regole. Altrimenti questo mare, fragile, non darà più quei frutti come li ha dati sino ad oggi».
Qual è l’errore più comune o l’infrazione più diffusa che commette chi va per mare?
«Il diportista si avvicina sotto costa, o la velocità eccessiva. Per il pescatore, invece, pescare dove non deve pescare. Mi preme segnalare, però, che la consapevolezza della necessità di rispettare le regole a salvaguardia della sicurezza in mare e dell’ambiente marino, sta aumentando sempre di più».
Foto quartaLei è Commissario dell’Authority nel primo porto di Italia, quello di Genova. A proposito di porti, quali sono le emergenze più importanti che si presentano oggi in tema di infrastrutture e sicurezza? Come andrebbero affrontate?
«In Italia, per i porti, è stata fatta adesso una legge importantissima che ha rivisto sia le governance, sia il sistema dei porti considerati non più come entità locali, ma legate alla logistica nazionale. L’approccio che lo Stato, il governo, la politica, l’economia darà da oggi in poi è un approccio integrato destinato a cambiare completamente la questione della portualità. Prima si vedeva il porto come un elemento localistico, quindi gli interventi non risultavano coordinati. Oggi i porti si vedono come un insieme coordinati tra di loro, oltre che al sistema dei porti in senso più complessivo»
Ma i porti isolani o delle piccole località di mare hanno uno specifico secondo lei? La scorsa estate si è discusso molto di un progetto d’approdo per megayacht a Ischia Ponte. E’ proprio necessario questo gigantismo? Non sarebbe invece il caso di riqualificare i porti e liberarli dal traffico pesante?
«I porti ovviamente corrispondono alle necessità del territorio su cui insistono. Ischia è un’isola particolare, fortemente antropizzata. Una densità di abitanti unica, con pochi paragoni in Italia. I porti devono rispondere alle esigenze di questa comunità, per cui si verificano delle difficoltà. Soffrono. La Capitaneria di Porto ha un compito molto difficile qui a Ischia. Un impegno grandissimo perché non è sempre facile rispondere a tutte le esigenze, anche turistiche, di un’isola come questa. Secondo me il gigantismo trova un limite nel buon senso. Bisogna conservare quel che di bello abbiamo. Ischia possiede ancora tanti aspetti di grande fascino e bellezza, non dovrebbe avventurarsi in percorsi che rischiano di snaturarla».
Seminatori di speranze. Così vi ha definiti Papa Francesco nell’incontro a cui lei ha partecipato. Cosa ricorda?
«L’incontro con Papa Bergoglio doveva durare pochi minuti. Ci ha trattenuti quasi un’ora. Ci ha fatto parlare tutti, ascoltandoci con grande attenzione e intensità. Devo confessare che accorgermi di questa sensibilità, unita a un grande semplicità, mi ha toccato davvero. Ricordo che al polso aveva orologio di quelli che costano pochi euro, una croce di legno affatto preziosa… me lo ha fatto sentire come un padre caro, affettuoso e previdente nei nostri riguardi. Ci ha trasmesso una grandissima forza. L’incontro con il Santo Padre è stato uno dei momenti più belli ed emozionanti della mia vita e della mia carriera».
(photo: Franco Trani)

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex