CRONACAPRIMO PIANO

Adesso lo “tsunami” EVI si abbatte sui sindaci

La durissima lettera di Alessandro Condurro, pubblicata ieri in esclusiva dal nostro giornale, ha di fatto posto fine a quella situazione di perenne “attesa” che nasceva probabilmente dal non voler creare fibrillazione tra le sei municipalità isolane. Ora, però, bisogna correre ai ripari e accelerare

E adesso? Beh, adesso tra tante ombre e zone nebulose una certezza verosimilmente c’è: il tempo dell’attesa è finito e vuoi o non vuoi bisognerà correre ai ripari e trovare una soluzione. La lettera di “fuoco” che l’attuale legale rappresentante dell’EVI, il dott. Alessandro Condurro, ha indirizzato ai sindaci (e che abbiamo pubblicato in esclusiva assoluta nell’edizione di ieri del nostro giornale), è una sorta di aut aut che non ammettere repliche. Il professionista napoletano – che ha ereditato l’incarico dal defunto padre, capostipite di un avviato studio in terraferma – da tempo riferiva di non avere più voglia di continuare a ricoprire l’incarico e nemmeno di averne il tempo, al punto da sottolineare pure che di fatto il suo scarso lavoro si svolge pure a distanza mancando dall’isola da diverso tempo. Un grido di dolore che però la politica isolana ha sempre finto di ignorare: pare che alla base non ci siano motivi particolari, semplicemente la volontà in un momento ritenuto delicato di esacerbare ulteriormente gli animi e creare fibrillazioni. Una linea di indirizzo che Condurro si è anche sforzato di comprendere e (sia pure a malincuore) in parte anche di condividere, ma con una dead line che sarebbe dovuta scadere lo scorso 1 giugno: dopo, cioè, che Casamicciola e Forio fossero andati alle urne eleggendo i nuovi sindaci e i rispettivi consigli comunali. Ed invece nulla si è mosso nemmeno dopo l’elezione di Giosi Ferrandino e Stani Verde, anzi le assemblee del CISI più volte convocate – nelle quali il problema avrebbe dovuto essere affrontato e verosimilmente anche preso di petto e risolto – puntualmente venivano disertate dai Comuni soci. A furia di tirare, la corda si è spezzata con Condurro che adesso addirittura minaccia lo scioglimento dello stesso consorzio se alla prossima assemblea tutti continueranno a “darsi alla macchia”.

Gli scenari ipotizzabili sono tre, in pole quello che vuole ogni Comune nominare un suo rappresentante all’interno del consorzio. Difficile che il numero si possa ridurre a tre trovando un accordo, l’ipotesi di un amministratore unico allo stato è quasi utopistica a meno che non spunti un nome “top” e condiviso

Ma che cosa è successo e soprattutto cosa succederà? Dietro questo volersi ostinare a non “liberare” Condurro non sembrano esserci strategie particolari, se non come detto quella di voler evitare fibrillazioni. Adesso però i sindaci dei Comuni isolani devono trovare una soluzione e la cosa non si prospetta affatto facile. A meno che… già, a meno che, perché dipende anche dalla strada che si intenderà perseguire e sotto questo punto di vista c’è quella che si presenta in pianura, quella decisamente agevole perché in discesa e quella molto ardua perché in salita e pure ripida. Partiamo da quest’ultima: una soluzione potrebbe essere quella di trovare un amministratore che vada bene a tutte le sei municipalità ma la cosa si preannuncia decisamente ardua: se è vero che Enzo Ferrandino e Stani Verde continuano a strizzarsi l’occhio e a studiare future sinergie ed alleanze, è anche vero che il resto della truppa sorride e fa ammiccamenti a Giosi Ferrandino, che una volta rientrato nella “giocata” ci ha messo meno di un quarto d’ora per riprendersi una leadership nel contesto di questo ameno scoglio. Così, a guardarla oggi, l’operazione appare di difficile realizzazione a meno che non spunti un “super nome” in grado di garantire tutti e di fronte al quale tutti si troverebbero costretti a dover alzare le mani. Ma, ripetiamo, la vediamo tosta.

La seconda soluzione è invece decisamente la più facilmente percorribile e detto per inciso quella sulla quale i sindaci ragionavano con una certa costanza e con il favore collegiale già prima del voto dello scorso maggio. Ogni Comune piazza il suo amministratore o rappresentante, ciascuno riempie la sua casella sistemando pure una “pedina” (che elettoralmente parlando non fa mai male) e finisce come nelle migliori favole all’insegna del “e vissero tutti felici e contenti”. L’ipotesi C rappresenta una soluzione intermedia e sotto certi aspetti anche suggestiva: tre nomi da inserire in un cda che andrebbero divisi tra i sei municipi ischitani. Siamo sinceri, questa sarebbe la soluzione che anche dal punto di vista giornalistico ci intrigherebbe più delle altre, anche perché intanto che si trova la quadra ci sarebbe da scrivere per giorni: ma crediamo sia fantascienza, o meglio fantapolitica. E allora la seconda soluzione appare la più percorribile, come dicevamo, ma bisogna fare in fretta perché non è normale che un “carrozzone” come l’EVI di fatto non abbia una guida e un riferimento e sia in mano ai soli tecnici. In questo gran casino, ci sarebbe anche il problema della delibera n. 18, quella che sanciva l’uscita dalla liquidazione della EVI spa, che non sarebbe stata pubblicata all’albo. Questo però, a sentire gli addetti ai lavori, è un problema tanto marginale che probabilmente nemmeno si pone, dal momento che la predetta revoca è stata approvata con tanto di atto notarile e la pubblicazione può avvenire anche in modalità “postuma”.  Resta da capire se toccherà farlo a Forio, che all’epoca presideva l’assemblea, o a Lacco Ameno che è subentrato in questa carica. Alla fine anche qui si potrebbero salvare capre e cavoli così: Forio la firma e Lacco Ameno la pubblica all’albo pretorio. Ma lo ripetiamo una volta di più, dopo le “sventagliate di mitra” di Rambo Condurro veramente parliamo di mere formalità.

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