CRONACA

AMARCORD Arcamone e quel ricordo di Piazzale del Soccorso

“In questi giorni ho sentito la necessità di tornare sul lungo del delitto”. Inizia così una suggestiva testimonianza “amarcord” dell’architetto Silvano Arcamone, già dirigente dell’ufficio tecnico a Ischia e Casamicciola, che ricorda: “Il Piazzale del Soccorso di Forio d’Ischia è stata la prima opera pubblica di rilievo urbano che ho realizzato da progettista e direttore dei lavori. Era il 2002 ed avevamo una sfida epocale davanti a noi: realizzare la piazza che accogliesse l’incontro di Papa Giovanni Paolo II con i giovani ischitani. L’incontro del Papa era previsto per il 5 maggio e i lavori sarebbero iniziati solo il 4 aprile, appena un mese per trasformare un’area di risulta in una piazza accogliente e degna, non solo dell’occasione storica, ma anche del contesto paesaggio, storico e culturale in cui si realizzava. Fu una fortuna, un privilegio e una grande responsabilità poter progettare una piazza in un contesto così pregiato, caratterizzato dalla presenza della Chiesa del Soccorso, dall’immensità del mare ricompreso tra l’istmo di Zaro e quello di Punta Imperatore, ma anche dalle cortine edilizie del Convento di San Francesco e delle parti posteriori delle chiese di San Francesco e di Santa Maria di Visitapoveri, che chiudevano lo spazio ad est”.

Poi Arcamone aggiunge: “Ricordo un’esperienza bellissima di progettazione e di cantiere, molto intensa e vera, condotta con intrepidi compagni di viaggio come Angelo Provenzano, Dario Amoroso, Vittorio Verde, Giorgio Arcamone, Donato Di Palo e il Sindaco di allora Franco Monti (per ovvi motivi di spazio non posso elencare i nomi di tutti gli operai, fornitori etc. che contribuirono in maniera fondamentale al conseguimento dell’impresa, furono tutti fantastici). Una corsa contro il tempo con il fermo proposito di far convivere qualità progettuale e speditezza esecutiva. Su questi principi l’ingegnere Angelo Provenzano, storico Direttore del Genio Civile della Regione Campania, fu un maestro e un esempio per tutti noi. Negli ultimi dieci giorni si lavorava anche di notte, alla luce degli automezzi. Immagino che questo aneddoto oggi possa far ridere, ma non avevamo grandi risorse e quindi, in maniera anche garibaldina, ci si arrangiava con mezzi di fortuna pur di conseguire il risultato, proroghe e ritardi non erano contemplati. Spero che Dario conservi ancora quel giornale dei lavori dove annotava quotidianamente, in maniera impeccabile, tutte le misurazioni e gli stati d’avanzamento dei lavori. Oggi quel documento potrebbe rappresentare una testimonianza importante, perché dietro quelle misure e quegli importi c’è scritta una storia di partecipazione e di costruzione di un lembo di Forio molto pregiato. Naturalmente, tutti i nostri sforzi furono ampiamente compensati dall’immagine della piazza che, sin dalla mattina del 5 maggio, si riempiva di ragazzi in attesa del Papa, ma anche dal vederla vivere dalla comunità foriana nei giorni successivi. È stata un’esperienza di cantiere e di vita che mi ha segnato per il resto della mia carriera professionale, dove concretezza e qualità restano i capisaldi imperativi per poter meritare il privilegio di eseguire opere pubbliche per il nostro meraviglioso paese”.

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex