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Forio riscopre l’antico idioma, a lezione di dialetto

di Isabella Puca

Forio. Lo scorso anno ebbe un buon successo attirando la curiosità di quanti avevano sentito la voglia di riunirsi e riscoprire, insieme, l’antico idioma: il dialetto foriano. Torna, allora, anche quest’anno il corso di dialetto foriano che si terrà alla Libereria del vicoletto San Gaetano – Forio – grazie al maestro d’eccezione Ciro Castaldi e all’energica Barbara Pierini. Lo scorso anno, gli alunni, di tutte le età e non solo foriani, hanno seguito lezioni sul soggetto – je, tu, iss, iajsse, nuje, vuje, ghiore – e sul verbo, da leggere, ciascuno e rigorosamente ad alta voce, per impostare bene la pronuncia che fu, prima di tutto, dei nostri avi che il dialetto lo imparavano stando in casa o in strada e sul verbo. Quest’anno, ogni martedì a partire dalle 18:00, le lezioni di dialetto foriano affronteranno un tema, o meglio, una poesia da leggere e tradurre, divertendosi insieme. Quella lingua affascinante che fu lingua poetica per Maltese, Verde e Polito e “pane quotidiano” per i pescatori della Marina e per le donne del paese, torna in auge con la speranza che a riscoprirla siano soprattutto i più piccoli affinché ciò che un tempo eravamo non vada disperso. Il professor Kaden Woldemar, docente di lingua e letteratura tedesca a Napoli e assiduo frequentatore dell’isola, parlò dei dialetti dell’isola nel suo saggio L’Isola d’Ischia nei suoi aspetti naturali, topografici e storici del passato e del presente” sottolineando come, anche per chi avesse imparato l’italiano grazie alle migliori grammatiche, parlare con un foriano sarebbe risultato difficile, “perché tutte – si riferiva in particolare alle donne di Serrara Fontana dell’ ‘800 – parlano nel dialetto più oscuro, mescolato con una gran quantità di lemmi antichi, greci, latini, spagnoli e di altri sostrati linguistici”. Dalle sue parole si capisce che,  rispetto ai dialetti parlati negli altri comuni posti sul lato settentrionale dell’isola, probabilmente perché più aperto agli influssi linguistici, quello di Serrara Fontana e di Forio era davvero meno comprensibile. Del resto, chi lo avrebbe mai immaginato che in foriano la forchetta era la “vroccola”  e che, per catturare uccellini da far volare in Chiesa il giorno di Pasqua si utilizzavano le “psaurol” anzicché le più comuni trappole. La verità è che i racconti in dialetto hanno tutto un altro sapore,  quello dei tempi andati a cui si guarda sempre con un po’ di nostalgia. Non solo il napoletano, riconosciuto non dialetto ma lingua vera e propria,  e ad affermarlo è stato l’Unesco riconoscendolo come patrimonio per l’intera umanità, ha una grammatica tutta sua. Nel 1982 Giovanni Castagna, pubblicò, infatti, la “Guida grammaticale del dialetto foriano letterario”, libro edito dalla Rassegna d’Ischia e dispobile a tutti online in formato pdf, da leggere e studiare per chi volesse tenersi “a passo con la classe”. E dunque, per i nostalgici o più semplicemente per i curiosi e  gli appassionati, l’appuntamento è per oggi alle 18:00 per riscoprire insieme un po’ di storia linguistica del paese all’ombra del Torrione.

 

 

 

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