LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Abbiamo fallito. Continuiamo a sbagliare e la disumanità avanza»

Ischia ha ceduto. È vero, di bellezze ne abbiamo. Ci sono. Non c’è dubbio. Non possiamo dire però che l’isola stia affrontando l’estate da gigante del turismo o che bastino solo quelle per farci entrare nella classifica internazionale di gradimento. C’è un esercito di terracotta a contrastare le invasioni barbariche di questi ultimi mesi. Diciamo un po’ su tutto. Il nostro mucchio di amministratori poi è arretrato su gran parte della linea Maginot ischitana. Nei trasporti o più in generale nel comparto turistico. É evidente. Al traffico e al mancato potenziamento del trasporto pubblico si aggiunge l’assenza di pensiline alle fermate. Sono solo alcuni dei problemi.

L’attenzione dedicata alla quantità dei flussi, turistici ed economici, e meno alla ricerca di qualità e al miglioramento dei servizi poi ne rappresenta un altro, il principale. Per invertire la tendenza c’è necessità di elaborare un nuovo modello e bisogna renderlo il più possibile ampio e partecipativo. Quello che abbiamo è fermo agli anni ’80, non funziona più. Dobbiamo opporci all’idea che siamo la terra di nessuno e che può invaderci qualunque specie, primitiva o aliena. Alle scimmie prezzolate con accenti ed eccessi dai costumi incomprensibili e fuori dalle regole, le masse di mini bulletti che si addestrano nelle notti isolane per superare le prove generali di micro criminalità completano il quadro. A queste orde di lillipuziani si uniscono le cellule solitarie composte dagli estremisti del divertimento. Ci trovi l’esperto che usa il coltello nel corpo a corpo per mandare all’ospedale il suo nemico dopo aver creato panico e terrore tra la folla. Oppure il perfezionista specializzato nell’arte di spaccare bottiglie in testa alla gente solo perché qualcuno si è permesso di rispondergli. Entrambi gli episodi sono accaduti sulla Riva Destra nelle scorse settimane. Le Forze dell’Ordine – che dobbiamo ringraziare- fanno quel che possono. Come ho più volte ripetuto, però, non si contrastano maleducazione e assenza di senso civico con la militarizzazione del territorio. Può servire ma non è sufficiente. Tanto vale andarsene in vacanza in Afghanistan. Se negli eserciti normali le “teste di cuoio” sono l’élite, a fare da contraltare tra le maree d’incivili ci sono le squadriglie di “teste di cazzo”. Vantano il medesimo addestramento delle falangi vandaliche che perlustrano Ischia in questo mese di agosto. Li vedi arrivare in barca nella Baia di Varulo o in altra insenatura naturale, bambini al seguito. Se non riescono a distruggere nulla, ad esempio l’ambiente marino con bombe di plastica da catapultare in mare, organizzano scommesse per ammazzare a pietrate animali indifesi. Per favore, cancellate la parola “bravata”, perché in questo caso si tratta di animali adulti.

La notizia di Roger, il coniglio finito vittima della disumanità di questa sotto specie approdata sulle nostre coste direttamente dal Medio Evo, ahinoi, molto preparata, ci ha portati in giro per l’Italia attraverso i quotidiani nazionali. Anche questo è un tipo di gogna cui dovremmo ribellarci limitando i comportamenti lesivi e contro ogni forma di vita. La vitalità turistica isolana può essere piena di momenti improbabili determinati da cause altrettanto improbabili. Dovremmo smetterla, però, di perseverare e iniziare a correre per migliorarci. Avremmo dovuto farlo da molto tempo. Andiamo oltre la querelle. I barbari esistono. Eccome. L’Italia si sta imbarbarendo. Un Paese che fa dell’assenza di cultura e memoria, la cui maggior parte della popolazione è priva di lato umano, è destinato a sparire in breve tempo. E il livello di melma a Ischia, l’abbiamo fino al collo, ci mostra che pure noi siamo in emergenza. I maleducati dai comportamenti variopinti devono essere sanzionati. Dovrebbero esserlo pure quando, a vario modo, le condotte come le omissioni – della classe dirigente e quella amministrativa- danneggiano o limitano la libertà delle persone. Sembra l’ennesimo atto di una soap opera made in Ischia le cui puntate propongono scene che conosciamo, sempre le stesse anno dopo anno. E non abbiamo ancora imparato niente. «Imparare» significa apprendere con l’intelletto, svolgere un’operazione di mente con cognizione nuova. Ci manca l’humus, ci manca la cultura, ci manca l’umiltà e la capacità di accogliere e cambiare le cose. Il fil rouge, quello che si mostra, è costante oltre che permanente. Come tutte le guerre che si rispettino la disumanità, che fa dell’egoismo il proprio cavallo di battaglia, in questo racconto pseudo argentino rappresenta la migliore attrice non protagonista. Dilaga, si diffonde nascondendosi, si camuffa per non farsi riconoscere. Meriterebbe l’oscar. La incontri nel quotidiano quando si vedono le persone cuocere sotto il sole in attesa degli autobus, per esempio. O nel tizio che urla “lei non sa chi sono io”, magari con tre lauree e il super yacht, fino alle manifestazioni troglodite sul social e nella vita in società (a volte le due cose si confondono). É sempre la stessa. Non preoccupatevi. L’abbiamo anche noi isolani. In forme diverse ma l’abbiamo. Quando può, si manifesta. Si esprime in forme differenti, non per tutti è uguale. C’è chi massacra gatti o avvelena cani in giro per l’isola o dall’auto in corsa getta buste piene d’immondizia. E, consentitemi, capita anche d’inverno. Invochiamo la cacciata dello straniero invasore, deturpatore delle bellezze naturali, saccheggiatore della tranquillità isolana. È giusto, va fatto. Sì, ma abbiamo davvero riflettuto sulle cause per cui veniamo invasi da cavernicoli di varie specie? Se non trovassero un posto simile al loro modo di essere, privo di umanità e servizi, slabbrato in certe occasioni e indisciplinato in altre, secondo voi troverebbero il terreno adatto? Di norma i topi frequentano le fogne. Li dentro non c’è bisogno di umanità. È dura ammetterlo ma è così. Una tale disumanità si mostra anche quando non pensiamo alle persone diversamente abili. Perché magari non è un problema che ci riguarda.

Un esercito d’invisibili, i disabili. Cui spesso neghiamo loro la possibilità di avere libero accesso alle spiagge o di tuffarsi in mare per l’assenza di spogliatoi, bagni e docce. Date le specifiche esigenze, non possono essere le stesse dei così detti “normali”. Perché non è sufficiente avere una passerella o una sedia job per definire che una spiaggia sia attrezzata per l’accoglienza e il ripristino della libertà per le persone. La Fondazione Cesare Serono, da anni attenta al tema della mobilità e accessibilità per i disabili, ha pubblicato sul suo portale istituzionale la lista delle spiagge accessibili in varie regioni italiane. In Campania ce ne sono soltanto tre (Salerno, Eboli e l’ultima a Vico Equense). Ischia ne è esclusa. La questione riguarda i turisti e gli ischitani, e i diversamente abili non sono una categoria a se. Quelli però nessuno li vede, forse neppure vuole vederli, nessuno ne parla o ne racconta le storie. Una schiera d’invisibili, eppure esistono. Quali battaglie sono state fatte per loro? Chi, tra gli amministratori, ha deciso di combattere sul terreno del miglioramento dei servizi e tentare, almeno, di fermare nelle sue sfumature questa disumanità selvaggia e opprimente? Quali difese hanno predisposto negli anni per opporsi all’assenza di umanità? Quanti disertando il campo di battaglia della civiltà, continuano a fare il gioco dei barbari consentendogli di conquistare terreno, costringendoci perciò ad arretrare? L’isola invasa dai barbari, sia chiaro, non ci piace. Che cosa abbiamo intenzione di fare, noi, amministratori in testa, per fermare la nostra disumanità endemica e la sua offensiva contro il vivere civile non lo sa ancora nessuno.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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