LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Il turismo (volatile) e gli struzzi»

Il tema è delicato. Pare che tranne poche e rarissime eccezioni tra imprenditori, addetti ai lavori e realtà amministrative, nessuno voglia davvero guardare come stanno le cose e rendersi conto che per stimolare la ripresa del turismo non serve legarsi a strampalate campagne di promozione, programmi televisivi o titoli sensazionali sui giornali nazionali e internazionali. Il buco nero di chi si lascia attrarre dalla forza di questa pseudo certezza è alimentato dal meccanismo becero che usiamo abitualmente per compensare l’assenza di sostanza attraverso la pienezza formale degli stereotipi insieme all’immancabile sindrome del pavone che è legata a doppio filo verso tutto ciò che prende le sembianze della favola.

Il tema è delicato. Pare che tranne poche e rarissime eccezioni tra imprenditori, addetti ai lavori e realtà amministrative, nessuno voglia davvero guardare come stanno le cose e rendersi conto che per stimolare la ripresa del turismo non serve legarsi a strampalate campagne di promozione, programmi televisivi o titoli sensazionali sui giornali nazionali e internazionali. Il buco nero di chi si lascia attrarre dalla forza di questa pseudo certezza è alimentato dal meccanismo becero che usiamo abitualmente per compensare l’assenza di sostanza attraverso la pienezza formale degli stereotipi insieme all’immancabile sindrome del pavone che è legata a doppio filo verso tutto ciò che prende le sembianze della favola. L’isola d’Ischia, per intenderci, è la fiaba che abbiamo imparato a scollegare dalla dimensione reale, un’idea che non collima con l’effettività delle cose che al contrario tendiamo a non voler vedere mettendo la testa sotto la sabbia

L’isola d’Ischia, per intenderci, è la fiaba che abbiamo imparato a scollegare dalla dimensione reale, un’idea che non collima con l’effettività delle cose che al contrario tendiamo a non voler vedere mettendo la testa sotto la sabbia, come gli struzzi. Questa storia di un’isola in cui tutto è tornato al proprio posto, anzi non si è mai mossa, la raccontiamo ormai da mesi, se non da anni, a noi e ai turisti.

Una serie di piccole bugie, insomma, che ridette centinaia di volte diventano una verità favolosa da esporre con disinvolta mediocrità. Basta ripetersi, un anno dopo l’altro, che “siamo l’isola più bella del mondo” per riflettersi nello specchio dei canali Rai et voilà, il gioco è fatto. Solo per questo sono in tanti a essere convinti che arriveranno vagonate di turisti, attirati dal Sole, dalle spiagge, dal patrimonio enogastronomico e – quando c’è – culturale. La verità, invece, sembra essere diversa. Dopo l’alluvione del novembre scorso e, prima, del terremoto del 2017 ciò che molti tuttora evitano come la peste è il discorso sulla messa in sicurezza del territorio. Basterebbe comunicare che, finalmente, gli isolani, i Comuni, si stanno occupando della sua tutela per fornire al mondo un messaggio diverso.

Una tra le prove di quella che pare una sconfitta clamorosa, le cui cause sono lontane nel tempo e le soluzioni altrettanto, è una lettera pubblicata sul quotidiano Il Mattino a metà aprile circa. La signora Elvira Pierri di Napoli rivolgendosi alla giornalista Marilicia Salvia, ha attribuito non al maltempo ma alla “scarsa attenzione e cura del territorio” la causa principale del mancato arrivo dei tanto sperati turisti. L’isola, insomma, come confermato dalla dr.ssa Salvia nella risposta alla lettrice, ha perso appeal perché “nessuno vuole stare in un luogo che potrebbe venir giù con un temporale, nessuno ha voglia di andare a far festa tra gente appena uscita da un lutto”

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Oltre la poca collaborazione tra Amministrazioni, però, il fatto su cui bisogna ragionare è che al momento il suolo dell’isola d’Ischia non è ancora divenuto oggetto principale della nostra attenzione. Durante le festività pasquali per giustificare le poche presenze a Ischia c’è chi ha attribuito al maltempo gran parte della responsabilità mentre Napoli e le altre isole hanno registrato quasi il tutto esaurito, situazione che si replicherà per il ponte del 25 aprile. Una tra le prove di quella che pare una sconfitta clamorosa, le cui cause sono lontane nel tempo e le soluzioni altrettanto, è una lettera pubblicata sul quotidiano Il Mattino a metà aprile circa.

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La signora Elvira Pierri di Napoli rivolgendosi alla giornalista Marilicia Salvia, ha attribuito non al maltempo ma alla “scarsa attenzione e cura del territorio” la causa principale del mancato arrivo dei tanto sperati turisti. L’isola, insomma, come confermato dalla dr.ssa Salvia nella risposta alla lettrice, ha perso appeal perché “nessuno vuole stare in un luogo che potrebbe venir giù con un temporale, nessuno ha voglia di andare a far festa tra gente appena uscita da un lutto. Vale per Ischia come per qualsiasi altra località investita da simili drammi. Il turismo è volatile: basta niente perché i flussi cambino meta”. La giornalista termina il messaggio con “le azioni di cui lei parla, cara Elvira, sono decisive: se non vogliamo agire per noi, per la nostra incolumità, per il rispetto che dobbiamo alla terra che ci ha dato la vita, facciamolo per il portafogli”. Ecco, questa è l’immagine di Ischia e possiamo vedere quanto non coincida con l’idea che cerchiamo di proiettare all’esterno. Una presa di posizione dura, in definitiva, cui corrispondono però anche vari tentativi e suggerimenti che Mimmo Barra non ha mai perso occasione di pubblicare. Il dirigente della Regione Campania, il 9 aprile scorso, nel fare i suoi personali auguri di Pasqua lanciò un messaggio.

Una presa di posizione dura, in definitiva, cui corrispondono però anche vari tentativi e suggerimenti che Mimmo Barra non ha mai perso occasione di pubblicare

L’autore del “Patto per lo Sviluppo dell’isola d’Ischia” ha evidenziato ciò che pare abbastanza chiaro, ossia che «la situazione attuale non è delle più rosee, anzi. So che ci sono poche prenotazioni e che diversi alberghi non apriranno in questo periodo, ma solo più avanti in un secondo momento. La causa di questi ritardi così evidenti è da imputare a una scarsa attenzione nei confronti della messa in sicurezza del territorio dopo l’evento franoso del 26 novembre dell’anno scorso. Ci siamo illusi che il problema fosse stato risolto, ma così non è perché gli effetti di quell’immane tragedia si riverberano ancora oggi sulla vita di tante persone e su una stagione turistica che stenta a decollare. E ha aggiunto «L’isola dovrebbe trovare nell’uovo di Pasqua di quest’anno una concreta tutela e messa in sicurezza del territorio, in particolar modo di Casamicciola. Lo deve innanzitutto ai cittadini e ai residenti che ogni giorno devono fare i conti con un conclamato dissesto idrogeologico» poi ha proseguito: «C’è la sensazione che i turisti avvertano l’isola come un luogo poco sicuro e il miglior bigliettino da visita da offrire sarebbe quello di far vedere gli operai e i tecnici al lavoro per risolvere gli atavici problemi che riguardano la montagna e i costoni vicino al mare. Non serve a nulla fare spot pubblicitari o proclami di ogni tipo se poi ci sono situazioni così delicate su cui bisognerebbe interrogarsi una volta per tutte. Prima si dovrebbe sanare il territorio e solo in un secondo momento andare a pubblicizzarlo com’è giusto che sia. È necessario mettere in campo una progettualità con la quale disegnare l’isola dei prossimi anni, magari intercettando i fondi del PNRR». Nel frattempo nulla accade, nulla si muove, nel silenzio generale.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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