«Caffè Scorretto» «Non tutte le isole escono dal buco (nero)»
Ciò che dovrebbe avere il merito della nostra attenzione è come si fanno certe cose (o come e perché non si realizzano: dal livello amministrativo a quello sociale, dal collettivo al particolare), avendo la capacità di capire le sfumature e le esigenze, oltre che gli interessi diversi che ruotano intorno alla quotidianità che subisce l’isola d’Ischia. Per esempio il codazzo da super svendita, stimolato anche dal bisogno di ripresa dopo il lockdown, alla ricerca di clienti “mordi e fuggi” specie in era “post Covid” è ancora il tema, o uno tra i principali, che ritorna costante ogni stagione turistica.
Resta ancora, per esempio, la necessità di rivedere la corrispondenza tra stelle riconosciute, soddisfazione dei requisiti e assegnazione, e servizi resi sulla base del decreto del 21 ottobre 2008 che ne stabilisce gli standard nazionali. Come affermato qualche tempo fa, potrebbe collocare Federalberghi e i suoi interessi in prima linea – nell’ipotesi si facesse carico di questa battaglia – per dare luogo alla revisione della qualità, di cui Ischia ha oggi più di ieri bisogno, e modellare l’offerta intorno ad un centro d’interessi collettivi diversi. Il Presidente di Enit, Giorgio Palmucci, nell’intervista che ha rilasciato a Il Golfo ha detto che «c’è tanto da lavorare» nel turismo, specie in questa stagione che appare compromessa a causa della “pausa” forzata, per tornare ai risultati del 2018 e del 2019. Chiaramente si riferisce ai dati di matrice nazionale ma il suo discorso possiamo collocarlo anche su base locale.
Sì, ci sarebbe tanto da lavorare se riuscissimo a inquadrare una nuova direzione. Il dubbio però che molti non conoscano come fare, e di solito è questa moltitudine che si trova ai comandi della macchina isolana, a giudicare da quanto ancora resta bloccata in un limbo che dura da anni, è molto forte. Si può dire che all’assenza di gestione a livelli ottimali di una struttura ricettiva corrisponda a un’altrettanta visione limitata in ambito amministrativo? Forse una risposta affermativa ci fornirebbe gli strumenti idonei per tracciare almeno una cornice di riferimento, oltre le notizie “positive” rilasciate in interviste di cui i protagonisti sono i sindaci. Se l’amministratore continua a condurre un paese nel recinto limitato della sua conoscenza, senza voglia o possibilità di ampliarla avvalendosi magari di collaborazioni anche esterne, l’ennesimo rischio è di non riuscire a scrollarsi di dosso una visione (non tanto “locale” ma) localizzata a pochi personalissimi interessi. Per fare un esempio: se siamo abituati a pedalare (cioè pensare!) su un triciclo, faremo lo stesso o peggio alla guida di una Ferrari. Non saremo in grado di venir fuori dalla convinzione che finalmente siamo seduti al volante di una bicicletta diversa, che però non è una bicicletta.
Di gente che continua a dormire di fronte alle difficoltà che, è vero, riguardano il quotidiano ma se pensiamo che proprio da queste si compone la base del futuro dell’isola, il peso cambia, E di fronte a tale ragionamento dovremmo aver piene le scatole. Invece aspettiamo – e qui c’entra non poco il ruolo primario della democrazia e l’esercizio del diritto di voto – elezioni locali e regionali, senza alcuna pretesa, senza che vi sia un minimo segnale di cambiamento, solo per riconfermare persone portatrici di una vacuità d’idee che assumono i contorni della consuetudine diffusa. La quale, a sua volta, aumenta delusioni e insoddisfazioni di fondo in quanti, al contrario, hanno l’obiettivo primario di cambiare registro a un’isola che potrebbe dare molto ma resta bloccata nella sua spirale discendente, risucchiando tutto e tutti allo stesso modo di un buco nero. L’unico modo per allontanarsi da questa forza di gravità è iniziare a ragionare, in maniera illuminante, e stimolare un confronto produttivo tra forze, politiche, sociali, imprenditoriali, di Ischia per uscire dalla dimensione del “tanto si è sempre fatto così”. Sembra una gara, ma la parte più difficile è trovare persone in grado di allontanarsi dal proprio buco nero, fatto d’individualismi, personalismi, e mistificazioni della realtà, forze che compongono quell’ignoranza che si tramanda da una generazione all’altra. Se colpa e responsabilità sono cose diverse, e se la prima si è consolidata nel corso del tempo, adesso è proprio la seconda, l’essere responsabili, che può distanziarci anni luce da una voragine spaziale che ci ruota sulla testa (e a qualcuno anche dentro!). Ci servono persone capaci di assumersi una responsabilità oggi, in luogo di una colpa diffusa che probabilmente hanno generato i padri e che continua a ricadere sui figli. Ci serve un monito, e se non lo aveste capito questo immobilismo deteriorato, lo è. Per davvero.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci