LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Siamo fatti della stessa sostanza dei bisogni»

Peccato. Come tutti gli anni la festa di Santa Restituta è finita. Andiamo in pace. O, almeno – si presume – dovrebbe esser ‘questo il sentimento popolare’ prevalente, dopo la liturgia e la devozione, dopo i fuochi, le rappresentazioni e i probabili scontri tra correnti di sostenitori e fazioni di organizzatori, rigorosamente civiche, per la maggior parte educati, calmi e per niente invasati. Franco Battiato nella “canzone-poesia” «E ti vengo a cercare», cantava di questo sentimento popolare che nel suo rapimento mistico e sensuale “nasce da meccaniche divine”. Quasi una festa. Inevitabile tuttavia, d’ora in poi, lasciare spazio alle cose umane. Ai ringraziamenti – quelli del sindaco di Lacco Ameno lanciati su facebook che a tutti quelli che hanno partecipato ha detto “vi abbraccio tutti” e a ciascuno ha mandato un cuore -, ai resoconti, ai conti e ai rendiconti di una celebrazione che muove da decenni il popolo ischitano pronto a riconoscersi oltre le frizioni intestine tra Comuni e dentro, anzi disposti a superarle nel culto della patrona dell’isola e di Lacco Ameno.

Peccato. Come tutti gli anni la festa di Santa Restituta è finita. Andiamo in pace. O, almeno – si presume – dovrebbe esser ‘questo il sentimento popolare’ prevalente, dopo la liturgia e la devozione, dopo i fuochi, le rappresentazioni e i probabili scontri tra correnti di sostenitori e fazioni di organizzatori, rigorosamente civiche, per la maggior parte educati, calmi e per niente invasati. Franco Battiato nella “canzone-poesia” «E ti vengo a cercare», cantava di questo sentimento popolare che nel suo rapimento mistico e sensuale “nasce da meccaniche divine”. Quasi una festa

Non facciamoci prendere da faziosità tanto semplici quanto inutili. È chiaro che le diatribe tra ‘con-correnti’ di pensiero, tra chi desiderava più fuochi e chi meno, tra chi voleva più bancarelle e chi meno o tra i ‘nuovi’ difensori della tradizione e del culto di Restituta e quelli ‘vecchi’ in qualche caso allontanati ‘garbatamente’ dai primi durante una parte dei festeggiamenti, dovrebbero interessarci poco o nulla. Bisognerebbe evitare di buttarla – come accade spesso – nella caciara politica e dividere quest’ultima, nelle forme che è pronta ad assumere (a volte ben occultata nel culto), dallo spettacolo celebrativo.

Quel che deve interessarci, invece, è il ‘bisogno’. Il bisogno di essere e sentirsi parte di una comunità direttamente coinvolta, quella di Lacco Ameno e dell’intera isola, come la necessità di idolatrare i valori di gentilezza, accoglienza e solidarietà degli uni verso gli altri che certe ‘feste di paese’, forse più di altre, sanno ben interpretare. Il culto di Restituta, in fin dei conti, altro non dovrebbe che riuscire a consolidare il groviglio di passioni in cui ci troviamo immersi quotidianamente e farne mattoni per costruire un nuovo senso di riscatto. Superate certe antipatie ed oltre eventuali lotte tra una ‘piazza’ e l’altra – nel micro quella intitolata alla Santa, nel macro quella in grado di accogliere chi tende a marcare la propria particolare devozione ‘religiosa ‘che in certi casi sfiora il radicalismo – dovrebbe metterci di fronte a un’evidenza.

Se sull’isola, ancora oggi, sussistono condizioni per lo più negative che vediamo replicate un po’ ovunque, allora qualcosa non funziona e, perciò, diviene legittimo il dissenso che allo stesso modo della testimonianza dei valori che la celebrazione della Santa d’Africa convoca a distanza di millenni, ha bisogno di divenire corale

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Se sull’isola, ancora oggi, sussistono condizioni per lo più negative che vediamo replicate un po’ ovunque, allora qualcosa non funziona e, perciò, diviene legittimo il dissenso che allo stesso modo della testimonianza dei valori che la celebrazione della Santa d’Africa convoca a distanza di millenni, ha bisogno di divenire corale.

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Sarebbe ovvio, allora, ricordare la condizione precaria in cui si trovano i malati oncologici. Moderni “martiri”, sono costretti a navigare verso Napoli e la terraferma per approdare sulla ‘spiaggia’ di quella solidarietà ospedaliera che, ahinoi, manca al Rizzoli mentre i sindaci isolani manifestano la propria svogliatezza per trasformare una rivendicazione in una battaglia di solidarietà civica. Come sarebbe utile ricordare che è assente – nel popolo isolano – la solidarietà verso i disabili spesso anche a causa di barriere architettoniche, ostacoli (mentali) che impediscono di ‘metterci nei panni dell’altro’. Ed eccoci a quello che è accaduto la settimana scorsa. Un fatto imbarazzante. Sia per chi l’ha vissuto, sia per chi avrebbe dovuto preventivamente vigilare per evitarlo. L’avvocato Francesco Pero, proprio per sollecitare un intervento da parte delle autorità competenti, compresa la dimensione politica locale e quella regionale, ha inviato una missiva in cui ha spiegato l’episodio sgradevole di cui è stato protagonista un suo assistito nel recarsi a Napoli, in ospedale, per una visita di controllo.

Ed eccoci a quello che è accaduto la settimana scorsa. Un fatto imbarazzante. Sia per chi l’ha vissuto, sia per chi avrebbe dovuto preventivamente vigilare per evitarlo. L’avvocato Francesco Pero, proprio per sollecitare un intervento da parte delle autorità competenti, compresa la dimensione politica locale e quella regionale, ha inviato una missiva in cui ha spiegato l’episodio sgradevole di cui è stato protagonista un suo assistito nel recarsi a Napoli, in ospedale, per una visita di controllo

La persona, purtroppo in carrozzella, oltre alle iniziali difficoltà che ha incontrato per salire a bordo dell’aliscafo per la passerella –stretta!-, ha dovuto subire l’imbarazzo di non potersi recare al bagno a causa della poca ampiezza dei corridoi e fare i suoi bisogni davanti a tutti coperto solo da un plaid che nascondeva il ‘pappagallo’. Il problema non è distinguere se una festa richiami il senso di ‘carità cristiana’, il rispetto e la solidarietà verso gli uomini e le donne. Il problema, quello vero, è capire se le persone che compongono la collettività isolana, e la politica, hanno compreso che certe battaglie – per il riconoscimento dei diritti specie per chi è meno fortunato – sono una responsabilità di cui ognuno deve farsi carico. Se ci fosse una scaletta d’interventi per mettere ordine a questi e altri squilibri simili, in particolare dalla dimensione politica locale, forse sarebbero in tanti a ringraziare i nostri rappresentanti dopo avergli inviato voti, in qualche caso, insieme con abbracci e cuoricini.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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