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Colpì il rivale con un marrazzo, Iacono spera nel riesame

Di Francesco Ferrandino

ISCHIA. Si è svolta ieri mattina davanti al Tribunale del Riesame l’udienza di discussione sul ricorso presentato da Domenico Iacono, il 47enne ischitano indiziato del reato di tentato omicidio ai danni di Salvatore Iacono e attualmente agli arresti domiciliari in seguito all’attuazione di un’ordinanza di custodia cautelare  emessa dal Gip Giuliana Taglialatela. Conclusa l’udienza, il collegio si è riservato la decisione. La difesa, sostenuta da due noti avvocati penalisti Arturo ed Enrico Froio, ha argomentato negando la natura di tentato omicidio da parte del Iacono, in quanto le lesioni della controparte, Salvatore Iacono, non sarebbero affatto compatibili con quello che nel linguaggio giuridico si chiama “animus necandi”, cioè con la volontà di uccidere. Il signor Iacono si sarebbe soltanto difeso senza essere armato. Anzi, secondo la versione difensiva, soltanto l’altra parte era effettivamente armata. La vicenda, come molti lettori ricorderanno, è nata qualche mese fa, a partire da una denuncia presentata lo scorso 1 febbraio dal signor Salvatore Iacono: l’attività investigativa posta in essere dai militari dell’Arma dei Carabinieri  portò ad accertare che in quello stesso giorno l’attuale indagato, Domenico Iacono, causò un incidente stradale impattando contro l’autovettura di Salvatore. Un incidente che avrebbe così innescato una furiosa lite tra i due: secondo gli inquirenti, Domenico avrebbe colpito S.I. alla testa con un corpo contundente, una roncola, attrezzo agricolo che nelle nostre contrade viene comunemente detto “marrazzo”. La natura del contendere è proprio sulla dinamica del violento diverbio generatosi tra i due quasi omonimi. Secondo gli accertamenti dei Carabinieri, Salvatore Iacono, dopo essersi sottratto da eventuali ulteriori colpi, si recò presso l’Ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, dove i sanitari lo medicarono giudicandolo guaribile in due settimane circa: la diagnosi fu quella di “trauma cranico con ferita lacero contusa del cuoio capelluto. L’evento, tuttavia, non sarebbe da considerarsi un caso fortuito, una lite inconsulta generata da un comune incidente di circolazione stradale ma, secondo la ricostruzione effettuata dagli uomini guidati dal capitano Andrea Centrella, si sarebbe verificato a seguito di una precedente denuncia per abusi edilizi, inoltrata presso il comando dei vigili urbani di Serrara Fontana da Salvatore Iacono contro Domenico. Tuttavia l’indagine ha assunto un ulteriore risvolto, come testimoniato dalla stessa ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico di Domenico Iacono, dove il giudice per le indagini preliminari Taglialatela aveva mostrato di non avere dubbi sul fatto che ci sarebbe stato un tentativo di depistare le indagini e soprattutto di fare in modo che l’attuale indagato non finisse nella rete delle forze dell’ordine prima e della Procura della Repubblica poi. Sempre lo stesso 1 febbraio la moglie di Domenico, Lucia Buono, si recò dai carabinieri di Barano denunciando di essere stata vittima di aggressione da parte di alcuni parenti di Salvatore Iacono presso l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno dove si era recata nel tentativo di rintracciare il marito. Nella sua denuncia la signora Buono riferì ai carabinieri: “Questa mattina ricevevo una telefonata da mio marito Iacono Domenico, il quale mi diceva di aver avuto un incidente stradale con Iacono Salvatore in Serrara Fontana. Durante tale conversazione, mio marito mi riferiva che Iacono Salvatore dopo essere sceso dal proprio mezzo lo avrebbe aggredito, con un marrazzo (la roncola) e che lui si era difeso. Lo stesso mi invitava ad iniziare a recarmi presso la stazione carabinieri di Barano d’Ischia ove poco dopo mi avrebbe raggiunto. Mi portavo presso la stazione carabinieri ed attendevo invano mio marito, pertanto preoccupata mi portavo presso l’ospedale Rizzoli al fine di rintracciarlo. Giunta sul posto, vi era la moglie di Iacono Salvatore, tale Cigliano Brigida, la figlia Iacono Palma e il genero Gioba Nicola. La signora Cigliano mi minacciava dicendomi che suo figlio (non presente sul posto) aveva dei fucili a casa e che mi avrebbe fatto sparare a me ed ai miei figli. La figlia di Iacono Salvatore, tale Iacono Palma, confermava tali minacce riferendo che avevamo finito di vivere. Inoltre il genero profferiva nei miei confronti che ci avrebbe atterrati a tutti e cinque nella nostra proprietà sita in località Iesca e che ci conveniva vendere la proprietà. Preciso inoltre che sul posto si era anche il fratello di Gioba Nicola di cui non conosco il nome ma che non proferiva alcuna parola ed un’altra signora che non conosco e che mi insultava pesantemente”. La Buono venne anche sentita per sommarie informazioni nella stessa giornata ribadendo quanto aveva già esposto nella sua denuncia, cioè che il marito si era recato a Serrara presso la sua proprietà per verificare se gli operai si fossero recati ad effettuare alcuni lavori di manutenzione. Lo stesso, poi, l’avrebbe contattata riferendole che aveva avuto un incidente stradale con Iacono Salvatore e che questi, sceso dal veicolo, lo aveva colpito con una roncola: nell’occasione si era difeso ed il marito, come già spiegato, le aveva suggerito di andare dai carabinieri di Barano. Sempre in quell’occasione, i militari dell’Arma chiesero notizie alla Buono in ordine a Domenico Iacono, che non riuscivano a rintracciare dopo la lite avvenuta la mattina del 1 febbraio con Iacono Salvatore. La signora riferì di non avere sue notizie dalla tarda mattinata ma di aver appreso dalla figlia Arianna che si recato nella sua officina lasciando la macchina e il cellulare. In quell’officina, per la cronaca, i carabinieri si recarono, ma senza trovarci il Iacono. Il magistrato comunque nell’ordinanza scrisse: “Ebbene, appare evidente che le dichiarazioni rese dalla Buono appaiono un tentativo del marito di addossare ogni responsabilità dell’accaduto a Iacono Salvatore. In realtà è questi ad essere stato colpito dall’indagato, è sempre lui che si reca al Pronto Soccorso dove gli diagnosticano un trauma cranico. Di Domenico non si hanno notizie, non va in ospedale e non sporge denuncia se non attraverso sua moglie. In tale contesto, allora, le propalazioni della persona offesa appaiono precise, chiare, intrinsecamente logiche e perciò sono del tutto attendibili Le stesse sono riscontrate da un vero dal referto medico in atti, in cui le lesioni diagnosticate appaiono pienamente compatibili con la dinamica dell’aggressione come riferita da Iacono Salvatore”. Nelle prossime ore, quando il collegio del Riesame emetterà il verdetto sulla misura cautelare, si vedrà quanto abbia “retto” l’impianto accusatorio.

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