Come allenarsi senza incorrere nello stallo
Un oggetto biologico sottoposto a stimoli costanti risponde con adattamenti decrescenti allo stimolo stesso. E’ questo che determina il successo degli allenamenti. Questo, e null’altro
Il modello attualmente accettato definisce adattamento come la messa in atto di una soluzione che un individuo fornisce a un determinato problema postogli dall’ambiente. L’ipertrofia è uno e mi raccomando, uno, degli adattamenti che il corpo attua per sopravvivere all’ambiente. L’adattamento è, perciò, specifico. Banale: possiamo essere molto forti ma non molto resistenti. Possono essere entrambe le cose, ma non allo stesso livello di performance delle due singole richieste. Perché nel primo caso il “problema” sarà “essere forti” o “essere resistenti” e l’adattamento sarà specifico, nel secondo caso il “problema” sarà “essere forti e resistenti” cioè un problema diverso e più complesso.
Noi sopravviviamo per una risposta specifica a uno stimolo. L’allenamento è il “problema” che l’ambiente ci pone, la risposta all’allenamento è l’adattamento a questo problema. Adattarsi per sopravvivere alla palestra.
Accomodation law
Una delle “leggi” universali la cui applicazione ci servirà per migliorare sempre è quella che Zatsiorsky definisce accommodation law e che Poliquin chiama legge dei miglioramenti decrescenti. La accommodation law asserisce che un oggetto biologico sottoposto a stimoli costanti risponde con adattamenti decrescenti allo stimolo stesso. Marchiate a fuoco questa frase nei vostri neuroni perché è questa che determina il successo dei vostri allenamenti. Questa, e null’altro. Il “problema” che l’ambiente vi pone è la “prestazione obiettiva” che volete raggiungere. A Ischia chi vuole rimettersi in forma, di solito, inizia a correre in pineta. Molti, il primo giorno, dopo un solo giro ritrovandosi col fiatone si fermano. Continuando, poche settimane dopo faranno tranquillamente 1-2 giri e dopo un paio di mesi 3-6 giri, e ogni giro è circa un km! Dopo solo 4-6 mesi per molti sarà normale effettuare 6-8 giri di pineta. Mantenendo sempre fisso il numero dei giri di pineta percorsi, diciamo 8 giri, una volta raggiunto l’adattamento, non c’è motivo per cui l’organismo “migliori” ancora. In altre parole, all’inizio otterremo un buon miglioramento ma nei successivi intervalli di tempo sempre identici fra loro, il miglioramento sarà sempre meno. Chiaramente, c’è un limite a tutto questo: se i giri di pineta fossero 50 si farebbe un bel botto alla prima.
Il massimale è uno stimolo inadattabile
Non so se riuscite a
intravedere un collegamento con quello che fate in palestra: come mai
riuscite a fare uno spettacolare massimale oggi al termine del
megaprogramma russo, ma domani imploderete su voi stessi? Perché il
massimale è uno stimolo inadattabile. Se lo fosse, non sarebbe un
massimale, ma qualcosa di gestibile in qualunque condizione, cioè
uno stimolo non massimale. Mi raccomando: per “massimale” non si
intende solo la singola di squat, ma una qualunque attività al
limite, anche una serie 1×20, 2 ore di nuoto o di bici. Quando
centrate un massimale, avete raggiunto il culmine dell’adattamento
specifico alla domanda che avete espresso al vostro organismo, e lo
avete raggiunto nelle condizioni interne ed esterne ottimali. Un
esempio che ai palestrati piace di più: supponete di fare squat
sempre e solo in 3×8. All’inizio otterrete un buon miglioramento
nel senso che riuscirete a mettere sempre più peso sul
bilanciere, ma successivamente, il miglioramento sarà sempre
più ridotto, e alla fine cesserà. C’è una differenza sostanziale
fra gli 8 giri di pineta e questo 3×8. Nell’esempio precedente lo
stimolo è veramente fisso (8 giri di pineta), nello squat il carico
varia di volta in volta, cioè lo stimolo è sempre incrementato.
Perciò la progressione cessa se ad esempio lo stimolo è troppo
elevato, cioè se carico troppo.
Se caricassi di meno, o con
incrementi sempre più piccoli, potrei proseguire. Oppure, potrei
fare un 3×8 a carico costante, adattarmi, poi incrementare
nuovamente il carico, adattarmi e così via. Posso incrementare
sempre di meno il peso, in maniera da poter riuscire ad adattarmi
comunque. Notate che se possiamo vincere diverse battaglie alla fine
la accommodation law vince la guerra. State facendo sempre le solite
cose e questo porta all’adattamento del vostro corpo e perciò alla
fine i miglioramenti cessano. Perché: 1) lo stimolo diventa comunque
troppo intenso. Se avete 150 Kg di massimale, anche se partite con
3×8×50 Kg, alla fine non riuscirete mai a fare 3×8×150 Kg con
questo metodo. Oppure accade questo:
2) gli incrementi di peso
sono così contenuti che non sono più percepiti, perciò state
sottoponendo il vostro corpo a stimoli costanti, cui segue la stasi.
Chi usa i micro-carichi dopo i primi grammi di miglioramento va
comunque in stallo.
Stimolo = allenamento, adattamento = miglioramento.
Voglio ripeterlo con altre
parole perché questo è il fulcro del tutto: il corpo risponde agli
stimoli con un adattamento. Stimolo = allenamento, adattamento =
miglioramento. Se lo stimolo non è sufficiente, non c’è
miglioramento. Se lo stimolo è troppo, è inadattabile, perciò
niente miglioramento. Se lo stimolo è statico, sempre uguale,
l’adattamento c’è ma poi cessa, perciò non si migliora più.
Quanti powerlifter o palestrati si riconoscono in situazioni simili?
Io si, nel 1967! I miei primi cicli di allenamento prevedevano di
incrementare il carico ogni volta che raggiungevo, che so, 3×6 con
un certo peso, poi incrementavo di 2.5 – 5 Kg e ripartivo da un 3×4,
cercavo di “abituarmi” al carico e incrementavo di 1 o due
ripetizioni. Alla fine, situazione 1 o situazione 2. Inutile che
ridiate, vi vedo. E so benissimo che anche voi avete fatto così, con
gli stessi, identici risultati.
Bingo! Ma allora io passo da 3×8
a 4×6, poi a 5×3 e il peso continua a crescere! Arrivo a fine ciclo
e prima che ci sia la stasi, scarico il peso e riparto con un po’
di Kg in più. Grande! Evvai, fregata la accommodation law. Ne siamo
proprio sicuri? Mi alleno con un 3×8, 5×4 o 6×3, ognuno tenuto per
un po’ e poi variato. Nel primo caso continuo sempre a incrementare
il peso, o sono ancora più furbo e torno un po’ indietro e
riparto. Chiaro che cambiando tipo di stimolo il miglioramento
prosegue: se il carico cresce, il lavoro da fare con quel carico
diminuisce, mantenendosi sopportabile per l’organismo. Perfetto.
Posso continuare così all’infinito. Del resto, ho trovato una
strategia che mi permette di andare avanti per mesi, no? Nel tempo,
però, anche questa strategia mostra la corda ripetendo cicli su
cicli, i gruppi successivi mostrano sempre meno miglioramento
rispetto ai gruppi precedenti. Incredibile! Facevamo tanto i ganzini,
ma è stata l’accommodation law a fregarci! Il problema è che
gruppi di 3×8-5×4-6×3 su una scala temporale più ampia sono
sempre la stessa struttura allenante. Perciò, ricascate nei casi
descritti precedentemente nella situazione 1 o situazione 2. E’
chiaro che stiamo parlando di un’evoluzione che magari è annuale,
perciò nel frattempo avrò ottenuto miglioramenti fuori dal comune,
ma io mi rivolgo a coloro che si allenano da anni, 5, 10, 15 anni,
non al tizio che ti dice con la sigaretta in bocca che “è quasi un
anno che mi alleno!” Come riuscire ad allenarsi nel tempo senza
incorrere nello stallo?
Con i farmaci vai oltre i tuoi limiti
Per anni ho fatto cicli di squat, panca e stacco per migliorare il massimale, e tutti terminavano con cose tipo 3×5, 3×3, 3×2, 2×1. Era come sbattere in un muro. Sono partito anche da cose tipo 10×10 con 2’ di recupero (molto buono per abituarsi all’uso di carichi pesanti facendo volume) ma niente. Eppure all’inizio funzionavano così bene. Il problema è che dilatando la scala temporale, ci ritroviamo al solito punto: facciamo sempre le stesse cose di anno in anno. Ancora, c’è un aspetto correlato alla mia legge preferita: la velocità di adattamento è proporzionale al livello di adattamento stesso. In altre parole, più siamo forti, più rapidamente avverranno i miglioramenti e alla stasi dell’adattamento. Come molti powerlifter che usano catene, bande elastiche e tavole, iso anche al 130% ed eccentriche. Anch’io alterno una seduta di forza a una dinamica, cambiando in ogni seduta gli esercizi, arrivando sempre al 100% e fermandomi al fallimento dell’alzata, ma senza farmaci lo stallo è invitabile.
- Tecnico Federale Nazionale C.O.N.I. – F.I.P.C.F.
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