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Comprare droga a 13 anni, le “amare” riflessioni di un dirigente

DI ANTONIO SICILIANO
Giovani e adolescenti sempre più incontrollabili e protagonisti della cronaca nera e di episodi di violenza fisica, verbale e virtuale; cosa sta succedendo? Secondo un nuovo studio, la violenza si propaga tra loro come un virus; a noi non resta che cercare il modo per fermare il contagio. Anche gli studi dimostrato che la tendenza a comportamenti violenti può essere in qualche modo “trasmessa” da chi si frequenta.
I ricercatori segnalano il fatto che parte dei risultati può essere influenzata dal cosiddetto effetto clustering (aggregazione), in base al quale si verifica una naturale tendenza dei soggetti ad accompagnarsi ad altri simili per idee e tendenze.
Intanto, i genitori pare abbiano abdicato, perché nel chiuso delle famiglie italiane si consuma un omicidio ogni due giorni. I ragazzi restano soli, abbandonati, davanti a un computer o ad una televisione, senza più protezione rete di né della famiglia né della scuola. Al vuoto che avanza, si alimenta noia che genera frustrazione, violenza e aggressività e ricerca di Modi “altri” per divertirsi.
Ultimo drammatico episodio quello che non pochi giorni fa ha coinvolto due ragazzine solo tredicenni che hanno acquistato droga da uno spacciatore di una decina d’anni più grande di loro. La famiglia, un tempo, insieme alla scuola rappresentava lo zoccolo duro della società. La prima formazione di un giovane era data in casa: mamma, papà erano primi docenti, modelli da rispettare e imitare. Oggi, invece, il trono è vacante, l’anarchia è l’unica forma di governo. Ogni responsabilità ricade sulla scuola, rimasto l’unico baluardo difensivo per questo esercito di giovani allo sbando. I genitori hanno abbandonato il loro ruolo genitoriale per diventare fratelli dei propri figli e travolti dal lavoro, dalla fretta, dal desiderio di vivere la propria vita hanno riempito le vite dei figli di oggetti di ogni sorta. Troppi. Inutili. Essi non bastano a colmare il vuoto lasciato dai valori che non si riesce più a trasmettere. Così la scuola si è fatta carico dell’intera formazione dei ragazzi, chiedendo ai genitori di spendere un tempo minimo, ma spesso questi ultimi si presentano a scuola spalleggiando i propri figli e difendendoli dai soprusi dei professori: richieste di studio a casa.
Il peso così, per l’istituzione scolastica è sempre più gravoso: Atlante che regge il mondo. Come può un giovane diventare uomo se solo un quarto della sua giornata è all’insegna della crescita? La scuola scricchiola nello sforzo di colmare tutti e i troppi vuoti e, nonostante l’impegno dei docenti che sempre meno tempo dedicano all’insegnamento dei concetti legati alle proprie discipline e sempre più ore a “formare gli uomini”, il grido di aiuto rivolto alle famiglie si leva sempre più alto. Solo tornando a collaborare i nostri ragazzi potranno crescere per essere l’orgoglio di domani e non la vergogna di oggi.
* DIRIGENTE SCOLASTICO ITCG ENRICO MATTEI

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