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Coronavirus, la scoperta è made in Procida: e adesso arriva il premio

Il 20 febbraio la dottoressa Maria Rosaria Capobianchi sarà a Napoli per ritirare l’encomio conferito da parte dell'ordine nazionale dei Biologi alle biologhe dello Spallanzani che hanno isolato il virus

C’è un legame tra Procida ed il Coronavirus. E questo legame ha un nome e cognome: Maria Rosaria Capobianchi. È lei una delle dottoresse dell’equipe che, all’ospedale Spallanzani di Roma, ha isolato il coronavirus. Maria Rosaria Capobianchi è la direttrice del Laboratorio di Virologia dell’Inmi Lazzaro Spallanzani e del Dipartimento di Epidemiologia, Ricerca Preclinica e Diagnostica Avanzata.

Nata 66 anni fa a Procida, laureata in scienze biologiche e specializzata in microbiologia, dal 2000 lavora allo Spallanzani e ha dato un contributo fondamentale nell’allestimento e coordinamento della risposta di laboratorio alle emergenze infettivologiche in ambito nazionale, nel contesto del riconoscimento dell’istituto quale centro di riferimento nazionale. Dall’isola del Golfo di Napoli, dove vive ancora una fetta famiglia (in primis la sorella Anna, docente di inglese al liceo “Caracciolo” di Procida e poi tanti cugini), sono arrivati tanti complimenti per la dottoressa Capobianchi. Il primo è stato il sindaco di Procida Dino Ambrosino che ha voluto congratularsi con lei, portandole l’affetto e la stima di tutta l’isola: «È una grande gioia accertare che l’unico legame tra Procida e il Coronavirus è dato dalle origini della dottoressa Capobianchi.

Ieri lo scherzo di cattivo gusto, oggi la straordinaria notizia che una squadra di medici italiani ha fatto passi avanti nel lavoro di ricerca di un antidoto. Complimenti a Maria Rosaria Capobianchi, alla dottoressa dello Spallanzani esprimo un caloroso ringraziamento a nome dei concittadini procidani». Plauso anche dal vicesindaco Titta Lubrano: «Dallo Spallanzani di Roma arriva la bella notizia dell’isolamento del Coronavirus. Ad annunciarlo la dott.ssa Maria Capobianchi – direttrice del Laboratorio di virologia – tra i primi ricercatori al mondo: sarà ora più facile studiare una terapia adeguata. Ecco la più attesa delle notizie, resa ancor più gradita dal fatto che a darla sia appena stata una donna, meridionale, isolana, procidana… Onorata di questa comune isolanità. La cura è più vicina e la ricerca conferma la sua importanza per le nostre vite».

La dottoressa Maria Rosaria Capobianchi, come detto, è nata e cresciuta sull’isola di Procida, nello specifico nel rione di Terra Murata, dove sorgeva il noto penitenziario che ospitava gli ergastolani. Molto legata alla “sua” isola, Maria Rosaria Capobianchi l’ha lasciata soltanto adolescente, quando ha cominciato gli studi superiori al Liceo Genovesi di Napoli per poi proseguire, sempre a Napoli, l’università alla Federico II e all’istituto internazionale di Genetica e biofisica di Fuorigrotta. Il prossimo 20 febbraio la dottoressa Maria Rosaria Capobianchi con le altre biologhe Francesca Colavita e Concetta Castilletti saranno a Napoli.  L’Ordine Nazionale dei Biologi, infatti, tributerà un encomio solenne alle tre biologhe del team dello “Spallanzani” che, nei giorni scorsi, ha isolato il Coronavirus codificandone il materiale genetico. La consegna avverrà nel corso del forum dedicato agli “Stati generali della Ricerca” organizzato dall’Ordine nazionale dei Biologi, il prossimo 20 febbraio, nella sala convegni dell’istituto di genetica “Ceinge” di Napoli.

A darne notizia, il presidente dell’Ordine, Vincenzo D’Anna «a testimonianza – spiega – della gratitudine di una categoria intera che sempre più frequentemente balza agli onori delle cronache per l’importante contributo fornito alla ricerca biomedica e biotecnologica». «Sono, non a caso, oltre 10mila – ricorda ancora D’Anna – i biologi impegnati nel campo della ricerca pubblica e privata regolarmente iscritti al nostro Ordine». L’occasione, prosegue il presidente dell’ONB «giunge propizia non solo per ‘bacchettare’ chi, come Feltri, ironizza sull’origine meridionale delle scienziate che hanno isolato il Coronavirus, ma anche per ricordare al ministro della Salute Speranza ed al ministro dell’Università Manfredi (guarda caso anche loro meridionali), la necessità di modificare l’iniqua piramide delle retribuzioni varata con la legge Madia che relega migliaia di ricercatori ad un ruolo subalterno e scarsamente retribuito. Situazione, questa, che fa da viatico alla fuga dei cervelli dall’Italia». «Agli stessi ministri ed agli organi di stampa – conclude D’Anna – va ricordato che le valenti dottoresse dello Spallanzani sono biologhe, qualifica che non va assolutamente omessa se non addirittura confusa con altre professioni di tipo sanitario». 

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