CULTURA & SOCIETA'

Fuori di sé, la terza edizione della mostra al carcere della Mandra

«Il messaggio di Artemisia vuole essere proprio questo: cerchiamo di tirare fuori la loro personalità usando la fotografia anche a prescindere dai disturbi del comportamento alimentare»

Ha avuto un buon successo la mostra fotografica “Fuori di sé” organizzata in sinergia tra il Liceo Statale Ischia e l’Associazione Artemisia una voce per l’anoressia, per il terzo anno consecutivo. La mostra fotografica è stata allestita presso i locali del vecchio carcere della Mandra l’1 e il 2 giugno, una data simbolo in quanto racchiude la giornata mondiale dei disturbi alimentari.

Sono stati proprio i ragazzi a mostrare e a spiegare ai visitatori i lavori affissi alla parete sottolineando di aver lavorato tra le dimensione dell’essere e dell’apparire. Ecco che in una foto compare una coppia stretta in un abbraccio, i loro occhi però non s’incrociano né le loro mani si stringono perché intente a mantenere uno smartphone. L’opera s’intitola “satelliti” perché gli smartphone, come nuovi satelliti rispetto alle teste, non ruotano intorno a nessuno. Ormai sono gli esseri umani a ruotare intorno a loro, trascurando cose ben più importanti. In un’altra foto c’è una donna che si trucca, dinanzi a lei però non compare uno specchio, ma uno smartphone. “E’ un problema che riguarda soprattutto noi giovani – ci spiega uno dei ragazzi della 4°A del liceo di Scienze umane – vogliamo somigliare a ciò che vediamo sui social, non ci basiamo più sulla nostra immagine riflessa nello specchio.

Protagonista di un’altra immagine è una mela, uno dei frutti più indicati nelle diete eppure, le mani che reggono le posate, sono strette da un metro, come a dire che anche la frutta, per chi ha un disturbo del comportamento alimentare, può rappresentare un alimento da scartare. Il progetto “fuori di sé per una conoscenza sensibile delle cose” vede coinvolti diversi attori, tra questi il filosofo pop, il professore Tommaso Ariemma che ha condotto i ragazzi in un viaggio filosofico da Platone alla fotografia. A questo punto il testimone è passato tra le mani del fotografo Simone De Sanctis che ha invitato gli studenti nel suo studio aiutando loro a sviluppare prima l’idea e poi la realizzazione.  “Per quanto mi riguarda – ci ha dichiarato uno dei protagonisti di quest’interessante iniziativa – è stato un lavoro davvero molto sentito, è iniziato come un progetto di alternanza scuola lavoro che poi, però, ho sentito molto vicino.

Ho capito che per fare una foto il click è l’ultima cosa: c’è prima il pensiero e poi lo sviluppo, insomma è un’idea che si vive e noi giovani non ci avevamo mai pensato. Con questa mostra vorremmo far arrivare come messaggio che una volta usciti da qui possiamo essere diversi, queste affisse ai muri sembrano foto, ma dietro a ogni scatto c’è un senso che nel percorso di ritorno a casa ci farà riflettere”. Tra le fotografie ce n’è poi un’altra che ci riporta al motore di tutta questa iniziativa. L’ambientazione è quella di una palestra, un bianco e nero che vede come protagonista una ragazza, oggettivamente magra che però, guardandosi allo specchio vede un’immagine completamente distorta di sé. L’opera s’intitola black mirror, lo specchio nero. La ricerca della perfezione – si legge nella didascalia –  può avere degli effetti devastanti sulla percezione del proprio corpo. Frustrazioni e soluzioni estreme sono, a volte, dietro l’angolo.

“Per questa terza edizione – ha spiegato il prof. Paolo Massa, presidente dell’Associazione Artemisia una voce per l’anoressia – abbiamo dato una svolta decisiva sul disturbo dei comportamenti alimentari,  ma anche sul discorso legato alla fotografia. Grazie alla presenza del fotografo Simone De Sanctis ci è stato permesso di allargare la situazione dal punto di vista professionale. I ragazzi hanno scattato con il loro smartphone e, con la professionalità di Simone, hanno conosciuto il mestiere. Un passo in più che si nota anche nei lavori finali. I ragazzi si sono sentiti molto coinvolti e siamo tutti contenti. Fare una mostra in questa data significativa è per noi sensibilizzare chi ha visitato la mostra, il dibattito è stato continuo, il messaggio di Artemisia vuole essere proprio questo. Cerchiamo di tirare fuori la loro personalità usando la fotografia anche a prescindere dai disturbi del comportamento alimentare.

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