CULTURA & SOCIETA'

Filo diretto casa-chiesa per omaggiare a distanza San Giovan Giujseppe della Croce: in questi giorni di festa silenziosa il borgo vive nella devozione verso il suo santo concittadino

RICORDATA LA BELLA INIZIATIVA REALIZZATA PER LE STRADE DEL PAESE SEI ANNI FA DI “CENTO PEZZE PER AMORE” DELL’AGOSTO 2015 L’ effetto scenico della Sacra Rappresentazione ella vita del Santo concittadino che ebbe luogo il 28 agosto 2015 per le strade affollate di fedeli nel Centro Storico di Ischia Ponte, fu affidato a Corrado Visone e Valerio Buono registi ed animatori del Festival del Teatro al Polifunzionale di Ischia che impiegarono un centinaio di bravi figuranti per interpretare la vita a episodi del Santo

Il Borgo non è addobbato con le classiche e festose luminarie stradali, non c’è via vai di persone indaffarate,i bambini non giocano sui marciapiedi ed agli angoli degli svincoli come facevano fino a qualche anno fa, non si sentono voci che animano le piazze, si comunica a distanza con i mezzi della tecnologia modena in uso, le attività per lo più sono chiuse, non si compra e non si spende. E’ coprifuoco, di quelli che evocano tristi tempi passati. Nonostante tutto questo, dovuto all’emergenza sanitaria condizionante, il Borgo vive.

Vive al riparo dal contagio del Covid ed alla luce dell’effetto festa patronale silenziosa che in questi giorni gli ischiapontesi, stanno seguendo partecipando al tradizionale novenario in onore del loro Santo Concittadino San Giovan Giuseppe della Croce ed al quotidiana celebrazione eucaristica delle 9 del mattina. La festa e le funzioni di rito stanno tutte sul filo diretto casa- Chiesa con identica devozione e sentimento di fede. Si onora San Giovan Giuseppe come si può nella migliore maniera. In vista del 5 marzo di venerdì prossimo, giorno storico della salita in cielo del Santo, nell’antico Borgo di celsa si respira a pieni polmoni il profumo della fede verso la figura e le opere miracolose del proprio illustre concittadino salito alla gloria del Signore. A mantenere accesa la fiaccola dell’amore e della devozione per asasn agaiovsan Giuseppe, ci pensa con la sua inventiva appropriata l’amato parroco Don Carlo Candido. Gli esempi del suo attivismo sono pietre miliari lungo il persorso deò supo impehno parrocchiale al Borgo.

CARLO GAETANO CALOSIRTO RAGAZZO

Infatti, se proprio la si vuole dire tgutta, Don Carlo Candido, dal collaudato pulpito della sua movimentata Parrocchia in Ischia Ponte in tempi normali, una ne ha fatto (ma più di una) e cento ne ha pensate. Ricordare è sempre un piacere.Dopo essersi “inventato” da alcuni anni a questa parte,nel mezzo del mese di agosto, la Festa dell’Assunta con Palio annesso coinvolgendo tantissimi giovani che girano intorno a lui e organizzato le gite parrocchiali per mare e per terra, nell’agosto del 2015, vale a dire poco meno di sei anni fa arricchì il programma dei festeggiamenti si quell’anno del Signore in onore di San Giovan Giuseppe della Croce con una interessante novità, pensata alcuni mesi precedenti, che risultò assai gradita ai numerosi fedeli e turisti che da fortunati spettatori vi presero parte. Si trattò di una iniziativa per così dire francescana, visto che si decisoe di realizzare per le strade del Borgo Antico di Ischia Ponte il dramma itinerante della vita di San Giovan Giuseppe della Croce ispirata al significato del vecchio mantello malandato del Santo imdossato in continuità senza ricambio, tanto da essere identificato per le strade, fra la gente e frai suoi stessi confratello in convento, col soprannome di “Frate Cento Pezze”.

CENTO PEZZE PER AMORE

Di qui “Cento Pezze d’Amore”, la denominazione che fu data alla rappresentazione in movimento per le vie del Borgo di Celsa sei anni fa, allorquando fu possibile vedere muoversi e sfilare per le strade di Ischia Ponte figuranti che impersonificavano San Giovan Giuseppe nelle varie fasi della sua vita, e tutte quelle persone d’epoca che per un verso o per un altro, vissero con Lui o intorno a Lui, la sua dura vita monastica, dal giorno in cui, giovanetto 15enne, lasciò Ischia per entrare nell’Ordine degli alcantarini, fino alla morte che avvenne nel Convento di Santa Lucia al Monte in Napoli il 5 marzo del 1734. A quel lavoro trasfigurato in rappresentazione pubblica, per la rievocazione storica di episodi di vita del Santo, Don Carlo ed il suo largo gruppo di giovani collaboratori vi lavorò con passione , annunciando e spiegando i risvolti dell’iniziativa ed il senso dell’idea ai partecipanti ai vari incontri che si tenevano nei locali della Parrocchia dello Spirito Santo in Ischia Ponte e presso il Museo Termale a San Ciro a Porto d’Ischia.

CENTO PEZZE PER AMORE

Lasciate stare questi stracci, sono l’abito del mio sposarizio con Cristo” , così San Giovan Giuseppe della Croce rispondeva ai confratelli ed alle persone con cui si intratteneva, quando gli chiedevano se era il caso o meno di indossare un nuovo mantello che lo potesse meglio riparare dal freddo e dal vento. La frase storica del Santo, relativa al suo famigerato mantello, ha cavalcato i tempi ed impressiona oggi le giovani generazioni, abituate con spreco ad altri agi, ma sempre più coscienti che seguendo l’esempio di San Giovan Giuseppe, i valori della vita corrente possono in positivo raggiungere altezze inimmaginabili. In pratica non sarà semplice , ma almeno idealizzando il messaggio francescano del Santo concittadino, la vicinanza a San Giovan Giuseppe è avvertita più tangibile.

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CENTO PEZZE PER AMORE IL SANTO NEONATO CON I GENITORI

“Cento Pezze per Amore” dell’agosto di sei anni fa, fu il tributo che Don Carlo Candido (non a caso porta il nome di battesimo del Santo Carlo Gaetano Calosirto) ed i suoi giovani collaboratori, ragazzi e ragazze, tutti insieme, offrirono . il quella che rimarrà una storica iniziativa in omaggio alla grandezza del Santo Concittadino, realizzata con il lavoro e l’impegno pieno dei protagonisti. I MIRACOLI – RATE CENTO PEZZE “Lasciate stare questi stracci, sono l’abito del mio sposarizio con Cristo” , così San Giovan Giuseppe della Croce rispondeva ai confratelli ed alle persone con cui si intratteneva, quando gli chiedevano se era il caso o meno  di  indossare un nuovo mantello che lo potesse meglio riparare dal freddo e dal vento. La frase storica del Santo, relativa al suo famigerato mantello,  ha cavalcato i tempi ed impressionato  le giovani generazioni sane di oggi ,  abituate ad altri agi, ma sempre più coscienti che seguendo l’esempio di San Giovan Giuseppe,  i valori della  vita corrente possono in positivo raggiungere altezze inimmaginabili. 

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CORRADO VISONE SUL PIAZZALE DELLE ALGHE ALLE PROVE CON I GIOVANI DI CENTO PEZZE PER AMORE

In pratica non sarà semplice , ma almeno idealizzando  il messaggio francescano del Santo concittadino,  la vicinanza a San Giovan Giuseppe  è avvertita più tangibile, specie in questi giorni di festa dedicati al Santo. – MIRACOLO PER IL FIGLIO DI 4 ANNI DELLA MARCHESA SPADA -Nella rappresentazione della vita del Santo piena di miracoli, c’è un episodio di una spiccata morale che lascia riflettere, che riguarda una nobildonna napoletana, la Marchesa  Spada di cui Frate Giovan Giuseppe era il confessore preferito. La marchesa Spada aveva perso un figlio di 4 anni a causa del vaiolo. Lo amava tanto che pregò  il Santo di restituirglielo vivo,benché le avesse predetto che, crescendo, sarebbe diventato la vergogna della famiglia. Fra Giovan  Giuseppe  ordinò ai domestici si somministrargli un cucchiaino di manna di San Nicola. Ma essi non riuscirono ad aprirgli  la bocca. Il Santo allora pregò e poi disse al defunto; “Gennarino, per santa obbedienza, apri la bocca e prendi la manna”.

IL CAPPUCCIO RESTAURATO DEL SANTO

Il morticino risuscitò, crebbe, divenne  un impenitente  giocatore, finì in prigione e in esilio. Morì mendico, dando tuttavia segni di pentimento, come era stato predetto. Fra Giovan Giuseppe  dal benefico influsso  della sua protesta taumaturgica   non escluse se stesso. Un giorno incontrò per Napoli una salmeria di muli. Nell’atto di scansarli, il corpo non gli ubbidì con agilità, ed egli cadde sotto lo zoccolo di uno di quegli animali. Furono subito avvertiti i suoi confratelli dell’incidente che gli era occorso  e pregati di mandare una barca al Molo Piccolo, dove si pensava di trasportarlo. Il Santo, non volendo  essere preso in braccio, si segnò il piede contuso e, come se nulla fosse stato, riprese il cammino. – IL MIRACOLO DEL SUO BASTONCINO – Un’altra volta era andato in Duomo a baciare l’ampolla contenete il sangue liquefatti di San Gennaro. Per la grande folla  che lo urtava,  da ogni parte, gli cadde di mano  il bastone e non gli fu più possibile riprenderlo.

IL PARROCO DON CARLO CANDIDO

Trasportato dalla ressa sotto il pulpito, mormorò: “ San Gennaro mio, io non voglio andare in carrozza, non voglio andare in calesse, non voglio andare in sedia  all’ospizio di Ghiaia, ma senza la mazza come farò ?”. Non aveva ancora  terminato l’orazione che vide il bastone  venire verso di sé volando sulle teste  della folla trasecolata. IL MIREACOLO DELLA FARINA – Grazia Negra, nel giorno stesso della sepoltura di padre fra Giovan Giuseppe della croce, ebbe modo di sperimentare un miracoloso pezzetto del suo abito. Donna Negra era solita, con 28 libre di farina, farne circa 33 di pane. Accadde che per abbondanza di acqua la farina divenne molto liquida, non avendo neppure altra farina da aggiungere. Fu così che invocò il Servo di Dio e con fede viva pose un filo del suddetto abito nella pasta. Questa nel punto stesso si rese prodigiosamente dura, ma il miracolo venne moltiplicato poiché dopo che l’impasto diventò pane il peso era di 14 libre in più elle volte precedenti.

Foto Giocan Giuseppe Lubrno Fotoreporter

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