LE OPINIONI

IL COMMENTO C’era una volta l’America

Scorazzando su You tube mi è capitato di imbattermi in uno di quei film del secolo scorso che parlano della vita degli Italiani d’America degli inizi del ‘900, dove immancabilmente vengono fuori mafiosi in erba che si lanciano nella loro attività criminosa. E così li puoi seguire dai loro primordi fini allo sviluppo completo. Questi film dai colori seppiati hanno un fascino particolare. Uno dei più accattivanti è “Il padrino”. E chi non lo sa? Ebbene in uno di questi spezzoni di film (mi sembra che dovesse essere “C’era una volta l’America””) c’è la scena della processione di un Santo in un quartiere della Lyttle Italy, precisamente San Rocco. Viene realizzata in un tripudio di suoni, canti, botte, preti che sfilano quasi in parata con i vestimenti migliori, fumo di incenso di cui pare di sentire l’odore. E poi la scena clou: la gente che attacca alla veste del Santo le buste piene di soldi. 

L’immagine mi ha riportato alla mente episodi della mia infanzia e della mia gioventù: anche a Procida fino agli anni ’50, 60 del secolo scorso c’era l’abitudine di spillare delle buste con i soldi sulla veste del Santo o della Madonna in processione. Durante gli anni della guerra non ricordo di questa usanza. Sfido io! Soldi non ce n’erano e a nessuno saltava in mente di spillarli sulla veste del Santo o della Madonna. Ma dopo, negli anni successivi, specie quando cominciarono ad arrivare i dollari dall’America, l’usanza si riprese con vigore. Ricordo che, quando scendeva dalla chiesa la processione della Madonna della Libera in quei caldi pomeriggi di primavera avanzata, tra suoni, botte, canti e incenso. i portatori ogni tanto erano costretti a fermarsi, abbassare la statua fino a terra. Allora si vedeva qualcuno farsi largo, avvicinarsi alla Madonna e appuntarle con uno spillo sulla veste una busta contenente denaro. Questa persona veniva seguito dallo sguardo curioso ed un po’ invidioso degli altri che seguivano la scena. Mi è rimasto impresso un episodio di questa serie. Diceva essere un anno a metà anni ’50; le condizioni economiche di Procida erano notevolmente migliorate. La processione della Madonna della Libera era giunta all’altezza di casa mia. Io con i miei ero affacciato ad una finestra ed assistevo al passaggio. 

Ad un tratto si sentì una voce:”Ferma! Ferma!”. I portatori si fermarono ed il capo- corteo fece loro segno di abbassare la statua. E così fu fatto. Allora si vide un uomo staccarsi dalla gente ai lati della strada, avvicinarsi alla Madonna e appuntarle una busta sul vestito. Quest’uomo, a tanti anni di distanza lo ricordo benissimo. Era uno di quei Procidani d’America che aveva fatto fortuna; aveva una giacca a grossi quadri, una camicia colorata molto appariscente, camminava un po’ curvo in avanti forse per un’artrosi dell’anca: Serio e compunto fissò la busta sulla veste, si fece il segno di croce e andò via. Il prete, lì vicino, osservava compiaciuto. La Madonna riprese il suo cammino ben sapendo che si sarebbe fermata altre volte lungo il suo cammino. Ricordo che le donne che stavano a casa mia e che avevano seguito la scena dalla finestra commentavano positivamente il fatto a cui avevano assistito. “E, si capisce! Quello tiene i soldi dell’America. Sicuramente nella busta ci ha messo i dollari!”. Col tempo, poi, riflettendo, mi sono sempre chiesto se quel tipo di donazione era veramente religiosa o, piuttosto, non era un modo per apparire, o per guadagnarsi a pieno titolo il Paradiso. Ma è certo che in quegli anni era un’abitudine abbastanza diffusa. Ed il tutto avveniva con il beneplacito della Chiesa. Oggi queste sono cose che ci fanno ridere o inorridire a seconda della nostra disposizione d’animo, ma un tempo era fatti normali. Negli anni mi sono sempre chiesto cosa avesse voluto dire con il suo gesto quell’emigrante che appuntò la busta sotto casa mia. Forse intendeva ringraziare la Madonna che gli aveva fatto fare fortuna? O voleva guadagnarsi un posto in Paradiso? o entrambi le cose? Chi lo sa!….

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