CULTURA & SOCIETA'

IL PUNTO La crocifissione di Cristo

Certo l’argomento che sto per trattare non è dei più semplici, anzi sembra che possa fare addirittura accapponare la pelle. Ma, nonostante tutto, rappresenta uno dei punti cardine della nostra religione cristiana. Mi riferisco alla crocefissione di Cristo. Il crocefisso è talmente entrato nel nostro modi pensare, di vedere, di concepire la divinità che non ci facciamo più caso. Ormai è un’immagine familiare. Ma fermiamoci un attimo ed esaminiamo cos’è la crocefissione. Questa è uno dei supplizi più terribili che l’uomo abbia inventato per ammazzare, con il conforto della legalità un altro uomo. I Romani, maestri, per altro, di diritto, ne fecero un uso molto comune. basti pensare alle file di crocefissi lungo la via Appia ai tempo delle rivolte degli schiavi. Cicerone, uno dei migliori intellettuali del tempo, definiva la crocefissione “crudelissimum ac terribilissimum supplicium”, vale a dire “crudelissimo e terribilissimo supplizio”. E per dirlo lui, che in fondo era un uomo del suo tempo, doveva essere veramente così. Certo sono constatazioni che oggi a noi fanno rizzare i capelli in testa e ci fanno chiedere come sia stato possibile che nel corso dei secoli si sia potuto arrivare a tanto. Maq come avviene la morte del condannato in croce? Essenzialmente per asfissia. Esaminiamo un po’ come stanno le cose.

La croce è composta, come tutti sanno, da un tronco verticale infisso nel terreno ed un braccio orizzontale che, nel percorso verso il patibolo, veniva legato alle spalle del giustiziando e poi calzato sul braccio verticale già infisso al suolo. Questo ci fa capire come l’immagine di Cristo che porta sulle spalle tutta la croce con molta probabilità è sbagliata. Il condannato viene steso sul palo verticale con le braccia aperte ai lati del ramo orizzontale. A questo punto non resta che fissarlo. E così un chiodo molto lungo attraversa la zona del metatarso dei piedi e altri due chiodi vengono fissati ai metacarpi (polsi) delle braccia. si usava questa zona e non i palmi delle mani perché il peso del corpo appeso avrebbe fatto scivolare verso il basso tutto il corpo. Da questo momento inizia “l’agonia” del condannato. In questa posizione il diaframma non riesce ad effettuare tutta l’escursione respiratoria per cui il condannato tende a puntarsi sui piedi che, però, sono inchiodati, producendo un dolore terribile. Questa situazione può durare molte ore ed in alcuni casi è persistita anche per giorni. Quando la situazione andava molto per le lunghe con un colpo di mazza si spezzavano le tibie del condannato in modo che questi non potesse più far leva sui piedi e moriva rapidamente per insufficienza respiratoria. A Cristo, come tutti sappiamo, questo trattamento non fu inflitto perché quando stavano per farlo si resero conto che era già morto. Occorreva, però, una prova inconfutabile per cui gli fu inferto un colpo di lancia nel costato. E qui viene il bello! L’evangelista Giovanni, testimone oculare, dice che dalla ferita “exivit sanguis et aqua”, vale a dire sangue ed acqua. Come fu possibile una cosa del genere? Probabilmente lo stress della croce aveva prodotto in Cristo una pericardite con accumulo di siero (acqua) nella cavità virtuale del pericardio. Possibile anche che lo stesso stress abbia prodotto un versamento pleurico. L’entrata della lancia dal basso produsse la lacerazione delle cavità e la fuoruscita di liquido ematico misto a siero. Da ciò si deduce che la morte di Cristi piuttosto rapida per gli standard dei crocefissi, sia da attribuire ad un arresto cardiaco da infarto post-traumatico. Questo spiegherebbe anche il suo urlo finale impossibile per un soggetto in grave crisi respiratoria.

Certo le cose ed i fatti che ho sommariamente descritto non sono adatti agli animi più sensibili, ma il nostro credo religioso si basa proprio su di essi. La morte in croce è una morte terribile e Cristo vi si è sottoposto volontariamente per salvare l’umanità. Che ci crediate o meno, che siate cristiani o no, l’uomo morto sulla croce va rispettato per quanto ha sofferto. Così come vanno rispettati tutti i “crocefissi” dei nostri tempi: soldati in guerra, migranti in mare, morti per fame e sete. Noi inorridiamo a seguire la descrizione della crocefissione, ma forse abbiamo fatto il callo alle tante morti dei nostri tempi. Sento la rabbia devastarmi il cervello: possibile che la storia, la nostra storia, non ci abbia insegnato nulla?

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