LE OPINIONI

IL COMMENTO Chi è stato è stato: un libro e l’illusione di una generazione

Martedì prossimo, 18 aprile, alle ore 10.30, nella Sala Pertini delle Antiche Terme Comunali (e sede e nome più idonei non potevano esserci), ospiti della pro Loco Isolaverde Ischia, in collaborazione col Comune d’Ischia, il prof. Francesco Rispoli e Mario Capanna, leader storico del Movimento giovanile del ’68, presenteranno e commenteranno il libro, opera prima, di Mimmo Giordano (già Giudice di Pace e prima ancora Commissario di Pubblica Sicurezza all’epoca dei fatti che descrive)” CHI E’ STATO E’ STATO”, thriller politico-giudiziario, ambientato negli anni del terrorismo. Saranno presenti anche l’Assessora regionale alla Scuola e alle Politiche Sociali, Lucia Fortini e l’ex eurodeputato e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla condizione giovanile, Gianfranco Nappi. Il Sindaco d’Ischia, Enzo Ferrandino porterà il suo saluto. L’incontro si rivolge in particolare a studenti e giovani, che non hanno vissuto e non conoscono gli anni e la genesi di una radicale contestazione giovanile delle Istituzioni vigenti. Quegli anni che il cantautore Roberto Vecchioni immortalò in una splendida canzone dal titolo “Formidabili quegli anni”, ripreso poi da Mario Capanna in un suo libro omonimo. Ma l’incontro del 18 aprile è anche un’ottima occasione per le centinaia di avvocati che esercitano sull’isola d’Ischia la loro funzione in un sistema giudiziario che fa acqua da tutte le parti ma che ad Ischia (come in altre realtà isolane) diventa ancora più carente per la situazione di precarietà della sede giudiziaria e per il tourbillon di giudici e personale che si alternano.

Così come interessa alle centinaia di lavoratori dipendenti di strutture imprenditoriali legate al turismo (ricettive, ristorative e termali), che non sono sufficientemente tutelati. C’è, per questi ultimi, un paragrafo del libro “Manifestazioni” che evidenzia tutta la ribellione, la voglia di giustizia sociale, la rivendicazione della dignità umana dei lavoratori, in un periodo in cui “i padroni stanno dimostrando il loro vero volto di feroci sfruttatori del lavoro della classe operaia”. E’ il paragrafo in cui il Sostituto Procuratore Berardi, assieme al procuratore capo Carlo Roero (iscritto al PCI) vanno a Piazza Castello di Milano ad ascoltare un grande leader sindacale che annuncia uno sciopero generale per licenziamenti illegittimi di lavoratori, disposti da una importante azienda italiana. E lo fa con l’appoggio di un leader carismatico del Movimento giovanile e studentesco. E’ il momento storico della saldatura sociale tra colletti blu e colletti bianchi. L’autore del libro, mio caro amico da decenni, col quale abbiamo condiviso esperienze lavorative in banca, esperienze familiari (quelle belle e quelle tremende) e politiche nel Partito Socialista Italiano, ha – nel corso degli anni successivi a quelli degli anni ’80 – sviluppato una visione critica più radicale e pessimistica di quella che ho maturato io in circa 30 anni di esperienza di vita e lavoro a Bologna, dove era vigente un sano realismo politico riformista.

Lucia Fortini

Nella dedica che mi ha fatto, regalandomi il libro (è passato del tempo, nel frattempo ne ha scritto un altro, dal titolo “Fuochi a mare. Novecento e contorni”) ha scritto: “Niente di pretenzioso. Si legge in un paio d’ore. Dilettanti allo sbaraglio”. Lasciatemi dire che non c’è nulla di dilettantesco in questo libro, scritto bene, avvincente ma pregno di significato civile e politico. Si sa che ogni libro di uno scrittore o scrittrice ha sempre qualcosa di autobiografico. E Mimmo non fa eccezione a questa regola, anche se i tratti autobiografici si nascondono e mischiano nei personaggi chiave del libro: il Sostituto Procuratore della Repubblica Alfredo Fedeli (napoletano) e Salvo Petrosino (siciliano) Commissario Capo, dirigente la squadra omicidi della Questura di Milano. I due indagano sull’omicidio di Ciro Berardi, maresciallo di Polizia in servizio presso l’Ufficio Politico della Questura. Non dico altro perché trattasi di un giallo, sia pure a sfondo politico. Certo, è che tratti della personalità di Giordano che scrive sono frammischiati nelle due figure chiave su descritte. E’ facile capirne il motivo: perché Mimmo Giordano ha fatto Il Commissario di Pubblica Sicurezza e successivamente il Giudice di Pace. Ha conosciuto e vissuto le due facce della medaglia che porta impressa l’immagine della bilancia della giustizia, chi opera sul campo e chi giudica. Entrambe le figure immerse in un sistema che finisce spesso schiacciato e condizionato da fattori esterni e politici che fanno prendere alla Giustizia una via che non è quella retta.

Mario Capanna

Scrive Giordano, attribuendo le parole al Sostituto Procuratore Fedeli, nella lettera di dimissioni al Vice Presidente dek CSM: “Esiste una vastissima zona d’ombra nella quale la giustizia, la legge, la Costituzione, sulla quale entrambi abbiamo giurato, vengono piegate alla ragione di Stato. Una ragione di Stato fumosa, incontrollabile, frutto spesso di inconfessabili compromessi con poteri e forze che hanno interessi politici, economici e finanziari in conflitto con l’interesse comune, del popolo”. Di questo parla il libro e sarà interessante sentirne la presentazione e il commento. Ma martedì c’è un’altra presenza da non perdere: Mario Capanna, leader del Movimento giovanile del ’68, che i giovani non conoscono affatto ma che faranno bene ad ascoltare come testimone di un’epoca che ha lasciato segni contraddittori ma indelebili: l’ansia di una generazione che ha sognato la “ fantasia al potere”, la proiezione di una società futura più libera e giusta ma – al tempo stesso – contrassegnata da atti violenti e , a volte, denigratori di esponenti di bassa forza delle istituzioni ( come i poliziotti) che rappresentavano e difendevano sì le istituzioni messe in discussione, ma erano per lo più incolpevoli dei soprusi e limitazioni delle libertà imposti dal “ potere” vero e quasi sempre occulto. Pasolini docet, quando tra le facce dei giovani borghesi ribelli e le facce dei poliziotti provenienti da strati popolari e spesso meridionali, sceglieva, come autentiche e vittime, le facce dei poliziotti. Di Capanna, che ha scritto molto, con sfumature che vanno dalla politica all’ambientalismo e al pacifismo, ho letto quattro libri: “Speranze, giovani, etica, politica” (1994), “Lettera a mio figlio sul sessantotto” (1998), “Coscienza globale, oltre l’irrazionalità moderna” (2006) e “Il Sessantotto al futuro” (2008). Mario Capanna, negli anni dell’anzianità, ha spostato i suoi interessi sull’ambientalismo, comprendendo che oltre ai nemici tra gli uomini (il cui culmine si manifesta con la “guerra” quanto mai attuale e tremenda) c’è un conflitto più largo ed insidioso tra gli uomini e la Natura, Anche in questo conflitto bisogna ristabilire equilibrio e giustizia. Di questi quattro libri che ho letto, vi cito solo un illuminante passaggio, tratto da “Lettera a mio figlio sul sessantotto”: “Ho cercato di dirti non < come era verde la mia valle>, ma come sia possibile immaginarne una dove vivere sereni, diritto di tutti gli uomini, oltre quella lutulenta di oggi. Raggiungibile attraverso un percorso alla cui costruzione vale la pena contribuire…l’etimologia ci aiuta. Il verbo latino recordor indica sì il <ricordarsi> in quanto < richiamare alla memoria> ma contiene anche l’idea di immaginarsi qualcosa al futuro. E’ composto da re e cor: il < cuore> ritenuto sede della memoria. E il prefisso re, in composizione, significa < indietro> ma anche < di fronte> e < contro>. Il libro di Mimmo Giordano risponde proprio a questo doppio significato: re e cor, memoria e <contro>. Vale la pena ascoltare e leggere.

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