LE OPINIONI

IL COMMENTO Donne, da Ischia e Procida due risposte diverse

Come già riportato da Il Golfo, fino all’8 aprile prossimo, nelle sale della Biblioteca Comunale Antoniana, resteranno esposte una cinquantina di foto di donne isolane che si sono particolarmente distinte. Il titolo della mostra è “Donne sotto scatto” e gli scatti sono della fotografa Olga Strahna. L’organizzazione è del Comune d’Ischia (consigliera comunale delegata Carmen Criscuolo), del Centro Antiviolenza di Ischia e Procida “Non da sola” e, naturalmente, dalla Biblioteca Antoniana diretta dalla brava Lucia Annicelli. Nelle 50 fotografie esposte compaiono donne con diversi percorsi di vita e di lavoro (da imprenditrici a edicolanti, da comandanti di Polizia e Carabinieri a volontaria Caritas, da archeologa a chef). Quelle 50 foto sono di donne che, sia pure in campi molto diversi, sono riuscite e hanno trovato, nella loro attività (produttiva o volontaria) soddisfazione di tipo materiale o semplicemente morale. Tutto ciò va bene rispetto all’obiettivo di dimostrare che non ci sono limiti ai traguardi che le donne, al pari degli uomini, possono raggiungere. C’è però chi, come Procida, percorre una strada diversa. Citiamo due iniziative procidane, di cui la stampa locale ha dato conto, ma sulle quali è bene soffermarsi con un’analisi più approfondita. Anche l’isola di Arturo ha allestito una Mostra Donna Procida, di carattere artistico, dal titolo evocativo “Fior di Loto” per significare la purezza (quasi floreale) dell’animo femminile che, “sporcato” dalla violenza, riemerge dal fango subìto, proprio come fa il loto. E la mostra vuole sottolineare le conseguenze morali e psichiche di chi subisce violenza.

donne

Ecco il punto: è verissimo che la donna deve colmare il doppio gap nel mondo del lavoro: quello dell’occupazione e quello della discriminazione nei livelli di carriera e di retribuzione. Però, è altrettanta vera l’altra faccia della medaglia: la diversa condizione psicologica e, in molti casi, psichica delle donne rispetto agli uomini. Tali handicap sono originati dalle semplici molestie verbali fino alla violenza fisica. In famiglia l’handicap principale va dal doppio impegno (gestione della casa e gestione del lavoro all’esterno) alla difficoltà di doversi sobbarcare quasi da sola (i mariti generalmente collaborano poco) l’educazione dei figli. Quest’ultimo impegno è diventato più improbo in periodo di pandemia e di didattica a distanza. E proprio quest’ultima difficoltà sta mettendo a dura prova l’equilibrio mentale di molte mamme. E lo squilibrio psicologico, a volte psichico (per il carico enorme di incertezza sul futuro economico e di benessere complessivo della famiglia) tocca in particolare le donne. Ecco perché ritengo che la più importante delle iniziative, nella nostra realtà, a favore delle donne sia “Un sorriso dal mare”, il modello Procida di una Casa-famiglia per sei donne con disturbi psichici di bassa intensità. Ho sentito, in merito, le dichiarazioni della giovane consigliera comunale Sara Esposito, con delega alle Politiche Sociali e ne ho apprezzato la sensibilità e la competenza, che hanno contribuito alla realizzazione della Casa, in collaborazione con il Dipartimento Sociale dell’Asl 2 e l’Ambito Sociale 13.

L’obiettivo è quello di dare alle donne, con disturbi psichici non gravi, una “felicità sociale” e una riabilitazione psico-fisica, anche attraverso attività varie svolte all’interno della Casa. Tale progetto sociale ripercorre, in un certo senso, la stessa logica e lo stesso spirito del progetto Procida Capitale della Cultura 2022 e cioè l’intento di “ includere” quanti più soggetti è possibile. Come lo slogan scelto per la Capitale della Cultura è “La cultura non isola” lo slogan per la Casa famiglia lo completa con “la malattia psichica neanche”. La Casa è dedicata alle donne con disturbi e vuole accompagnarle fino all’uscio per poi portarle al reinserimento nei propri nuclei familiari. Non biasimo il Comune d’Ischia per essersi limitato a ricordare le donne in piena forma e che, con successo, si muovono nella società. E’ un vanto di noi tutti. Però, provo maggiore emozione per iniziative rivolte alle donne che sono “ultime”, perché affette da disturbi psichici che ne limitano la personalità e la capacità relazionale e affettiva. Oltre Procida, mi piace riferire un altro esempio virtuoso: Bacoli, un altro dei Comuni campani che si stanno muovendo col piglio giusto. In questo Comune, in un palazzo ceduto in comodato d’uso dal Pio Monte della Misericordia, è stata istituita una Casa per l’Alzheimer. La gestione è a cura di AIMA Napoli Onlus che gestisce anche altre tre Case analoghe a Napoli, Portici e Battipaglia. In queste case gli operatori curano aspetti psichici (per esempio cali cognitivi) e anche fisici (per esempio piaghe da decubito).

Ma si stimolano le emozioni, si stimolano le capacità motorie e delle normali attività casalinghe, a partire dalla cucina. Non si limitano ad accudire le ammalate di Alzheimer, ma prestano supporto psicologico anche ai familiari, ai cosiddetti “caregiver”. Naturalmente non dimentico l’iniziativa che fu promossa, nel 2013, dalla Fondazione Opera Pia Iacono-Avellino-Conte, dal titolo “Caregiver-la famiglia in testa”. finanziata dalla Regione Campania e con la compartecipazione di Asl, Ambito 13, Acli, Luca Brandi Onlus, Maia di Procida. Come non mi sfugge l’opera meritoria svolta da “Punto D” della mia dinamica e sensibilissima parente Cristina Rontino, sempre a supporto delle donne con un punto di ascolto qualificato. Solo che tali iniziative non prevedono una vera e propria Casa di accoglienza, che richiede necessariamente il conferimento di un immobile che non può che arrivare da un Ente pubblico o da un mecenate privato. Il Progetto di Bacoli pertanto va oltre rispetto all’ascolto e al supporto domiciliare e si basa su una fase transitoria in cui l’ammalata viene assistita nella Casa per poi fare ritorno alla famiglia e lì continuare ad essere assistita a domicilio.

A questo punto lancio una proposta: che una delle tre abitazioni ischitane confiscate alla malavita e assegnate al Comune d’Ischia sia destinata a Casa famiglia per donne ammalate di Alzheimer o per disagiate mentali di bassa intensità e come CAV (Centro antiviolenza). Francesca Pagano, per Il Golfo, ha svelato che il Rapporto dell’Associazione antiviolenza Libera ha evidenziato una scarsa trasparenza comunicativa e di destinazione, da parte del Comune d’Ischia. E’ il momento di muoversi allo scoperto nell’interesse dei soggetti più deboli della nostra società. Considerato che l’appartamento di via Alfredo De Luca, Parco dei Pini, (appartenuto al boss Antonio Giuliano) ed un altro sono occupati da nuclei familiari necessitati, la casa di via Venanzio Marone, che apparteneva al boss della camorra Giuseppe Avigliano, appare quella che meglio si presta a diventare Casa famiglia per donne disagiate psichiche. E se proprio è necessario un bando pubblico per l’assegnazione ad un’Associazione, sarebbe utile che il Comune vincolasse l’assegnazione comunque al tipo di utilizzo suggerito. C’è qualcuno, nella maggioranza allargata, disposto a fare propria questa idea? O almeno uno dei due residui oppositori se la sente di prendere in carico le ragioni di donne disagiate? Spero che,in caso di silenzio della politica, siano le Associazioni come quella di Celestino Vuoso o di Cristina Rontino a farsi avanti e proporsi come gestori di una Casa famiglia.

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