LE OPINIONI

IL COMMENTO Il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno

Ischia è una realtà in declino o in evoluzione? E’ un patrimonio di bellezze naturali, storiche, artistiche pressoché intatte o è a rischio di compromissione? E’ l’eterno dubbio del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda che l’incompletezza sia vista e vissuta come una progressiva perdita di valore (visione pessimistica) o vista come un cammino ancora da compiere (visione ottimistica). Da quello che si legge in Facebook, c’è una maggioranza di cittadini che ritiene inossidabile il patrimonio di bellezze dell’isola e che considera “cercatori del pelo nell’uovo” coloro che lanciano allarmi sulla insostenibilità di alcuni fenomeni degradanti. Mi ascrivo alla minoranza, solo che non considero “peli nell’uovo” alcuni fattori negativi importanti che, se non risolti, comprometteranno il futuro dell’isola. Qualche esempio? Il male, origine di tutti gli altri mali: la frammentazione amministrativa. Non si tratta solo della questione del Comune Unico, ma dell’assoluta dissonanza e disarmonia tra i sei Comuni isolani. C’era – ad esempio – un’occasione unica per migliorare il servizio di Polizia Locale; si poteva partecipare in consorzio alla gara indetta dall’Assessorato Regionale alla Sicurezza (con la possibilità di contributo del 70%) per creare un Servizio Unificato Isolano della Polizia Locale, dotandolo di mezzi e tecniche moderne. Invece no: Barano ha presentato istanza per conto suo, ottenendo un contributo di circa 30 mila euro. Il Comune di Forio ha presentato un suo progetto che, con 15 punti, non ha avuto contributi. Casamicciola addirittura è stata esclusa per inammissibilità, essendo la sua istanza pervenuta in ritardo.

Secondo esempio: per i fondi del PNRR era necessario concordare i progetti da presentare; ci sono stati incontri con manager che proponevano piani unificati ma alcuni dei Comuni interessati hanno frapposto i soliti paletti e i soliti mal di pancia che non approdano a nulla. Il traffico? Tanta cinica retorica in occasione del tragico incidente di Lacco Ameno, ma quale strategia comune isolana è stata poi decisa dalle sei amministrazioni? Ancora, ci hanno fatto credere che le difficoltà dell’EVI-CISI fossero addebitabili al solo Pierluca Ghirelli, ma al di là della Verifica degli equilibri di bilancio e della Ricognizione sullo stato di attuazione dei Programmi (Delibera Assemblea dei soci Cisi n.18 del 2/12/2021) quale azione programmatica è stata posta in essere? Oltre alle polemiche personalistiche o tra Comuni, sarebbe il caso che assumessero decisioni in merito al Piano per il Sud di Mara Carfagna che dispone fondi del React EU di 300 milioni di euro per risanare le reti idriche compromesse dall’usura ,con una perdita stimata del 50% dell’acqua erogata e attenzionassero anche la Finanziaria regionale che stabilisce la creazione di due Distretti idrici: quello della Città di Napoli e quello di Napoli Nord (31 Comuni, tra cui i Comuni dell’isola di Ischia e Procida). Un nuovo gestore, dunque. Vogliamo per tempo esaminare le conseguenze di questo nuovo quadro gestionale? Bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto è anche progettare una cosa utile ma farlo a metà e farlo senza il coinvolgimento dei cittadini, l’ho scritto tante volte e per tante occasioni diverse. In ordine di tempo ciò è avvenuto ultimamente per il Porto d’Ischia e per il ripristino parziale della Foce. Nel progetto complessivo di messa in sicurezza , potenziamento delle infrastrutture e attrezzature portuali, integrazione con le aree retroportuali e riqualificazione del porto d’Ischia, vi è sempre stata – direbbero gli inglesi – “lack of trasparency” (mancanza di trasparenza), al di là della diffusione del rendering progettuale.

A dicembre scadeva il termine di presentazione delle offerte per la realizzazione del progetto e si doveva procedere all’apertura delle buste. L’Amministrazione comunale si è fatta carico di rendere noto alla cittadinanza quanti e quali concorrenti hanno partecipato? C’è, nel sito comunale, chiara informazione dell’evoluzione della procedura? Non pare. Quanto al rifacimento della riva sinistra con il ponte di collegamento tra le due rive della Foce, è sicuramente una bella finzione scenica per il tratto iniziale mentre la parte restante è una casba di auto, garage e capanni abusivi, aggravata dalla concessione a privata società alberghiera del tratto di banchina e scogli al termine del canale (per il quale è stato riservato uno stretto corridoio ai cittadini senza alcuna possibilità di sosta). Chi oggi si accontenta di questo “camuflage”, non conosce tutta la storia del Porto. Una parte di storia l’ha svelata Benedetto Valentino, con un documento dell’Intendenza di Finanza di Napoli, risalente al 1878, attestante l’atto di vendita, effettuato il 24 ottobre 1877, per Notaio Francesco Perrazzo, dalla Società Anonima per le vendite dei beni del Regno d’Italia al Comune d’Ischia, in persona del Sindaco, Cavalier Luigi Mazzella, di ben 5 lotti di immobili e terreni: il Boschetto di delizie Bocca del Porto; la Foce del Lago fino ad arrivare al Palazzo Garavini (dove oggi sono situati Comando Vigili e Guardia Costiera); Porta Salvo; Boschetto con Casetta a forma di Pagoda; Marinella del Lago, adibita a Cantiere Navale. Straordinaria la motivazione dell’acquisto: “Per impedire che i terreni stessi, cadendo nelle mani di privati, fossero chiusi a danno del Porto e ridotti a costruzioni nocive alla pubblica utilità”. Molto più lungimiranti gli amministratori di fine Ottocento che quelli di oggi. Bene, appena Benedetto ha accennato l’esistenza di questo documento, è stato immediatamente – diciamo così – “invitato” a riporlo nel cassetto e a non risvegliare fantasmi del passato.

Un’altra pagina di storia del Porto è stata sollevata di recente da Luciano Di Meglio che, riprendendo il diario del nonno Domenico Di Meglio (‘u Capurale) ha ricordato come il Comune d’Ischia, per l’inavvedutezza di qualche amministratore, non acquisì la Villa della Pagoda che la signora Dupont Masturzi avrebbe voluto regalare, ma due suoi nipoti pretesero una transazione col Comune per annullare la donazione, prima con un’offerta di un milione di lire, poi con quattro milioni di lire, che il Comune accettò, col voto contrario di Domenico Di Meglio. Si perse così l’occasione per creare un museo nella bella villa, come era nella volontà della vedova Masturzi. E l’ultima perla la riservo io: nel 1975, il PSI di Ischia presentò alcune osservazioni al Piano Regolatore Generale, approvato nel 1973. Tra queste osservazioni c’era anche la proposta di inserire l’esproprio di Villa Camerini per farne museo ed inserirlo nell’ambito del Parco della Pagoda. Tale proposta fu accettata dal Consiglio comunale, per cui oggi il PRG prevede tuttora questa opzione, anche se nessuno ne parla. Ma da allora le Amministrazioni che si sono succedute hanno calato sulla questione il silenzio assoluto. E così ci accontentiamo del camuflage parziale della Foce. Adesso, ditemi, almeno per quel che riguarda il Porto d’Ischia, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? E poi, chi l’ha detto che Ischia debba accontentarsi di un bicchiere a metà?

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