LE OPINIONI

IL COMMENTO Due carte da giocare per uscire dal letargo turistico

Prendendo in prestito la terminologia che il premier Draghi usò per il Debito Nazionale, distinguendolo tra “debito buono” e “debito cattivo”, potremmo dire che Ischia presenta un “fare buono” e un “fare cattivo”. Encomiabile, da un lato, il diffuso consolidamento degli edifici e il rifacimento delle facciate di molti palazzi (ricorrendo al superbonus 110% e al bonus facciate); non altrettanto positivo il persistere di un abusivismo edilizio (per nulla “ di necessità”) fatto di baracche, cubi di mattone, cannucciate e lamiere, che imbruttiscono l’estetica urbana e paesaggistica e compromettono la possibilità di intercettare un turismo sostenibile e rispettoso del patrimonio storico e naturale dell’isola. Nel settore commerciale, da un lato assistiamo ad alcuni casi di chiusura dell’attività, dall’altro notiamo, con gran piacere, un attivismo, una voglia matta di rimettersi in pulito, con bella esposizione delle vetrine e delle merci (ordinate per tempo nonostante le incertezze e le incognite del periodo). Davvero complimenti a questi commercianti che non si piegano ma anzi raddoppiano la loro voglia di impresa e lanciano nuove sfide alle difficoltà! Naturalmente questo tipo di impegno non basta a risollevare le sorti di settori in crisi, come il commercio (in particolare abbigliamento, calzature, articoli da regalo, souvenir). Ci vuole la riconversione del turismo ad una forma del tutto diversa da quella di facile contentatura, che porta a casa solo un po’ di limoncello o rucolino e qualche paccottiglia di prodotti pseudo locali. Ci vuole un ripensamento delle categorie merceologiche in difficoltà su come adeguarsi alle tendenze moderne della domanda. Ci vuole, infine, una saggia ed accorta politica di “accompagnamento” delle Amministrazioni locali e un’azione coordinata Governo-Regione-Enti Locali, tale da rimettere in moto flussi tradizionali insieme a nuovi flussi potenziali verso la nostra isola.

Farò un paio di esempi per comprendere come potremmo allargare il ventaglio ad ospiti non tradizionalmente orientati verso Ischia. Abbiamo, per dirne una, pochi turisti francesi. Se ne vedono di più a Procida. Eppure il popolo francese è sensibile e attento alla storia, alla cultura, al patrimonio naturale ed artistico (di cui Ischia non difetta). Si dà il caso che l’ambasciatore francese Christian Masset ha incontrato, nei giorni scorsi, il Sindaco di Napoli, De Magistris, il Presidente di Confindustria Campania Vittorio Grassi e il Presidente di Svimez Adriano Giannola, per rinsaldare i rapporti tra Napoli e la Francia. Nel corso degli incontri è stato ricordato sia l’aspetto storico di questo legame (il decennio francese) sia l’aspetto culturale, per esempio le visite in Campania di grandi scrittori francesi come Sthendal e Dumas. Senza trascurare che in alcune eccellenti istituzioni culturali napoletane ci sono vertici francesi: il Sovrintendente del Teatro San Carlo è Lissner, il Direttore di Capodimonte è Bellenger, il Direttore artistico del Museo Madre è Katryn Weir, di adozione francese. Ancora, sul piano industriale, molte importanti aziende francesi hanno filiali in Campania su tutte l’Alstom (manutenzione treni Italo) a Nola e la Bonduelle (agroalimentare) a Battipaglia. Di quest’ultimo aspetto l’ambasciatore Masset ha anche parlato con la Ministra del Mezzogiorno Mara Carfagna e hanno convenuto di rafforzare un “Circuito economico Italia-Francia” A giugno a Napoli si parlerà di Alexandre Dumas (di cui a dicembre scorso è ricorso il 150^ anniversario della morte). Ci sarà in particolare un concorso per studenti che dovranno provare a scrivere un articolo su Napoli come se dovesse essere pubblicato sul giornale L’Indipendente di Dumas. Vogliamo ricordare che Alexandre Dumas ci ha lasciato un libretto (pubblicato da Imagaenaria) dal titolo “Ischia dai tempi favolosi al 1799”. Alexandre Dumas fu seguace di Garibaldi e con lui diedero vita al giornale L’Indipendente, al quale collaborava anche Eugenio Torelli Vioiller, che poi fonderà il Corriere della Sera. Dumas soggiornò su una sola isola del Golfo, Ischia, e precisamente a Lacco Ameno. E’ venuto in mente a qualcuno di inserire Ischia in questo circuito economico-culturale Napoli-Francia? C’è qualcuno, tra gli amministratori locali, che si ricorda che il compianto architetto e storico Luigi Ziviello fece una splendida relazione, il 26 dicembre 2009, per il Centro Studi dell’isola d’Ischia, sul decennio francese (1806-1815)? Sono a conoscenza gli amministratori locali di quanto scritto da Ziviello a proposito dell’acquisizione di Gioacchino Murat del Casino Buonocore oppure dell’ispezione accurata che Murat fece il 24 agosto 1809 al Castello Aragonese a fini militari, concludendo che “c’est un fort imprenable”(una fortezza impenetrabile)?

C’è qualcuno, tra gli amministratori, che ricorda che tra gli ospiti illustri dell’800, a Lacco Ameno, presso la Casa di Don Tommaso, fu ospite il famoso fisico francese Louis Gay Lussac (le cui leggi fisiche tutti abbiamo studiato a scuola) e che, insieme al teologo tedesco Leopold von Buch, misurarono per la prima volta l’altezza dell’Epomeo? O che, 210 anni fa, anche lo scrittore francese Stendhal venne a Ischia? O che lo scrittore Alphonse de Lamartine (autore di Graziella, la bella procidana) venne tre volte nella nostra isola (1811-1820-1844). O che il famoso pittore Camille Corot, che soggiornò, probabilmente alla Sentinella a Casamicciola, lasciò memorabili quadri sull’isola, come la Veduta dal Monte Tabor, esposto al Louvre di Parigi)? Di tutto questo dovremmo avere memoria se davvero amiamo il nostro territorio e crediamo nella possibilità e necessità di invertire il nostro modello di sviluppo turistico su basi culturali, storiche e sociali più solide. E se ci crediamo e davvero lo vogliamo, non possiamo trascurare le migliori opportunità che ci capitano sotto mano.

Dopo l’esempio del filone francese, aggiungerò un’altra opportunità che si presenta ai nostri occhi: dopo che siamo rimasti spiazzati sul fronte del Patrimonio Unesco dell’Umanità; dopo che siamo rimasti fuori dalla partecipazione a Capitale della Cultura (ottima la vittoria di Procida per il 2022), dopo che perfino Vibo Valentia è riuscita ad ottenere il titolo di Capitale del Libro, ci sarebbe ancora una grande opportunità per Ischia. Dipenderà da noi, ma non solo da noi. L’Italia candida a sede del Forun Mondiale del’Acqua per il 2024, insieme i Campi Flegrei ed Ischia. Lo ha annunciato il Presidente di Italy Water Forum. L’assegnazione avverrà a Marsiglia. Sono in concorrenza 15 location mondiali. Vincerà chi dimostrerà di avere il miglior patrimonio di Acque (naturali, artificiali, termali) e gli scenari acquatici più incantevoli. E’, in assoluto, la migliore occasione per rilanciare, nel mondo intero, il termalismo, i parchi termali all’aperto, la costa e le spiagge isolane. Si prevede, nella sede prescelta, l’afflusso di 100.000 visitatori. L’Area Marina Protetta Regno di Nettuno avrà un ruolo fondamentale e confidiamo molto nell’esperienza e competenza di Antonino Miccio. Mi permetto di dire che, rispetto a questa opportunità, ogni altro aspetto di “brand”, di promozione attraverso Borse Turistiche specializzate, passa in secondo piano. Si tratta del treno più importante che sta passando sui nostri binari turistici. Potremmo presentare, per ottenere la vittoria, un Progetto rivoluzionario ed eccezionalmente attuale, nel campo della cura post- Covid (a cui soprattutto i sanitari del Regina Isabella stanno lavorando). Il Direttore sanitario del Regina Isabella, Valerio Galasso, biologo e nutrizionista, è orientato a introdurre tecniche di riabilitazione respiratoria e motoria abbinate a terapie inalatorie ed associate anche a modelli nutrizionali per rafforzare le funzioni respiratorie e muscolari. In tal modo, al concetto un po’ troppo abusato e demagogico di “isola free Covid”, potremmo sostituire quello più concreto di “isola dalla cura post- Covid”. Chiedo pubblicamente all’Assessore regionale al Turismo, ai sei Sindaci dell’isola d’Ischia, nonché ad alcuni ottimi Sindaci dell’Area Flegrea, ai Presidenti delle Associazioni locali di categoria ( in primis l’Associazione termalisti ) di esperire tutti gli sforzi possibili, anche richiedendo l’impegno diretto del Governo italiano, al fine di ottenere questo ambito riconoscimento che, tra l’altro, confermerebbe quello che personalmente ho sempre sostenuto su questo giornale e cioè che i nostri destini turistici sono indissolubilmente legati all’Atea Flegrea.

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