LE OPINIONI

IL COMMENTO Geolier, la promessa e la speranza di tornare a Ischia

A Ischia c’è già stato, nel corso dell’estate che ci siamo da tempo lasciata alle spalle. E ad Ischia tornerà. Geolier lo ha detto ai giornalisti, in occasione della cerimonia di consegna della targa e della medaglia della città di Napoli. Un riconoscimento voluto dal sindaco Gaetano Manfredi, per ringraziare il giovane rapper per quanto fatto in occasione dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. “Tornerò a cantare a Ischia, lo spero”. Ha risposto così l’artista di Secondigliano ad una precisa domanda, giunta dal gruppo di giornalisti che si sono mobilitati per seguire l’evento. Non resta che attendere allora, prima di poter accogliere, magari già la prossima estate, un evento dalla portata enorme, perché Geolier fino ad oggi era un artista amato da migliaia di ragazzi ma tutto sommato conosciuto da pochi. Una nicchia di aficionados che cantano a memoria le sue canzoni e magari, giovanissimi teenagers che litigano con genitori che non condividono i contenuti dei suoi testi o fratelli maggiori, che ascoltano da sempre generi musicali completamente agli antipodi. E adesso, invece, grazie al carrozzone di Sanremo e grazie, soprattutto, a quello che il Festival è in grado maliziosamente di creare a margine della manifestazione canora, Geolier è sulla bocca di tutti, anche di quelli che in vita loro non hanno mai ascoltato un solo disco alla radio.

Il popolo italiano è così, c’è poco da fare. Segue le mode e dalle mode si lascia trascinare. Supponendo di poter esprimere pareri e sentenze su tutto lo scibile umano. Qualche settimana prima della kermesse Sanremese, era accaduta una circostanza analoga con la vittoria di Sinner agli Australian Open di tennis. Una settimana che ha trasformato gli italiani in un popolo di santi, poeti, navigatori e tennisti. Anche quelli che non hanno mai visto una sola partita in vita loro. Con Geolier è accaduto qualcosa di simile. Tutti ad inventarsi esperti di musica, analisti dei messaggi subliminali che i testi rap veicolano ai ragazzi. Tutti a dare giudizi, più o meno attendibili, su quanto accaduto al teatro Ariston. Nella realtà dei fatti, l’edizione del Festival che ha chiuso i battenti, ha mostrato ancora una volta l’assenza totale di equilibrio, onestà intellettuale, senso critico e obiettività. Perchè da sempre si chiede agli organizzatori che si faccia un Sanremo più moderno, che piaccia anche ai ragazzi, che si scrolli del vecchiume dei parrucconi. Poi vince un giovane e questa cosa non piace. Si chiede il rispetto e l’educazione ai nostri figli, poi si fischia le loro legittime vittorie, anzi non gli vengono  riconosciute da chi abbandona in maniera vile e meschina le poltrone del teatro. Nella realtà dei fatti, ai nostri figli Giolier piace e ci sarà un motivo o una responsabilità. E non è detto che piaccia solo ai delinquenti e ai camorristi. E se anche fosse, fino a quando il diritto di voto a Sanremo non gli sarà negato, un voto vale sempre un voto, anche se arriva da chi ha la fedina penale poco limpida. 

Andrebbe spiegato anche a quella giornalista, che in maniera scorretta, indelicata, penosa, proditoria ha accusato il cantante napoletano di aver “rubato la vittoria”. Il mondo dell’informazione è uscito a pezzi da questa edizione. L’esultanza alla sconfitta di Giolier, da parte di chi dovrebbe essere o almeno mostrare di essere “super partes”, è una pagina nera del giornalismo moderno. Un comportamento degno di una curva da stadio. Ma il Festival è la fiera dell’inattendibilità e dell’incoerenza. Si sventola il vessillo dei vecchi cantanti, dalla Bertè ai Ricchi e Poveri. Ma quando vanno in TV, in qualsiasi altro periodo dell’anno, ci si affretta a cambiare canale. Si parla di Roberto Vecchioni, senza aver mai visto un suo concerto o comprato un suo disco. Oggi Mango è un mito e di conseguenza lo è diventata anche la bravissima Angelina. Ma quando si esibiva 30 anni fa, il papà della trionfatrice del Festival, veniva considerato una sorta di alieno. Accadeva anche per Vasco Rossi. Ma si sa, la morte cambia le carte in tavola e il giudizio delle persone. Tutto quello che abbiamo visto a Sanremo era scritto su uno schermo (un tempo si chiamava gobbo) e chi è salito sul palco ha recitato una parte, anche quando sembrava tutta improvvisazione. Noi però facciamo finta di credere che sia tutto vero, compresa la squallida, quando costosa, esibizione di John Travolta. Ora che il Festival è finito tornano tutti a parlare di calcio, tennis, vela, arte, politica, guerra e vaccini. E il carrozzone va… Noi, intanto, aspettiamo Geolier a Ischia. Senza pregiudizi e retropensieri, solo per ascoltare musica, in una fresca notte d’estate.

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex