LE OPINIONI

IL COMMENTO Il nuovo volto del Festival di Sanremo

Con una nota il responsabile del Dipartimento di Prevenzione dell’azienda ha stabilito che la UOSD sia affidata alla dott. Teresa Coppola, mentre a Carraturo toccherà occuparsi di Epidemiologia. Cosa c’è dietro alla decisione?

DI ANTIMO PUCA

Il 29 gennaio del 1951, la radio mandò in onda la prima serata del Festival (con l’accento fonico sulla “a”, si pronunciava alla francese) della Canzone Italiana. Parteciparono in tutto tre cantanti, Nilla Pizzi, che vinse… più, mi pare Achille Togliani e…? Forse Gino Latilla, con una manciata di canzoni a testa. L’attesa, l’hype, per Sanremo è salita negli ultimi anni perché Amadeus per scelta consapevole ha aperto ancora maggiormente la competizione a musicisti che sono diventati famosi con i talent o su Internet, con un loro seguito attivo sui social, personaggi ancora prima che musicisti, che alimentano un dibattito tra estimatori e detrattori. È stata una scelta corretta dal punto di vista della manifestazione. Di apertura alla contemporaneità. Un po’ come a fine anni ’60, si è aperta alla cultura e controcultura rock, Celentano, quello che oggi chiameremmo pop classico. Questa maggior apertura verso il mondo di Internet ha portato a Sanremo nuovi ascoltatori potenziali. E sono stati selezionati negli anni personaggi con più o meno talento, ma che non hanno fatto la gavetta classica, quindi la qualità su un pezzo nuovo e inedito potrebbe essere inferiore all’atteso. Ma non è questo l’importante. L’importante è avere un rito collettivo fruito in grande scala, come poteva essere nel 1989 un film importante in prima TV, di cui si parlava in ufficio per giorni. Ora che vi è lo streaming sono pochi gli eventi mediatici non sportivi visti da tanti e di cui tanti parlano. Sanremo è quasi un’eccezione.

Altro motivo è dovuto al Covid. Il Sanremo 2020 è stato l’ultimo grande evento nazionale precedente al lock down. Sanremo 2021 è stato il primo grande evento in una situazione ibrida, di incertezze. Si è fatto così strada nella memoria collettiva, anche in contesti dove non sarebbe stato mai visto. Nessuno lo segue. Ma spesso San Remo ha avuto uno share molto alto. È come la storia delle riviste scandalistiche e di gossip che hanno una grande tiratura ma nessuno misteriosamente compra. Tutto le leggono dal parrucchiere. Peccato che i proprietari delle edicole affermino ben altro. Queste riviste vengono acquistate anche da professionisti /e con una cultura di livello universitario. Gossippare per poi spettegolare in spiaggia su corna, tette rifatte e divorzi sanguinosi. Non mi vergogno di amare Albano e la sua meravigliosa voce,e di adorare i ragazzi de Il Volo. E non credo che tutti quelli che disprezzano Sanremo per motivi esclusivamente artistici leggano Rilke in lingua originale e suonino i Capricci di Paganini. Penso alle due fantastiche presenze di Vasco, di Vacanze romane dei Matia Bazar, di La nevicata del ’56 di Franco Califano cantata da Mia Martini, a Quello che le donne non dicono di Enrico Ruggeri cantata da Fiorella Mannoia che portò anche Come si cambia, e Le notti di Maggio scritta da Ivano Fossati, e sono solo le prime che mi vengono in mente. Sarebbero tanti i duetti da citare. Ray Charles, Good Love gone bad, SanRemo 90. Ovunque andrò di Le vibrazioni, con la partecipazione al flauto traverso di Stefano Belisari, l’Elio delle storie tese, che a mio parere arricchisce molto la canzone. Ormai la kermesse è lunga un’esagerazione (quasi una settimana intera) dove la musica, che dovrebbe essere il fulcro, è relegata in secondo/terzo piano rispetto a tutto quello che dovrebbe essere contorno. Infatti tra superospiti lautamente pagati, sketch di comici, pipponi moraleggianti, ecc. sulle 3 ore di spettacolo le canzoni dureranno un’ora scarse se le metti tutte assieme Essendo mio malgrado doppiamente un contribuente RAI, direttamente per il canone (che è in realtà una tassa) e indirettamente per tutte le tasse che pago come cittadino italiano, non voglio vedere come viene sperperato il mio contributo forzoso, ossia arricchendo gente già straricca di suo. Amadeus e Fiorello, sempre con quella stupida maniera da gigioni di voler far ridere a tutti i costi, come la Gialappa’s. Annalisa, Alfa, Geolier, Angelina Mango, The Kolors… Rap, Trap e tutti gli attrezzi agricoli vanno a cantare. Storicamente c’e’ sempre stata gnocca, buona musica, eleganza e polemica Adesso e’ restata solo polemica.

Anche la gnocca non va più di moda. Buonismo di facciata e lacrimucce per commuovere le 80 enni. Allevi! Acclamatissimo Ha commosso tutti, me compreso. Ma l’ipocrisia di tanti che adesso, malato e con qualche costola rotta, oltre al tremore persistente, lo osannano come il grande musicista, è vomitevole. Nel 2008 Ughi lo canzonava a mó di pupazzo mediatico e politico. Nel 2013 la dichiarazione di uno che forse di Beethoven ha suonato solo Per Elisa e nella versione facilitata. Caro Maestro Allevi, massimo rispetto per la Tua malattia e che la forza di rinascere sia con Te. Ma rimani il fenomeno mediatico che eri. Forse con un po’ meno presunzione. Il popolo italiano, invece, continua a muoversi come va il vento. Mah.. siamo gli ipocriti per antonomasia. Ghali. La farfalla della gentilezza. Come lettere al di là del mare di Massimo Ranieri. Certe storie sembrano assomigliarsi. Almeno all’inizio. Periferia. Infanzia difficile. Problemi economici. Il papà in carcere. La mamma che fa mille sacrifici. Il bullismo. Gli altri che Ti trattano da straniero anche se sei nato in Italia. Però c’è il talento e tanta voglia di far sentire la propria voce. È così in pochi anni un ragazzo in difficoltà diventa un talento della musica. In questo caso, del rap. Ma molte storie si assomigliano all’inizio. Poi diventano diverse. Perché c’è chi quando diventa ricco e famoso dimentica il passato e guarda solo avanti. E c’è chi invece non dimentica da dove viene. E non dimentica chi non c’è l’ha fatta. E chi non ha avuto nemmeno la possibilità di provarci perché magari, sognando un futuro migliore, è annegato nel tentativo di raggiungere l’Italia. Gahli oggi è un cantante di successo. Ha fondato una Sua etichetta discografica e con i Suoi testi vuole parlare ai tanti ragazzini che possono avere una storia simile alla Sua. Ma, soprattutto, non dimentica le Sue origini. I Suoi genitori sono tunisini e Lui ha sempre saputo che al di là del mediterraneo la vita è più dura. E c’è chi rischia di morire pur di arrivare in Europa. Per questo Ghali ha comprato una barca. Non per farsi le vacanze ma per donarla a Mediterranean Rescue, una ONG che si occupa di salvare i migranti. Perché ogni barca in più in mare è una piccola speranza in più di sopravvivenza per chi in mare combatte tra la vita è la morte. Perché salvare vite umane è un dovere. Perché una classe politica che disprezza queste vite considerandole di serie B rispetto alle nostre non è solo il fallimento della politica, ma dell’umanità. E quindi meno male che ci sono persone come Ghali che restituiscono un po’ di umanità in questi giorni assurdi e duri. “Il mio contributo è solo una scintilla”, ha dichiarato, “e sono sicuro che insieme possiamo veramente fare la differenza”.

E poi, “stop al genocidio” Diodato, tanta tanta roba, al solito. E poi Gazzelle… Gazzelle mio, cazzo quanto nun te sei regolato. A me non piace il concetto di competizione musicale che è fuorviante perché l’arte non è competizione. Il fatto è che più se ne parla e più scandali montati ad arte si creano e più la gente lo guarda. Alla fine persino i più feroci detrattori lo guardano e poi il giorno dopo scrivono un articolo che gli viene pagato. E’ lo stesso meccanismo dei reality show che di reale non hanno niente. La gente si interessa di ció che fa discutere e loro giocano su questo. Il problema è che continua fare share anche se persino quei dati possono esser gonfiati. L’unica cosa da dire è che noi Italiani dovremmo smettere di guardarlo. Ma oggi tutti sono troppo ossessionati dalla celebrità per aspettarci questo. I giovani in particolare dovrebbero accorgersi che esiste molto altro nel mondo musicale che non quello che passa in TV o sulle piattaforme di streaming gestite da miliardari strafottenti che vanno per la maggiore. Che esiste per esempio la musica indipendente. Che esiste bandcamp etc. In ultima analisi mi piacerebbe che i giovani in particolare non si facessero così passivamente pilotare dal sistema, dai mass media dai superpoteri economici che controllano ormai quasi tutto.

Ads

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex